domenica 10 aprile 2011


Si sono già guadagnati, indubbiamente, il Grammy – dovrebbero inventarlo, se già non esiste… - come miglior titolo dell’anno: “Che cosa vi aspettavate dai Vaccines?”, che sia il parto di un genio del marketing oppure la prova di un reale terrore di non essere all’altezza di aspettative spropositate (sottinteso: non aspettatevi un capolavoro).
Tante e tali erano le aspettative per il loro esordio – il piu’ atteso dell’anno dalla stampa britannica, che già li ha incoronati the next big thing, oppure i nuovi Libertines, preferendoli a bands come Chapel Club e Mirrors - che la tentazione di una feroce stroncatura per il recensore era forte. Tendenza rafforzata dall’ascolto ripetuto del primo singolo, la brevissima “Wreckin Bar (Ra Ra Ra)” (1’22’’!) in heavy rotation su Mtv, un’innocua rilettura del power pop alla Ramones con ammiccamenti al surf dei Beach Boys.
E invece questi quattro esponenti della working class della periferia londinese – che presto saranno in tour con gli Arctic Monkeys - suonano un garage-rock godibile e divertente (Strokes, Billy Bragg) con venature dark e similitudini con la scena wave (Glasvegas, Franz Ferdinand, Interpol), e mettono insieme una manciata di pezzi niente male (If You Wanna, A Lack Of Understanding, Wetsuit, la irresistibile Post Break-Up Sex).

Insomma, liquidarli come l’ennesimo bluff della stampa britannica sarebbe ingeneroso, e dunque siamo disposti – magnanimi che siamo – a concedere credito ulteriore.
Poi, per passare alla storia (del Dio Rock, si intende) servirà ben altro.

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