lunedì 29 settembre 2008

Una nostra esclusiva


E così anche il vecchio ciliegio se n'è andato, non c'è stato nulla da fare.
Era stato colpito da una malattia frequente in questa specie, tipo invecchiamento precoce, probabilmente per colpa di una potatura piuttosto barbara.
L'unica cosa da fare era abbatterlo, aveva sentenziato quest'estate il Serr***, il nostro esperto in materia, un esperto per la verità con la mano un pò pesante, fosse per lui raderebbe al suolo ogni cosa che c'è in giardino, diciamo pure che non è per l'accanimento terapeutico.
Povera pianta, ci eravamo affezionati, in fondo era giovane, solo un paio d'anni in meno del sottoscritto...

Rientrando a casa, quel grande vuoto dietro casa mi ha colpito nel cuore.

La sua assenza è già opprimente, sembra un paradosso, lo so, nel senso che quell'albero enorme incombeva sulla casa in modo sinistro.
La verità è che con lui al nostro fianco, a guardarci le spalle, è come se ci sentissimo più protetti.

Ma intanto le motoseghe scoppiettano senza pietà, e del vecchio compagno ormai non vi è più traccia, se non alcune radici talmente diramate che sarà difficile eliminare.
Oscar guarda gli operai al lavoro e sembra pensare, cazzo, non si può mai stare quieti, qui, tutti i giorni ce n'è una, ma non sono capaci di stare un pò fermi?
Aprendo gli scuri della finestra del soggiorno, noto che adesso c'è più luce, molta più luce, magra consolazione, per chi ha visto almeno una volta lo spettacolo che andava in onda ogni marzo che il cielo mandava in terra, con la nuova fioritura. L'altra nota positiva, penso, è che quest'autunno dovremo rastrellare parecchie foglie in meno, e questa è già più convincente, cazzo, so di cosa parlo.

Sento il suono di un clacson, esco sulla soglia e mi trovo davanti un tizio obeso, ma direi obeso in modo raccapricciante, un paio di occhiali con montatura alla moda e due gote rosse, che mi saluta dicendo: si sta bene qui.
Eh sì, faccio io.
Oggi c'è caldo, dice asciugandosi la fronte con il dorso della mano.
Stamattina c'erano sette gradi, dico io, ma adesso s'è scaldato.
Le interessano dei surgelati, mi fa.
Ci siamo, penso io, sono qui immerso nell'infinita poesia di un ciliegio caduto e arriva lo stronzo a vendermi i suoi fottuti surgelati.
Devo ammettere che mi sbaglio.
Lo guardo bene, infatti, è un personaggio straordinario, nel senso letterale del termine. Persino letterario, direi, mi ricorda quei venditori di bibbie usate che popolano i romanzi di Soriano.
Senza impegno, mi fa lui, abbiamo un filetto di merluzzo favoloso, o il minestrone di verdure, è fantastico.
Mah, sa, di solito se ne occupa mia moglie, prendo tempo io, e intanto penso al modo più sbrigativo per liquidarlo senza essere maleducato.
Fagli vedere i gelati, dice il tipo al suo aiutante, un anziano anch'egli sovrappeso che era ancora seduto nel furgone. Eccomi qui nella trappola, penso io, non devo cedere a questi due cazzoni per nessun motivo.
Certo, qui abbiamo la confezione mista, mi fa l'altro dopo aver rinchiuso lo sportello a doppia mandata della cella frigorifera, ci sono anche il biscotto al cioccolato e un'imitazione del magnum con le praline di cacao fondente. Sono una nostra esclusiva, aggiunge e mi porge un'anonima confezione senza marca o logo o quant'altro.
Sticazzi, dico io prendendo in mano la scatola, quant'è?

