lunedì 13 giugno 2011


Quando il nostro recensore di fiducia, CJ, ha lasciato spazio a Big per l'ultima strepitosa opera di Vinicio Capossela, ho pazientemente aspettato il mio turno. Che è arrivato, per mia iniziativa, con il quarto album degli Arctic Monkeys, tra le band più amate e allo stesso tempo detestate della scena inglese: un disco attesissimo dopo il deludente Humbug, disco della presunta maturità artistica e svolta hard non del tutto riuscita.
Come sempre è il web, che li portò a vendere un milione di copie dell'album di debutto senza alcuna campagna di lancio e in puro stile indie, il canale di diffusione preferito dal quartetto inglese, sul cui sito ufficiale è possibile ascoltare gratuitamente l'album.

Diciamolo subito, nonostante la forte tentazione di replicare alle consuete stroncature esagerate di parte della critica musicale, non riesco proprio a parlare di disco epocale.
Suck It And See è un disco che promette bene con un incipit formidabile, l'apertura dell'indovinata ballata psichedelica She's Thunerstorm, ma - pur rimanendo su uno standard accettabile - non mantiene del tutto le promesse, alternando pezzoni stoner (Brick by Brick, sgangheratamente retrò, e la cupa, potente ma non geniale Don't Sit Down Cause I've Moved Your Chair) a melodie più indovinate (Reckless Serenade, un pò brit pop e un pò R.E.M., Piledirver Waltz, That's Where You're Wrong e la title-track Suck It All And See, alla Morrissey).

Alex Turner racconta di essersi ispirato ad artisti come Nick Cave, John Cale, Lou Reed, David Bowie e Leonard Cohen.
Esagerato.
Però si coglie un tentativo di svolta verso la canzone d'autore, un paradosso se si analizzano invece i testi all’insegna del nonsense e l’assoluto disimpegno, forse suggerito dal soggiorno in California per la registrazione del disco, con la supervisione di James Ford.
La solarità e le sonorità della Orange County - psichedelia, atmosfere surf e il sound melanconico e struggente di gruppi come Red House Painters e American Music Club - si scorgono infatti dietro le chitarre e i coretti di Suck It And See.

Il titolo dell'album sta suscitando qualche polemica negli States – almeno nelle zone piu’ puritane e bacchettone degli States - dopo che alcuni negozi hanno deciso di censurarlo o addirittura di non metterlo in vendita. “Certi supermarket ci hanno detto che il titolo del disco è irrispettoso e maleducato. Pensano che sia incivile, così in America in alcuni negozi ci metteranno sopra un adesivo, un adesivo di quelli grossi”, ha spiegato Turner.
Operazione tutt’altro che facile, dal momento che la cover, ispirata al White Album dei Beatles, è completamente bianca con il titolo nel mezzo.
Controcorrente David Letterman, che chiede alle scimmie artiche: "E' il classico disco per il Natale?", prima di lasciare la scena ai muri di chitarre delle scimmie artiche.

I wanna rock'n'roll brick by brick.

DJ Paulette

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