martedì 19 maggio 2009


A voler esser sinceri, il ragazzo non ci è mai stato troppo simpatico, spocchioso e arrogante com’è -come spesso accade ai suoi conterranei, peraltro.
Osannato dalla stampa anglosassone - sempre alla vana ricerca di una “The Next Big Thing” – sin dai tempi del suo esordio con i Libertines, più recentemente è salito all’onore delle cronache unicamente per le sue vicende giudiziarie o per brutte storie di droga, per i continui tira e molla con l'ormai ex Kate Moss e per alcuni dipinti imbrattati di sangue umano che non meritano nemmeno un commento.
Insomma, uno dei personaggi più sopravvalutati dell’ultimo decennio, in ambito musicale.
Ciò nonostante, il suo primo album da solista non è poi così male, anzi.
"Grace/Wasteland" è una raccolta semi-acustica di pezzi che Pete (qui per l’occasione con il nome di battesimo, Peter) teneva nascosti in un qualche cassetto da diversi anni, e che finalmente è riuscito a incidere con l’aiuto di Graham Coxon (Blur), Dot Allison (discreto il duetto in “Sheepskin tearaway”) e ovviamente i suoi Babyshambles Mik Whitnall, Adam Ficek e Drew McConnell.
Il risultato è un prodotto ben confezionato (notevole la cover disegnata dall’artista francese Alize Meurisse): forse non del tutto sincero, forse un po’ troppo ruffiano, anche se con i pregiudizi non si va lontano.
Tra i brani migliori, una manciata di ballate folk scarne ed essenziali (“Salome”, “Palace of bone”, alla Lanegan, “Arcadie”, “1939 Returning”), oltre al singolo in puro Gorillaz-style “The last english roses” - chiaro omaggio a quell’autentico monumento nazionale inglese che è Paul Weller, maestro di Damon Albarn e autore con i suoi Jam della straordinaria “English rose”: e il cerchio si chiude.
Meno riusciti e più scontati, al contrario, i brani più smaccatamente brit-pop, come “I am the rain”, “Broken love song” e “A little death around the eyes”: quest’ultima sembra proprio uno scarto dei Verve.
Dimenticabile, infine, il divertissement in stile vaudeville “Sweet by and by”: certe cose le lasci fare a Randy Newman.

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