mercoledì 13 gennaio 2010


Non chiamateli Superband, potrebbero incazzarsi infatti; in ogni caso non sembrano tenerci piu’ di tanto.
Ma se non sono una Superband loro, chi altri può meritarsi un simile appellativo?
Ecco i (succinti) Curriculum Vitae dei tre membri dei Them Crooked Vultures (che suona piu’ o meno come: “quegli avvoltoi tutti torti”)

- Josh Homme: voce e chitarra, da Palm Desert, California, USA, leader già dei seminali Kyuss, inventori con il loro strepitoso “Blues for The Red Sun” (1992) del cosiddetto stoner-rock, e poi dei Queen Of The Stone Age (“Songs For The Deaf”, 2002).

- Dave Grohl: batteria, fa il suo ingresso nel 1990 nel terzetto base dei Nirvana, da Seattle, USA, giusto in tempo per dare il suo contributo all’epocale “Nevermind” (1991) e agli album successivi della band piu’ importante di fine secolo. Successivamente (1995) fonda i Foo Fighters, dei quali è anche il cantante.

- John Paul Jones (all’anagrafe John Baldwin, il nome d’arte è invece ispirato a un corsaro statunitense, considerato il padre della marina americana): basso e tastiere, da Londra, Gran Bretagna, 63 anni compiuti da poco piu’ di una settimana, membro fondatore dei mitici Led Zeppelin; è l’autore di alcuni memorabili giri di basso (“The Lemon Song”, “Ramble On” e “Black Dog”), quanto basta per entrare di diritto nell’Olimpo degli Immortali (del rock, si intende).

Ma i tre non hanno alcuna intenzione di guardare indietro.
Anzi.
Ripartono da zero, con l’entusiasmo e l’umiltà dei grandi: si pensi che il loro debutto live in terra inglese è avvenuto alla Brixton Academy londinese come band di supporto agli Arctic Monkeys, lo scorso 26 agosto (mah).
Per questo, sarebbe alquanto ingeneroso, nel dover giudicare questo loro album omonimo di debutto, fare paragoni con il loro scomodo passato (è talmente ovvio, infatti, che tra questi solchi non troverete nessuna “Stairway To Heaven” e nessuna “Whole Lotta Love” e nemmeno una “Tangerine”, o una “Lithium”).
A noi è piaciuto.
L’inizio è cazzuto e roboante, con la tiratissima sequenza “No One Loves Me & Neither Do I” (in puro stile zep), “Mind Eraser, No Chaser” e “New Fang”- questi ultimi sono i primi due singoli estratti dall’album, e piaceranno ai fan degli White Stripes - mentre “Dead End Friend” è un pezzone stoner ed “Elephants” ammicca a territori progressive sinora inesplorati. Dopo una serie di brani tutto sommato trascurabili, nei quali Homme prende decisamente il sopravvento ma non riesce a svincolarsi dal suo recente passato (QOTSA), il disco riprende corpo e vigore con l’hard-rock ‘70 di “Gunman” e la conclusiva, ottima, “Spinning In Daffodils”, che in poco piu’ di sette minuti riesce nel difficile intento di condensare stoner, progressive, psichedelia, grunge persino, in una sintesi quasi perfetta.

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