martedì 23 settembre 2008

Crepe


Mi chiama un'amica e mi fa: una mia collega avrebbe bisogno di una tua consulenza, ha preso in affitto una vecchia casa in sasso, proprio lì dalle tue parti. E' preoccupata perchè ultimamente si sono aperte un pò di crepe, cioè, nulla di pericoloso, ma insomma, vorrebbe stare tranquilla...
Le dico, ok, d'accordo, dille di chiamarmi pure.
E' qua con me, mi dice lei.
Bene, passamela, dico io.
La tipa in questione mi dà appuntamento per quella stessa sera, presso il bivio sulla provinciale. Quando ormai il sole è tramontato, la trovo a piedi nel punto concordato, sul ciglio della strada. Le apro la portiera e la faccio salire e, dopo le presentazioni di rito, ci mettiamo in marcia verso la cima della collina.
La mulattiera sale irta nel bosco.
Dopo un paio di chilometri, lei mi dice di accostare la macchina. Siamo arrivati?, vorrei chiederle, anche se tutto attorno non vedo alcuna costruzione.
Da qui in poi è impossibile continuare, dice lei vedendomi perplesso, la strada si fa brutta, dopo quella curva ci aspetta il mio compagno, saliremo con lui.
Infatti lui è già in attesa su una vecchia Panda tutta ammaccata, con una portiera di colore diverso rispetto al resto della carrozzeria, i fari rotti e i sedili dall'imbottitura tutta sfondata che, merda, sembra di essere seduti sulla canna di una di quelle biciclette d'altri tempi.
Cristo santo, penso, questi qui tutte le volte che li va a trovare qualcuno devono mettere su una task-force con i controcazzi.
Il percorso è in effetti assai accidentato, ci sono buche che sembrano delle voragini, ma lui sembra infischiarsene, e le affronta a velocità folle, avanzando letteralmente a strappi. Perdiamo persino per strada un pezzo del paraurti, e siamo costretti a inserire la retromarcia per recuperarlo, anche se ormai dubitavo che potesse servire a qualcosa.
A un certo punto, appena prima di una rampa dalla pendenza vertigonosa, il tipo inchioda e poi esegue un paio di manovre in retromarcia, piuttosto scomposte per la verità, grazie alle quali la Panda rincula nel bosco, aggrappandosi a una scarpata ricoperta di cespugli di mirtilli e di felci.
Parcheggiamo qui?, chiedo io, sempre più disorientato.
No, cazzo, devo prendere un pò di rincorsa, dice lui, se no non non ce la facciamo. Tenetevi forte!, strilla, e poi accelera all'improvviso e si lancia sulla rampa di lancio, e a me par di decollare. Atterriamo pochi metri più avanti, e a quanto pare abbiamo superato l'ostacolo. Loro ridono e applaudono come due bambini. Evidentemente trovano la cosa molto divertente, io invece avrei voglia di vomitare.
Sono due fottuti squilibrati, penso, due cazzo di hippy fuori di testa.

A prima vista la casa sembra piuttosto conciata male, e a un esame approfondito è pure peggio. Avvicinandomi al portoncino di ingresso, mi accorgo che l'architrave è obliqua, gli stipiti laterali sono ceduti, e persino la soglia non è più in bolla. In pratica, il vano della porta ha una forma piuttosto irregolare, pare quasi un trapezio, scaleno se non erro. Lui apre con fatica l'uscio e poi cerca inutilmente di chiuderlo dietro di sè. Vedi, non si chiude più neppure la porta, mi dice. Annuisco, e intanto penso, lo so anch'io, sarà sempre così finchè non trovi una porta nuova a forma di trapezio scaleno del cazzo.
Entrando nel soggiorno ci investe l'acre odore dell'incenso.
C'è un divanetto imbottito in finta pelle con addosso alcune coperte ricamate a mano, una stufa di ghisa, un tavolino con una pila di libri e una radio a transistor su una mensola di legno. Nient'altro.
Il pavimento in pianelle di cotto è ceduto di schianto, sembra una catinella, al centro della stanza è più basso di almeno una spanna rispetto ai quattro lati. Quando entro nel cucinotto, uno stanzino misero con un lavello in pietra, un tavolino e due sedie in legno, non riesco a credere ai miei occhi: il solaio del piano di sopra è staccato dalle pareti perimetrali di quasi dieci centimetri, ci puoi infilare addirittura una mano, forse mezzo braccio. Molto comodo, dico, qualora decidiate di fare colazione a letto, cazzo, potete far passare tutto dalla fessura, anche se piuttosto pericoloso...
Le scale che portano al piano di sopra sono traballanti in modo inverosimile, anche se il tipo le ha un puntellate con delle barre di ferro arrugginito.
Di sopra lo scenario è inquietante, ci sono delle fessure talmente ampie che è possibile guardare fuori, verso la corte inghiaiata. La finestra della stanza da letto ha i vetri spaccati, talmente è deformata. Le travi del tetto sono appoggiate ormai solo sull'intonaco, e sono vicinissime al collasso.

