La lunga pausa estiva consente al recensore di tirare un po’ il fiato e anche di recuperare alcuni dischi usciti nella prima metà dell’anno e inevitabilmente – datane l’immensa mole - sino a ora trascurati. E’ innegabile, infatti, che le nuove tecnologie e il trionfo del web abbiano provocato (o accelerato) l’attuale crisi del mercato discografico; il rovescio della medaglia è che la possibilità di far ascoltare facilmente il proprio lavoro a un gran numero di persone sparse per il mondo incentiva e stimola un’enorme e costante diffusione di bands e artisti di interesse.
Tra essi, gli Wild Beasts arrivano da Kendal, profondo Galles, e suonano un pop sensuale ed elegante, a volte persino un po’ stucchevole, di chiara ispirazione romantic rock. Degna di nota la performance del cantante Hayden Thorpe: la sua voce da tenore è sempre in primo piano. Albatross come primo singolo è una scelta poco felice, noi preferiamo Loop the Loop e la conclusiva End Come Too Soon.
In ambito indie-folk, segnaliamo le nuove uscite per Leisure Society e Dodos.
I primi sono da tempo attivi nel Wilkommen Collective, la "comune musicale" di stampo progressista e new-hippy della scena di Brighton, e con il loro secondo lavoro (“Nell’acqua scura”) aprono il campo a sonorità piu’ ariose e ad arrangiamenti piu’ complessi; ottima la title-track, accompagnata dall’ukulele.
I secondi, californiani di San Francisco, con No Color (c’è una strana affinità tra i titoli di questi album…) ripropongono la loro consolidata ricetta, un folk corale dolce e umorale che si rivelerà – ne siamo certi - un’ottima colonna sonora per l’autunno che incombe.
Per ultimi i Luup, ovvero un collettivo sorto attorno al flautista greco Stelios Romaliadis che ha stregato gran parte della critica e che può vantare una serie infinita di illustri collaboratori. E’ un disco difficile, un ambient di stampo cameristico che lascia poco spazio alla melodia; i “rituali del pascolo”, assai flebili, suonano allo stesso tempo sinistri e magici.
Ci vorrà del tempo per digerirli.
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