lunedì 27 settembre 2010

La scena del revival-wave mostra da tempo la corda, e gli americani Interpol non fanno eccezione. Al debutto folgorante di Turn Out The Bright Lights del 2002 hanno fatto seguito i controversi Antics (2005) e Our Love To Admire (2007) – il primo su major - che pur conteneva un singolo come The Heinrich Manoveur e pezzi epici come Pioneer To The Falls.
Questo loro quarto album, intitolato semplicemente Interpol, vorrebbe segnare l’ennesimo ritorno alle sonorità e alle atmosfere delle origini.
L’iniziale Success non spacca, e l’inevitabile confronto con Pioneer To The Falls è impietoso: la voce di Banks è distante e non riesce a coinvolgere, l’arrangiamento ricorda Ultravox e Psichedelic Furs. La pulsante Memory Serves è invece degna dei tempi andati, mentre Summer Well si perde purtroppo nel ritornello, loffio. Lights, con la sua ouverture chitarriosa e il suo incedere progressivo (con Banks che sembra Peter Hammill!), ha il merito di interrompere un blocco che altrimenti rischierebbe di apparire troppo monocorde, prima di dilungarsi forse un pò troppo nel finale sinfonico. Ma rimane uno degli episodi migliori. Anche l’altro singolo Barricade fa il suo mestiere.
Se la prima parte del disco, pur non brillando per originalità, ripropone il loro sound piu’ classico e collaudato, è in quella che una volta si sarebbe chiamata la Side B che gli Interpol tentano strade impervie ed eccessivamente claustrofobiche, finendo per perdere il filo della matassa.
Le quasi recitate Always Malaise (The Man I Am) ed All Of The Ways esibiscono un’enfasi ingiustificata e un’immancabile coda ridondante (sembra che i nostri si siano specializzati nel rovinare le loro canzoni con questi epiloghi tirati per i capelli), mentre Safe Without è di una pochezza disarmante. A Try It On non basta un drumming teso a là Joy Division per elevarsi, e infine la conclusiva, maestosa, The Undoing torna a piacere: almeno fino a metà, prima di involversi verso la fine con l’ennesima soluzione pasticciata.
Il bassista, Carlos Dengler, ha lasciato il gruppo dopo la registrazione dell’album, per dedicarsi ad altri progetti. Insomma, la sensazione è che la band di New York stia per terminare le cartucce.
Saremo felici di sbagliarci.

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