Allora?, mi fa lui dopo un pò.
Il mio silenzio lo aveva reso un pò nervoso.
Qui sta crollando tutto, dico.
Dici sul serio?, dice lui.
Dico sul serio sì, cazzo.
Cazzo, dice lui.
Restare qui dentro è troppo pericoloso, dico. Da un momento all'altro il solaio della camera può cedere, e quando succede mica ti avverte. E se casca il solaio, può tirarsi dietro tutto il resto.
Cazzo, dice lui.
Lei scrolla la testa, visibilmente spaventata, forse sta pensando a tutti i rischi che hanno corso in questi mesi.
Usciamo a prendere una boccata d'aria.
Lui mi chiede: quanto ci vuole secondo te a mettere insieme ancora la baracca?
Così, su due piedi, è difficile darti una cifra, rispondo.
Lui dice: sai, potrei proprorre al proprietario della casa un accordo, ovvero io ristrutturo la casa a spese mie e in cambio non pago l'affitto.
Puoi star qui per i prossimi tre secoli a macca, penso io.
Cinquantamila euro, basteranno cinquantamila euro?, chiede speranzoso.
Ce ne vorranno più del doppio solo per l'involucro esterno, ribatto, poi devi aggiungere impianti, pavimenti, serramenti e tutto il resto. Buona parte della casa va demolita e ricostruita, non c'è altro da fare.
La Madonna, dice lui. Non si riesce proprio a tenerla su?
Al tuo posto non ci penserei neppure, aggiungo, sarebbe un'impresa disperata, oltre che un caso di vero e proprio accanimento terapeutico.
Lui annuisce. Improvvisamente, l'idea di ristrutturare questa casa deve sembrargli un'idea del cazzo.
Dobbiamo uscire di qui immediatamente?, mi chiede, recuperando un pò di sano pragmatismo.
Non ti sto dicendo di scappare stanotte, ma certo la cosa è urgente. Diciamo che potete prendervi il tempo per metter via le vostre cose. Avete un posto dove andare a stare?
Non mi rispondono.
Lui sta fissando un punto qualsiasi del soffitto.
Lei interrompe il silenzio: io non ho nessuna intenzione di restare qui a rischiare di fare la fine dei topi, dice.
Cosa pensi di fare?, chiede lui.
Ce ne andiamo subito, ecco cosa facciamo, risponde lei.
Cazzo, dice lui, proprio adesso che avevamo il frigorifero pieno.

(nell'immagine, "Cretto" di Alberto Burri, 1975)

N.B.: il post è largamente ispirato a un episodio realmente accaduto. Quello che è pura finzione, invece, è la descrizione dei personaggi, che nella realtà sono una simpatica coppia di "disobbedienti".

domenica 21 settembre 2008

40+40=80

Scatta il conto alla rovescia per la grande festa dei 40 anni di Cj e Paulette, il 3 ottobre prossimo al Bellavita di via Chiapponi, alla quale tutti i lettori del blog sono già da ora ovviamente invitati.
Al prestigioso live-act degli 80 Special di Peggy spetterà il compito di scatenarsi nella dance eighties (Imagination, Village People, Gloria Gaynor, Donna Summer, Falco, Alphaville, ecc), senza trascurare il trash puro.

Il successivo set con Dj Looka e Don Franco, invece, riproporrà tutto il meglio del rock del decennio, ovviamente sempre sul versante più orecchiabile e danzereccio.
Non è mio volere, qui, condizionare troppo i due Dj, che ovviamente avranno carta bianca, ma mi permetto lo stesso di proporre una mia personalissima, assai incompleta, track-list:

