Si comincia: Con passo sicuro e costante andatura
narra in prima persona le difficoltà di un commesso porta-pacchi in un
grande centro commerciale, un commesso che si trasforma in mulo grazie
ad una pesante tuta semimeccanica e il cui compito è quello di farsi
caricare dai clienti gli acquisti sulla groppa e trasportarli
dall'uscita del grande edificio fino alla loro macchina parcheggiata.
Digressione: mi ricorda un romanzo, Nessuna esperienza richiesta,
di G. Comuniello, edito da Intermezzi, in cui il protagonista dopo
varie disavventure lavorative finisce con il “lavorare” come animale
domestico. Nel secondo, A stomaco vuoto, è protagonista un'insegnante...a tempo precario indeterminato. In Kerosene
ecco una badante dell'Est Europa che si vede trattare con poco rispetto
dai parenti dell'uomo che ha assistito per anni. Si continua con
frammenti di vite: dalla comparsa televisiva che vive in una sorta di
“riserva” per comparse all'architetto che va a fare misurazioni di case
su un terreno che, cambiato di proprietà, verrà destinato a nuove
abitazioni con conseguente sfratto degli attuali abitanti, dagli
ispettori delle Squadre Speciali per il Rilevamento dei Consumi, addetti
a controllare che i cittadini spendano almeno la loro quota minima di
denaro mensile per mandare avanti l'economia, al figliol prodigo che
tornando a casa viene scambiato dal padre esteticamente modificato per
un ladro, al mago per compleanni vittima dei genitori del festeggiato,
ed altri ancora fino ad arrivare al racconto che dà il titolo a tutto
quanto: siamo in un mondo in cui il passaggio all'età adulta viene
segnato dalla visione di uno spettacolo.
L'autore gioca in economia, con gli ambienti, i personaggi, e non sbaglia, facendo de L'odore della plastica bruciata
una buona raccolta, con una scrittura piana tesa a calare chi legge in
ogni situazione descritta, a fargliela sentire reale anche là dove la
realtà viene forzata e i racconti sembrano narrare una distopia, un
futuro molto vicino, un presente parallelo. A seconda della distanza dal
“reale” si possono così distinguere vari livelli, ma nella lettura si
confondono, si sovrappongono, e quando si arriva alla fine possiamo
quasi dire: è già così. Sappiamo che non è vero, reale, come sappiamo
che potrebbe esserlo: vero, reale.
Eppure voltata l'ultima
pagina mi sono accorto che mi era rimasta addosso una sensazione di note
stonate. Dopo un ripasso veloce ho pensato a come mi ero sentito appena
terminata la prima storia: ero molto curioso. Dopo la seconda, invece,
la curiosità era diminuita. Come mai? Non una questione di qualità
singola, ma di posizione reciproca. Quei due racconti, in quell'ordine,
mi erano sembrati distanti, tanto distanti da recarmi una sorta di
delusione. Se prendo il libro come molecola e i racconti come atomi,
quei due accanto, secondo me, in quell'ordine, non legano. È qualcosa
che ho sentito, ma in tono minore, anche in altre parti della raccolta, e
mi fa pensare che forse la disposizione generale poteva essere diversa,
tenendo come punto fermo il racconto finale. Anche solo lo spostamento
del primo, forse, nella parte centrale, o nella seconda metà, sarebbe
stato sufficiente, perché si avverte come un salto all'indietro
iniziale, mentre dopo c'è una progressione più o meno costante.
Impressioni, sensazioni. L'odore della plastica bruciata è una buona raccolta di racconti cui è mancato poco, per me, per essere qualcosa di più.
Termino con un'altra digressione: quando ho letto Con passo sicuro e costante andatura,
mi è sembrata un'espressione già sentita o letta, così ho chiesto al
motore di ricerca una mano, e sono finito su una pagina del sito
agraria.org dedicata al mulo, che avevo già visitato tempo fa, e tra le
altre cose dice “Se il mulo è proverbiale per la caparbietà e spesso per
la cattiveria, in compenso compie il lavoro con grande energia e molta
resistenza, anche sulle strade montane più impervie, con passo sicuro e
costante andatura”. Un po' come chi scrive, più o meno.
(recensione di Andrea Brancolini).
Grazie
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