sabato 10 gennaio 2009

Ritorno al Penice, 01

E' il giorno di Santo Stefano, e dobbiamo farci trovare già pronti sulle piste, alle dieci in punto. Non è facile svegliare Agnese, convincerla a vestirsi in fretta con la calzamaglia rossa e la tuta imbottita, talmente gonfia da farla sembrare un pagliaccio del circo, impedirle la consueta razione mattiniera di cartoni e, con il biberon - al biberon non ci rinuncia, per nessuna ragione al mondo - ancora pieno a metà, farla salire in macchina per dirigerci verso le vette innevate del Penice. Mentre fuori, quasi, è ancora buio.
E' la sua prima lezione di sci.
Per questo riesco nella difficile impresa, Agnese è molto motivata, da quando ha visto sfrecciare Anna e Bianca qualche domenica prima si è messa in testa che anche lei deve andarci, sugli sci.
L'appuntamento è fissato al bar Travo verso le nove meno un quarto, ma di Anguilla e degli altri amici non c'è traccia. Verso le nove, ormai spazientito, decido di cominciare ad avviarmi. Chiamo gli altri, io intanto vado, dico, ci vediamo là.

Tragico errore tattico.

Fino a Bobbio, tutto bene. E' sui primi tornanti della strada che conduce al passo che sorgono i primi problemi. La temperatura scende rapidamente sotto zero, e cominciano a scendere i fiocchi di neve, leggerissimi, che fluttuano nell'aria come fossero piume di un uccello. La strada in pochi istanti si imbianca.
Procedo a velocità assai ridotta. Non ho le gomme da neve e, malgrado si tratti di pneumatici quasi nuovi, sento l'auto sbandare pericolosamente. Quando ormai mi sembra di aver scampato il pericolo, la Multipla davanti a noi - la fottuta Multipla davanti a noi - improvvisamente si inchioda e non riesce più a ripartire.
Merda.
Fottuta Multipla del cazzo.

Ovviamente, non riesco a scartarla di lato, sarebbe stata una manovra un pò azzardata considerata la mia tenuta di strada alquanto approssimativa, e così sono costretto a fermarmi anch'io. Faccio per ripartire ma niente, le gomme slittano sulla neve e la macchina scivola inesorabilmente all'indietro. Caccio due madonne, ma solo due perchè in fin dei conti è sempre Santo Stefano, e scendo dalla Scenìc per recuperare le catene dal baule. Non muoverti di qui, dico ad Agnese, che mi osserva divertita dal finestrino. Sotto un'abbondante nevicata, sdraiato sul piumino disposto sulla strada innevata, cerco di montarle come riesco: trattasi infatti di oggetti diabolici, se trovo chi le ha inventate me lo inculo, lo giuro.
Una decina di minuti dopo sfreccia Anguilla a tutta velocità, non potevo fermarmi, mi dirà più tardi, altrimenti non sarei più ripartito nemmeno io.
Sto per finire il mio patetico lavoretto che si ferma un fuoristrada grigio in mio soccorso.
Scende un ragazzo che mi avvicina e mi fa: hai bisogno di aiuto?
Mentre mi osserva negli ultimi dettagli, scrolla la testa e mi fa: perchè monti le catene di dietro?
Non vanno davanti?

Ovvero: ho montato le catene sulle ruote posteriori, sulla mia Scenìc, che notoriamente ha la trazione anteriore, come quasi la totalità delle auto in commercio.

Questo per dirvi che razza di stronzo sono.

Allora smonto le catene con freddezza inusuale, con gesti quasi automatici. Anzi per la verità ne smonto solo una, la rimonto in tutta fretta sulla ruota anteriore sinistra, e poi controllo l'orologio: cazzo, sono quasi le dieci. E' tardissimo. Perderemo la lezione. Così decido di imbarcarmi sugli ultimi tornanti con una catena davanti e una catena dietro, dimenticando persino la scatola che le conteneva sul ciglio della strada. Miracolosamente - qualcuno deve avermi sentito, prima - arriviamo al passo, con la Scenìc che sculetta visibilmente a ogni curva, non prima di aver perso una delle due catene in prossimità dell'ultima curva a gomito.
Quando scendo dall'auto, una volta arrivati, trovo gli amici ad aspettarmi con la faccia incredula.
Devo avere veramente un brutto aspetto, con la giacca a vento sporca di fango e le mani che quasi sanguinano per il gelo, se decidono di non infierire e di partire alla ricerca di catena e scatola e di tutto ciò che ho disseminato sulla strada, novello Pollicino.
(Per la cronaca: anche l'altra catena è stata montata da schifo e si è incastrata dietro al cerchione in lega, tanto che è stato necessario smontare addirittura la gomma per recuperarla...)

Mi rimane poco tempo, e quindi porto Agnese - che non ha mai smesso di dire: che bravo Papà, siamo arrivati fino in cima; bravo un cazzo, avrei voluto dirle - giù al noleggio, le allaccio gli scarponi, le faccio regolare gli attacchi e poi l'accompagno sulle piste. Lei sembra un soldatino. Nemmeno un lamento, che so: ho i piedi gelati, oppure ho gli scarponi troppo stretti, roba così.
Eppure c'è un freddo pungente.
Deve aver capito che non è giornata.

Poi torno sul piazzale ghiacciato, dove ad aspettarmi ci sono gli amici che nel frattempo mi hanno sistemato la Scenìc. Mi guardano con le loro facce da cazzoni. Anguilla mi fa: io non dico niente. Ridacchia sommessamente, il bastardo. E' chiaro che non vede l'ora di sputtanarmi a destra e manca. Insiste: il mio silenzio si può comprare. Tutto si può comprare, a questo mondo.
Allora entriamo nel rifugio e offro a tutti un punch caldo.
Non basterà, tra poche ore lo saprà tutto il paese.
Mentre sono al bancone mi avvicina un tipo anziano e mi dice, passavo di lì e ti ho visto montare le catene di dietro, ma come si fa, Cristo, a montare le catene di dietro?
Gli rispondo: prima di tutto sono un coglione.
E poi, non penso mai a quello che faccio.
E lui, pensieroso: la tua sincerità è da apprezzare.
Sorrido, e faccio il gesto di brindare verso la sua direzione.

Poi scendo di nuovo sulla pista, per ammirare il coraggio di quella piccola incosciente che già si vuole buttare giù sulla discesa.
Dopo un pò che la osservo, mentre risale con la manovia, lei se ne accorge e mi saluta con la manina guantata.
Mi emoziono, non posso farci niente.
Guardo nel cielo la neve che scende e poi rido, cos'altro devo fare.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

in realtà se non ti sputtanavi da solo con questo racconto non sarebbe trapelato nulla da anguilla e dal caje, ci puoi giurare..

Anonimo ha detto...

bella Gio...pensavo fossi tu il Menzo furbo, ma mi sto ricredendo velocemente.

mary ha detto...

cugino come sempre mi fai ridere molto....ma capitano proprio tutte a te!!!!!meno male che Agne ti assiste.....