domenica 8 maggio 2011


Colpisce tutti, senza fare sconti a nessuno.

A noi di PiacenzaSera l’album di debutto dei newyorchesi Cold Cave (Love Comes Close, 2009) era piaciuto: minimale e diretto, senza troppi fronzoli.
Questo seguito, intitolato Cherish The Light Years, invece delude profondamente – malgrado alcuni episodi non trascurabili - per la piattezza di una sound synth-wave che pare la fotocopia di New Order e Depeche Mode (ascoltare Underworld USA).
Peccato.

Anche i Glasvegas - il cui nome è un gioco di parole tra Las Vegas e la loro città natale, Glasgow; ma poi sono emigrati a Santa Monica, L.A., California – si ispirano agli anni Ottanta (Ultravox, Simple Minds, Cocteau Twins, Jesus & Mary Chain).
Giungono con fatica al secondo lavoro, dopo il debutto omonimo del 2008 e un minilp natalizio dello stesso anno intitolato A Snowflake Fell.
Il primo singolo Euphoria, Take My Hand, una ballata brit molto languida ed emotiva, alla Suede o Pulp, non prometteva certamente un capolavoro.
Purtroppo Euphoric Heartbreak conferma le previsioni piu’ fosche, collezionando brani piuttosto scontati, tronfi ed enfatici, con arrangiamenti che presentano una sovrastruttura talmente complessa da risultare difficilmente digeribili.
Sono pochi i pezzi che si salvano dalla mediocrità generale di questa grandeur davvero ingiustificata (Change? I Feel Wrong – Homosexuality Part 1?, gli episodi dove non a caso staccano la spina).
Anzi, forse nessuno.

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