Begin the begine - R.E.M.; In between days - Cure; Enjoy the silence - Depeche Mode; Should I stay or should I go? - Clash; Hand in glove - Smiths; Shout - Tears for fears; Such a shame - Talk Talk; Don't you want me - Human League; Blue Monday - New Order; This is not a love song - P.I.L.; Glittering prize - Simple Minds; Hungry like the wolf - Duran Duran; Sunday bloody sunday - U2; Fiesta - Pogues; Fisherman's blues - Waterboys; Smalltown boy - Bronski Beat; Everything's exploding - Flaming Lips; Sweet child o'mine - Guns n Roses; Once in a lifetime - Talking Heads; Tom violence - Sonic Youth; Bombast - Fall; Kiss off - Violent Femmes; Bastards of young - Replacements; New England - Billy Bragg; Nightporter - Japan; Ashes to ashes - David Bowie; Owner of a lonely heart - Yes; You shook me all night long - ACDC; I.G.Y. - Donald Fagen; Shock the monkey - Peter Gabriel; Debaser - Pixies; Big mouth - Fugazi; Dead grammas on a train - Thin white rope; The mercy seat - Nick Cave; These important years - Husker du; Ulakanakulot - Virgin prunes; Kerosene - Big black; I wanna be adored - Stone Roses; Just like honey - Jesus & Mary Chain; Next to nothing - Died pretty; Bring the noise - Public Enemy; Underground - Tom Waits; Carry home - Gun Club; Mexican radio - Wall of Woodoo; Perfect - The The; Strange - Galaxie 500.

e non può certo mancare:
Non si esce vivi dagli anni Ottanta - Afterhours

Postate qui sotto la vostra lista, e anche i vostri eventuali suggerimenti per il look da esibire alla festa, che esige un abbigliamento rigorosamente "in tema".

Eccovi un'anteprima degli 80 special:



Nel frattempo, divertitevi qui a fianco con il mitico frogger, e votate il sondaggio sul più strepitoso videogame che la storia ricordi, in puro stile anni '80...

mercoledì 17 settembre 2008

Carta moschicida


L'appuntamento è per stamattina, ore nove, presso un casolare fatisciente della bassa, che trovo in fondo a uno stradello polveroso proprio ai margini di un torrente pieno di melma e canne di bambù.
Mi avvicino al portone della stalla, che sembra abbandonata, poi trovo la piccola abitazione, anch'essa deserta.
Un cane mi abbaia da dietro un cancello.
Del proprietario nessuna traccia. A dire il vero, già immaginavo che non venisse, molti fanno così. Vengo per una perizia per conto di una banca e, anche se non mi intendo per nulla di mutui subprime e quelle robe lì, non deve essere una bella storia.
Leggi: il nostro eroe deve aver combinato un qualche casino.

Penso: sono bene accetto come l'esattore delle tasse, come lo Sceriffo di Nottingham.
Altro che fare il creativo...
Direbbe Palahniuk: è la merda con cui mi pago da vivere.

Dopo aver atteso inutilmente una ventina di minuti, sto per abbandonare la mia posizione. All'improvviso, da una finestra del primo piano della casa lì accanto, vedo sporgere due braccia grassocce che appoggiano con cura due cuscini sul davanzale.
Chiamo e non mi sente nessuno.
Alzo la voce e si affaccia una signora di mezz'età, ancora in vestaglia, alla quale chiedo notizie sul nostro eroe.
Lei sulle prime non si sbilancia, ma poi assapora la possibilità di fare un pò di pettegolezzo e allora mi dice, aspetta, adesso scendo.
Mi apre la porta dopo pochi minuti, ed è ancora in vestaglia e con i capelli in disordine. Cammina aiutandosi con un bastone. Scusami, mi dice, mi sono alzata proprio adesso, cioè, ero sveglia da più di un'ora ma ero attaccata al computer. Computer?, chiedo. Ah sì, io appena mi sveglio mi butto sul computer e chiacchiero un pò con le mie amiche. Adesso stavo parlando con un'amica dalla Germania, poverina, ha fatto un'operazione per ridursi la pancia. Pensa, pesava più di 200 chili. Le hanno messo uno stomaco di un bambino di sei mesi. A una donna di cinquant'anni, pensa te. Adesso sta male, passa il giorno sul water. Non trattiene niente, non so se mi spiego, e accompagna le sue parole con gesti inequivocabili. Caspita, mi spiace, la interrompo io, più che altro perchè non voglio che scenda in particolari scabrosi. Anch'io devo perdere 25 chili, mi fa. Mi dicono tutti: ma dove ce li hai, questi 25 chili?, e invece è così. Io penso che i 25 chili ci sono tutti, nei rotoli faccidi che si intravvedono sotto la vestaglia, ma annuisco.

