mercoledì 3 novembre 2010

Brugole pop


Hanno la colpa di aver riempito le case di tutto il mondo – che dico: dell’universo – di poltrone sfoderabili POANG e di librerie EXPEDIT, di KLINSBO, KLIPPAN e di LJUSDAL.
Per non parlare degli imballaggi di cartone e di tutte quelle fottute brugole, chi non ha in casa almeno una trentina di brugole dell’Ikea?
Per questo motivo gli svedesi si meritano – se esiste una giustizia divina – le pene dell’inferno sino all’eternità.
Ciò malgrado, negli ultimi tempi gli scandinavi si sono fatti notare per una scena pop viva e vegeta.
I Radio Dept sono un terzetto di Lund che ha dato alle stampe il terzo album (Clinging To A Scheme) verso l’inizio dell’anno, per l’etichetta apripista Labrador. Suonano un pop sofisticato e malinconico, senza grosse pretese o ambizioni, ma straordinariamente piacevole: spiccano nella scaletta Never Follow Suite, con una base elettronica soft e la danzereccia David, mentre This Time Around ha un incipit che ricorda la mitica Victoria dei Kinks e poi si apre a un’atmosfera shoegaze (My Bloody Valentine, Ride).
Interessanti anche i JJ, che bissano il successo di critica dell’album di debutto (JJ N.2, che seguiva l’EP di debutto intitolato semplicemente JJ N.1) anch’essi guardando alla madre Inghilterra: dreamy-pop dall’accento minimale per questi ragazzi di cui si sa poco o nulla, persino la cover dell’album è tutta bianca con la semplice dicitura JJ N.3.
Per ultimi i Sonnets, il cui recente Western Harbour Blue è stato eletto disco del mese di settembre su Ondarock.it.
Questi cinque ragazzi di Malmoe sono i paladini del cosiddetto New Cool, ovvero un vero e proprio revival del sound britannico anni ’80 (Style Council, Aztec Camera, Everything But The Girl, Prefab Sprout); l’album è grazioso e si fa ascoltare, tuttavia le influenze sono talmente marcate da risultare in diversi momenti persino imbarazzanti.
Fate attenzione: il grande maestro Paul Weller potrebbe chiedere i danni.

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