lunedì 7 giugno 2010


Dopo aver preso un cazziatone dall’amico J. per non aver inserito San Patricio dei Chieftains con il mitico Ry Cooder (a suo dire, il disco dell’anno, a dire di J., intendo dire) nel pezzo di due settimane orsono dedicato a una serie di collaborazioni inusuali e feconde tra artisti di estrazione differente - mea culpa - non posso esimermi di recensire il sesto album di Micah P. Hinson: un suo, un nostro, vecchio pallino. Anche perché Tony Face ha già parlato dalle colonne di PiacenzaSera di alcune interessanti uscite di maggio, tra le quali l’ottimo Brothers dei Black Keys – davvero una sorpresa, grazie Tony - e i Dead Weather, per la verità un po’ legnosi quest’ultimi.
Il folksinger texano – avete notato quanti texani, ultimamente? Per fortuna, non solo i Bush da quella terra arida e ricca – ritorna con un disco da battaglia: "I pionieri sabotatori hanno il cuore pieno di rabbia. Guardiamo il mondo cambiare e non ci piace quello che vediamo". Basti citare la cover del disco, con una canna di pistola puntata contro l’osservatore, o il titolo dell’ouverture strumentale, fin troppo esplicito: A Call To Arms (Una Chiamata Alle Armi).
Troviamo in quest’opera tutto quello che ci è sempre piaciuto nei suoi lavori precedenti, ovvero il consueto immaginario della grande pianura americana: Walt Whitman, l’epica western, ritratti di frontiera, predicatori falliti e venditori di bibbie (My God), matrimoni in crisi (Seven Horses Seen), la voglia di fuga e di ribellione, gli archi e il pianoforte, la malinconia e la speranza. E poi il maestro Johnny Cash, l’eco di Calexixo e Black Heart Procession (The Striking Before The Storm e soprattutto The Cross That Stole This Heart Away), del revival wave di National e compagnia briscola (Watchman, Tell Us Of The Night), persino i fasti del Nick Cave mistico di The Ship Song (in 2nd and 3rd) e sperimentazioni noise forse troppo ambiziose (The Returning).
Ancora una volta, tuttavia, il meglio di sé Micah (pronounced: “maica”) lo da’ con una manciata di struggenti canzoni d’amore (The Letter At Twin Wrecks (Dear Ashley), dedicata alla moglie), tra le quali emerge la delicatezza e la disarmante semplicità, apparentemente persino banale, di Take Off That Dress For Me, tra Cohen e il primo Waits.
Alla fine, tutti d’accordo con J.: ottimo lavoro, Maica.

PS: presto lo vedremo in Italia: il 16 luglio a Verona, il 17 al Pistoia Blues Festival, il 18 luglio a Ferrara, il 19 luglio a Roma e il 20 luglio a Torino.

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