Rifiuto gentilmente un caffè, l'ho appena preso infatti, poi riesco a ottenere alcune informazioni sul nostro eroe, che a quanto pare ha ceduto tutti i suoi beni a un connazionale che smercia mercanzia varia in tutto il paese. Dovrebbe essere qui venerdì prossimo, se non erro, passa ogni tanto ma solo per stipare tutte le stanze con la sua paccottiglia, mi dice. Lascia sempre tutto in disordine, guarda là, mi dice indicando un cumulo di scatoloni di cartone accatatastati in un angolo del cortile. Abbiamo chiamato anche i vigili, ma niente. Qui è sempre un gran casino...
Provo a riportarla sul nostro eroe. Dove posso trovarlo?
Sa tutto Ben******, mi fa.
Ben******? E chi è?
Mio marito, mi risponde con tono sorpreso.
E' tutto così surreale.
Non so perchè, ma questa tipa è convinta che io debba sapere che Ben****** è suo marito.
Non so perchè, ma io certi personaggi li attraggo con estrema facilità, peggio di una carta moschicida.

Veramente è il mio ex-marito, si corregge con aria fintamente imbarazzata. Cioè, adesso vive a pochi metri da qui, in quella casa là in fondo con le persiane verdi. Andiamo d'accordo, pensa, viene a cena tutte le sere da me, da quando mi hanno dato l'invalidità permanente con l'accompagnamento obbligatorio... però, ognuno a casa sua.
Allora potrei parlare con suo marito, le faccio. Posso avere il suo numero?
Vado a prenderlo.
Mi abbandona nel suo soggiorno incustodito, mentre sale faticosamente le scale e scompare per una decina minuti o forse più, e io penso che sarebbe così facile raggirare la gente, ingenua e indifesa. Come questa signora simpatica e un pò svampita.
Quando torna mi dice: senti, perchè non vieni a vedere l'appartamento che ho ereditato da mia madre. Poveretta, è mancata solo giovedì scorso, ma con mia sorella ci sono già dei problemi per la divisione. Mi vuole fregare, quella strega lì. Sapessi quante me ne ha fatte passare... Eh, ma io la conosco. Stavolta non mi frega.
Ehm... io... forse... vedremo..., balbetto.
Le fai le stime?
Ma... sì, cioè, non è proprio il mio lavoro, ma se lei ha bisogno, dal momento che è stata così gentile..., rispondo io.
A domanda secca non so mentire.
Mi lasci il suo numero allora, mi dice estraendo dal cassetto una matita e un notes ingiallito.

Qualcosa mi dice che devo lasciarle un numero sbagliato.
Qualcosa mi dice che devo lasciarle un numero sbagliato e scappare di lì finchè sono in tempo.
E invece le lascio il mio numero, e mentre mi accommiato sulla soglia di casa le dico, mi chiami pure quando vuole.

sabato 13 settembre 2008

Incontro con l'eroe a Mantova

Dicono i critici che l'italia è diventato il paese dei Festival, anche se forse tutto ciò accade in ogni paese europeo, frutto forse di un bisogno culturale diffuso. Ce n'è per tutti i gusti: musica, mente, poesia, diritti, teologia, filosofia, architettura, letteratura, cinema muto, fantascenza... come direbbe Serra (anche lui a Mantova), manca solo il petomane. A quando il festival del peto?, la gara del rutto libero c'è già, si collegano sempre con Caterpillar.
In ogni caso, sabato scorso con Sandra decidiamo di andare a Mantova al festival della letteratura.
Collegandosi con il sito ufficiale della manifestazione, scopriamo subito la complessità della cosa. Solo sabato ci sono decine e decine di incontri, in varie location disseminate nel centro storico della città, con orari spesso coincidenti. Un'autentica emorragia di parole, davvero arduo orientarsi.
Con grande difficoltà, riusciamo a mettere insieme un programma interessante.
Prevede uno spettacolo per i più piccoli, la Parrella, giovane napoletana autrice di racconti per minimum fax, Mura che rievoca le grandi imprese del Tour de France, l'intervista di Lerner a Jonathan Safran Foer.
Provo a prenotare gli eventi, e ovviamente, è tutto SOLD-OUT, biglietti esauriti da settimane.
Lamadonna.
Dopo immane fatica, riesco ad acquistare cinque biglietti - con noi anche la famiglia Zavarov - per una rappresentazione teatrale sul tema delle canzoni di protesta folk nell'Aamerica della grande depressione. Che depressione, appunto.
Appoggiato a una transenna situata ai margini del cortile del Castello Ducale, sporgendomi un pò in avanti riesco comunque a origliare le prime battute dell'incontro con Foer.
L'incipit non mi entusiama.
Dice che qui è tutto bello.
Dice che Mantova gli ricorda New York, nel senso che Mantova sta all'Italia come New York sta all'America (che cos'avrà voluto dire, poi, forse intendeva la Mantova del XV sec. e la New York del XX sec., Leon Battista Alberti vs Frank Lloyd Wright, Mantegna vs Warhol).
Dice che lui è diverso, perchè lui è un giovane ebreo che vive da straniero a New York.
Dice che lui è diverso, perchè lui scrive per se' stesso, per propria soddisfazione, senza pensare al suo ipotetico pubblico.
Dice che lui è diverso, perchè lui è diverso e basta.

