E quindi il Chelsea Hotel, ovvero una delle cose che a New York non siamo riusciti a vedere.
Chelsea Hotel, 222 West 23rd Street, New York - tel. 001-212-2433700
Un motivo in più per tornare, prima o poi (magari con Sandy, se si decide a prendere l’apparecchio… dai, bella, solo solo nove ore di volo o poco più...)
Beh, forse non ci fermeremo a dormire qui... sarà pur vero, come recita il sito web ufficiale (http://www.hotelchelsea.com/), che quando osservi New York dalla finestra, sembra che la città non possa rinunciare al Chelsea, e viceversa, ma queste sono le tariffe: da $ 195 per la camera singola a $ 485 per la suite; mini appartamenti con uso cucina da $ 275.
Costruito nel 1884 come uno dei primi esempi di appartamenti in cooperativa, il Chelsea è da sempre l’albergo degli intellettuali, degli artisti e dei radical chic.
Se i muri del Chelsea Hotel potessero parlare, racconterebbero di vite bohémiennes, pagine letterarie imbrattate di whiskey, angeli della controcultura, demoni del rock.
Se i muri del Chelsea Hotel potessero parlare, racconterebbero di vite bohémiennes, pagine letterarie imbrattate di whiskey, angeli della controcultura, demoni del rock.
Accanto alla porta d’ingresso dell’edificio, alcune targhe celebrano i Chelsea residents a breve e a lungo termine.
La letteratura, qui, ha messo radici soprattutto negli Anni ’50 esibendo i suoi belli e dannati: William Burroughs, impegnato a scrivere The Naked Lunch; gli altri beatniks Gregory Corso e Lawrence Ferlinghetti; Nelson Algren e la sua streetwise novel A Walk On The Wild Side; Arthur Clarke che solo qui riusciva a concentrarsi sulla sceneggiatura del film 2001: A Space Odyssey; Arthur Miller, che al Chelsea trovò il domicilio ideale per il semplice motivo che non doveva indossare lo smoking per ritirare la posta alla reception, come succedeva nel più “fashionable” Plaza Hotel.
E ancora: Brendan Behan, Edgar Lee Masters, Thomas Wolfe, Vladimir Nabokov, Eughenij Evtucenko…
La letteratura, qui, ha messo radici soprattutto negli Anni ’50 esibendo i suoi belli e dannati: William Burroughs, impegnato a scrivere The Naked Lunch; gli altri beatniks Gregory Corso e Lawrence Ferlinghetti; Nelson Algren e la sua streetwise novel A Walk On The Wild Side; Arthur Clarke che solo qui riusciva a concentrarsi sulla sceneggiatura del film 2001: A Space Odyssey; Arthur Miller, che al Chelsea trovò il domicilio ideale per il semplice motivo che non doveva indossare lo smoking per ritirare la posta alla reception, come succedeva nel più “fashionable” Plaza Hotel.
E ancora: Brendan Behan, Edgar Lee Masters, Thomas Wolfe, Vladimir Nabokov, Eughenij Evtucenko…
I dipinti esposti sulle scale, lungo i corridoi e nella reception, si portano appesi i ricordi di artisti che barattarono una tela per una notte da non trascorrere sotto i ponti. Tra gli altri, gli action painters Jackson Pollock e Willem de Kooning, il grande pop Jasper Johns hanno soggiornato qui. E sempre qui, negli Anni ’60, zoomando da una camera all’altra, Andy Warhol e i dropouts della Factory hanno girato The Chelsea Girls.
Con l’avvento dei favolosi sixties, direbbe Gianni Minà, diventò poi un incredibile crocevia di rockstar.
Qui dimorò per molti anni Bob Dylan, il vate del Greenwich Village, nel 1966, in compagnia della prima moglie Sara: in una camera al terzo piano (suite 2011) compose la splendida ballata Sad–Eyed Lady Of The Lowlands.
E ci sono passati Jimi Hendrix, Joni Mitchell (che scrisse Chelsea Morning), i Grateful Dead del vecchio zio Jerry (saluta lo zio, Big!), i Jefferson Airplane, Patti Smith e Janis Joplin che a questo proposito proclamò: “Mi piace il Chelsea. Ci abitano parecchi miei amici e succede sempre qualcosa di divertente. Somiglia a una comune californiana. Solo che costa un po' di più."
In tempi più recenti, Jon Bon Jovi ha composto Midnight at Chelsea nella suite numero 515.
Il Chelsea Hotel fu purtroppo anche teatro di celebri tragedie: nel bagno della camera numero 100 - che adesso non esiste più – fu trovata assassinata il 11 ottobre 1978 Nancy Spungen, la ragazza di Sid Vicious, bassista dei Sex Pistols.
Molti anni prima (1953), Dylan Thomas, il poeta gallese che ispirerà a Robert Zimmerman la scelta del suo nome d’arte, fu trovato in coma nella stanza n. 205 dopo essersi scolato 18 whiskhy in una sola notte.
Ma fu anche la cornice dell’incontro tra due grandi, Janis Joplin (suite 411) e Leonard Cohen (suite 424), che quest’ultimo immortalò nella fantastica Chelsea Hotel #2, inserita nell’album New Skin For The Old Ceremony del 1974 ma eseguita per la prima volta dal vivo il 23 marzo 1972 durante il suo terzo show londinese alla Royal Albert Hall.
3 commenti:
Dark Star
Dark star crashes, pouring its light into ashes.
Reason tatters, the forces tear loose from the axis.
Searchlight casting for faults in the clouds of delusion.
Shall we go, you and I while we can
Through the transitive nightfall of diamonds?
Mirror shatters in formless reflections of matter.
Glass hand dissolving to ice petal flowers revolving.
Lady in velvet recedes in the nights of goodbye.
Shall we go, you and I while we can
Through the transitive nightfall of diamonds
Grazie, zio Jerry
penso che sia l'hotel preferito dehli articmonchis...o sbaglio?
si, ci hanno scopato di brutto le tipe della girl band, quella che piace al cesco
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