Leggo dalle cronache che dopo si è sciolto, ed è andato molto meglio.
Sarà, ma la delusione rimane. Forse è meglio non andarli ad ascoltare, sti scrittori. Accontentiamoci di leggerli.

Sentite come si presenta Foer nelle sue pagine:

Deve essersi accorto del cartello che tenevo perchè mi ha dato un pugno sulle spallen e detto: "Alex?" Io ho detto di sì. "Sei il mio interprete, vero?" Io gli ho chiesto di andare lento perchè non capivo. In verità stavo fabbricando tanta merda nelle mutande. (...) "Tu sei il mio interprete" ha ripetuto fabbricando gesti, "giusto?" "Esatto" ho detto io regalandogli la mano. "Io sono Alexander Perchov. Sono il tuo umile traduttore." "Non sarebbe carino picchiarti" ha detto. "Come?" gli ho detto io. "Ho detto" ha detto "che picchiarti non sarebbe carino." Ho riso. "Oh sì. Non sarebbe carino neanche picchiarti te. Ti scongiuro perdona la mia parlata. Non sono pregiato in inglese." "Jonathan Safran Foer" ha detto lui regalandomi la sua mano. "Come?" "Io sono Jonathan Safran Foer." "Jon-fen?" "Safran Foer" "Io ho il nome di Alex" ho detto. "Lo so" ha detto. "Qualcuno ti ha picchiato?" mi ha chiesto adocchiando il mio occhio destro. "E' stato carino per il Babbo picchiarmi" ho detto. Gli ho preso le valigie, e siamo andati fino alla macchina.
"Il treno ti ha accontentato?" gli ho chiesto. "Oddio" lui ha risposto. "Ventisei ore. Incredibile, la puttana." Questa ragazza di nome Incredibile, ho pensato, dev'essere molto laida. "Tu sei stato capace di Z Z Z Z Z?" ho chiesto. "Cosa?" "Sei riuscito a fabbricare le Z?" "Non capisco." "Requiem." "Che cosa?" "Hai fatto requiem?" "Oh, no" lui ha detto, "non ho fatto requiem neanche un pò." "Cosa'" "Io non... ho... riposato... per niente." "E le guardie del confine?" "Nessun problema" ha detto lui. "Ho sentito dire di loro tante cose, che mi avrebbero, sai, fatto vedere i sorci verdi. Invece sono entrate, hanno controllato il passaporto e non mi hanno dato noia." "Come?" "Avevo sentito che poteva essere un problema ma non è stato nessun problema." "Tu hai sentito parlare di loro?" "Sicuro. Avevo sentito dire che sono dei grossi stronzi malcagati." Grossi stronzi malcagati. Mi sono scritto questo nel cervello.


(J.S.F., Ogni cosa è illuminata, Guanda, 2002"

venerdì 12 settembre 2008

domenica 7 settembre 2008

TACCUINO DI PUGLIA, 01

13.08

La strada verso il Divertimento è quasi sgombra, a quest'ora della sera, per cui il viaggio verso sud procede senza intoppi. Niente esodo, e niente bollino rosso, almeno stavolta.
Cervia, Milano Marittima, Riccione, Rimini, sfilano via senza rimpianti.
Con il buio, il vuoto della grande pianura sembra fare meno tristezza.
La luna piena campeggia in un cielo color viola elettrico.
In mezzo al nulla, i tralicci dell'alta tensione brillano in modo sinistro.


Se vogliamo essere pignoli, qualche intoppo c'è.
Il lettore cd, un Blaukpunt piuttosto datato ma finora funzionale all'uopo, nel senso che aveva sempre fatto il suo dovere, stasera non va. Inserisco il disco, ma il bastardo, dopo aver rimuginato inutilmente una decina di secondi, me lo restituisce puntuale. Io riprovo, lui risputa. Ancora. Faccio un tentativo con la Winehouse. Niente da fare.
Non rimane che accendere la radio. Cristo. Non si riesce a trovare una stazione decente. Cerco di sintonizzarmi su Virgin, ma non c'è. Radio Capital è disturbata parecchio, ma non ho alternative. A parte Radio Maria, è chiaro. E' un classico. Puoi trovarti in qualunque parte del paese, nel deserto, sulle vette delle più alte montagne, in una grotta: stai pur certo che Radio Maria ti trova, con quelle voci cantilenanti, tetre e tristi, che solo a sentirle ti senti in colpa per tutti i tuoi peccati in pensieri, parole, opere e omissioni. E poi anche Subasio: questo invece è un dilemma, un incubo ci perseguita da anni. Di dove cazzo sarà mai questa stazione radio? Se volete sapere il mio parere, questi qui si informano sul nostro itinerario prima che noi partiamo, e poi ci inseguono spostando le loro postazioni...
E' un vero peccato, fortuna che ho l'iPod di riserva, per i lunghi tratti in autostrada mi tornerà utile.
Per il resto, sembra tutto ok.
L'Arca America è supercarico, i gavoni sotto i sedili sono stipatissimi di vettovaglie, cibarie e stoviglie, mentre gli sportelli in alto si chiudono a fatica per il vestiario da contenere, le biciclette sono sul retro, i libri, le mappe e le guide sono state accuratamente selezionate, non manca proprio nulla.
La sosta all'Autogrill - il più perfetto tra i nonluoghi nostrani - è inevitabile, quasi un rituale arcaico. Non puoi dire di essere veramente partito se prima non ti schiaffi nella pancia un Camogli o un Fattoria. O un panino con la cotoletta: il Gio se lo fa non appena entra in autogrill, a qualsiasi ora del giorno o della notte, deve essere un riflesso incondizionato. Segue tour forzato tra prosciutti al pepe nero e orrendi pupazzetti che intonano canzoni natalizie, anche in agosto, lì trovi sempre lì sugli scaffali, come un cattivo presagio, a me viene sempre in mente una di quelle freddure che giravano all'epoca delle Medie, quella sul tipo che faceva l'albero di Natale in giugno perchè aveva scoperto di essere malato.

(Ecco la mia personalissima classifica degli acquisti da Autogrill:
1. TUC
2. TOGO (per un certo periodo ho persino pensato li vendessero solo lì)
3. MADELEINES AL COCCO
4. CACCIATORINI BERETTA
5. GOMMOSE A FORMA DI SCARPA)

14.08

Dopo il riposo notturno, in un'area attrezzata nell'entroterra marchigiano, il mattino seguente siamo pronti a ripartire.
L'armonia del paesaggio collinare, punteggiato da filari di ulivi, piccole querce e alberi da frutta, è riposante e mette di buon umore.

giovedì 4 settembre 2008

Il caso Paolissimo

L'antefatto:
per festeggiare i 40 anni dell'esimio Prof. Catrame, e più in generale di tutta la classe 1968, è in fase di organizzazione una riedizione delle epiche sfide
REAL TRAPANA-DINAMO M.
Luogo Deputato: lo stadio Stefano Ver***, oppure il Comunale di Tuna (che non fa Comune...)
Giorno: 26 settembre 2008.

Il fatto:
La Real, nella persona del suo presidentissimo Andrea Ranc***, sta cercando di strappare all'acerrima rivale, che in questi giorni sta faticosamente cercando di risorgere dalle ceneri, alcuni uomini storicamente targati Dinamo.
Il caso più clamoroso è quello del piccoletto (che i due mister, ovvero i Menzi, hanno intenzione di schierare in attacco a far coppia con Big: i due si integrerebbero alla perfezione, sono una coppia alla Skuravy-Aguilera, anche in quanto a cattive frequentazioni...), ovvero un uomo che è sempre stato un pilastro della squadra, uno dei 5-6 dello zoccolo duro, insieme agli stessi Menzi, il Reggio, il Terenzio, ecc...
Altro caso eclatante: il Puccione, proprio il Puccione, l'uomo che C.J. ha schierato (tra gli strali dei compagni) per anni titolare nei vari tornei amatori, un centravanti dalle polveri bagnate che non ha mai segnato nemmeno con la matita: bella riconoscenza...
E poi la ciliegina sulla torta: Paolissimo. Nel suo caso, sarà decisiva la volontà del calciatore, la Dinamo non ha mai costretto nessuno a restare controvoglia.
Forse la Trapana adotta questi metodi.
Si profila un nuovo caso Robinho...

Per conoscenza, queste le patetiche motivazioni del presidentissimo Trapana, che si attacca anche (con poco stile) all'ultima vittoriosa battaglia:
"(...)esiste un editto presidenziale mai abrogato che recita: LA TRAPANA E' PER LA VITA. Qui non si vogliono volta gabbana! Chi decide di andarsene non vestira' piu' i leggendari colori bianco azzurri. Trovo altresì biasimevole il volersi accaparrare giuocatore che fu nemico e giustiziatore (con 1 gol mi pare - 8 furono di Capucciati) nell'ultima leggendaria sfida. Su Puccio mi pare che non abbia presenziato all'ultima disfida ne' tantomeno alle precedenti quindi e' soggetto da acquisire. Ritengo il ricorso alle buste il piu' sensato. Mi riservo pero' di ascoltare in merito le indicazioni del Mister Peggy che ci legge per conoscenza riguardo all'utilizzo tattico del giocatore e se ne ritiene indispensabile l'inserimento nella compagine. Nel caso contrario, essendo io gia' in possesso della firma del giocatore, mi riservero' di trattare uno scambio con gli acerrimi rivali."

La risposta della Dinamo non si fa attendere:


Contano i fatti.

lunedì 1 settembre 2008

(Non è il 4 luglio, ovvio, ma è il compleanno di Sandra.)

Bruce Springsteen
4TH OF JULY, ASBURY PARK (SANDY)
(From "The Wild, the Innocent, The E St...")
Note: Transcribed from the book "Springsteen Complete"

INTRO: C F C F
Sandy the fireworks are hailin' over Little Eden tonight
C F C
Forcin' a light into all thode stoned-out faces left stranded on this warm July
Am Gsus
Down in town the circuit's full wit switchblade lovers so fast so shiny so sharp
C F C
As the wizards play down on Pinball Way on the boardwalk way past dark
Am Gsus
And the boys from the casino dance with their shirts open like Latin lovers on
F G C
the shore
Am
Chasin' all them silly New York girls
Gsus G F/G G7
Sandy the aurora is risin' behind us, the pier lights our carnival life forever
F C F C F/G G G7 F C F C F
Love me tonight for I may never see you again, hey Sandy girl
F C F C G Dm7 G7 C
Now the greasers they tramp the streets or get busted for trying to sleep on
the beach all night
Them boys in their spiked high heels ah Sandy their skins are so white
And me I just got tired of hangin' in them dusty arcades bangin' them pleasure
machines
Chasin' the factory girls underneath the boardwalk where they promise to unsnap
their jeans
And you know that tilt-a-whirl down on the south beach drag
I got on it last night and my shirt got caught
And that Joey kept me spinnin' I didn't think I'd ever get off
Oh Sandy the aurora is risin' behind us
The pier lights our carnival life on the water
Runnin' down the beach at night with my boss's daughter
Well he ain't my boss no more Sandy
Sandy the angels have lost their desire for us
I spoke to `em just last night and they said they won't set themselves on fire
for us anymore
Every summer when the weather gets hot they ride that road down from heaven on
their Harleys they come and they go
And you can see `em dressed like stars in all the cheap little seashore bars
parked making love with their babies out on the Kokomo
Well the cops finally busted Madame Marie for tellin' fortunes better than they
do
This boardwalk life for me is through
You know you ought to quit this scene too
Sandy the aurora's rising behind us, the pier lights our carnival life forever
Oh love me tonight and I promise I'll love you forever
Dm7 G7 F
CHORD FORMATIONS:
C x 3 2 0 1 0
F x 0 3 2 1 1
Am 0 0 2 2 1 0
Gsus 3 x 0 0 1 3
G 3 2 0 0 0 3
F/G 3 x 3 2 1 1
G7 3 2 0 0 0 1
Dm7 x 0 0 2 1 1