Sono apparsi prima da mia madre.
Di notte li sentiva zampettare su nel sottotetto e non riusciva a prendere sonno.
La cosa più giusta da fare era quella di dare una bella ripulita alla mansarda, dove per anni la vecchia ha accumulato una serie impressionante di oggetti inutili e spesso fatiscenti. Ha sempre avuto quel trip, la vecchia. Non si butta via niente, dice. Non si sa mai. Penso si tratti di un'antico retaggio che ha origine nei tempi grami di guerra, quando era stata sfollata con la sua famiglia dalla casa di via del Pavone: alla sera, ci racconta spesso, le davano da mangiare una fetta di pane dopo averla sfregata un pò su un pezzo di coppa (la coppa niente, però).
Lo sgombero si rivela un'operazione complicata. Prima di tutto, il sole di luglio picchia duro sulle tegole in cemento, e sotto il tetto fa un caldo insopportabile. E poi, ci sono escrementi di topo un pò dappertutto. a Paulette e al Sardo tocca persino spostare un vecchio materasso fatto a pezzi dalle fastidiose bestioline, che nella soffice bambagia umida di urina ancora calda hanno eletto il loro fottuto nido. Brutta storia davvero. A turni, siamo costretti a prendere fiato in prossimità dell'unica finestrella verso nord. L'odore acre della decomposizione ci prende alla gola. La saliva diventa dolciastra.
Succede in una miriade di racconti o di romanzi di bassa lega: a un certo punto c'è un tipo che trova un baule nella soffitta del padre, o del nonno, o di un familiare qualsiasi, lo apre e vi trova dentro tutta una serie di fotografie e di documenti che danno il via ai ricordi del bel tempo che fu.
E siccome non vogliamo farcio mancare niente, ci tocca curiosare un pò.
La prima cosa che trovo è una valigia di acciaio con i documenti del Totocalcio, tra i quali i vecchi espositori e i tabelloni con i risultati. Poi mi imbatto in una busta dell'Alphaville con tutti i vinili di Guccini, quelli della Sandra, che sono anni che mi accusa di averglieli persi durante i lavori di ristrutturazione.
Infine c'è un vecchio ingranditore di fotografie che mi aveva regalato lo zio di Roma. Era un aggeggio un pò rudimentale, di fabbricazione russa. Non funzionava male, anche se in mezzo alle stampe si depositava sempre uno strano alone opaco, che in realtà non mi dispiaceva perchè conferiva alle fotografie un'aria austera da inizio secolo. Per qualche tempo mi sono divertito. Mi stufai per via delle delicate e interminabili fasi preparatorie della camera oscura: ottenevo il buio assoluto solo dopo aver sigillato con il nastro adesivo marrone, quello da pacco, tutte le tapparelle della mia stanza su via Abbadia.
Nelle vaschette tutte rosicchiate dai topi, così come i contenitori degli acidi per lo sviluppo, trovo qualche vecchia fotografia. C'è anche questo scatto praghese:

Ci sono io, c'è Paulette, c'è il Reggio, e c'è il Bonello.
Doveva essere l'ultimo dell'anno del 1991, se non ricordo male, con le date faccio sempre casino. Mi ricordo bene quella vacanza con il vecchio camper Briscola di Achille. Mi vengono in mente alcuni flash: il cambio al mercato nero, dove Paulette e il Reggio si fecero inculare con delle banconote polacche fuori corso in cambio di 200 dollaroni made in Usa, e il successivo tentativo di spacciare il denaro falso con un cartello sul camper che diceva "We sell polski money". Ci avvicinò un gruppo dal Belgio, avevano preso la stessa chiavata, ridevano come pazzi. Contenti loro. E poi mi ritornano nella memoria i cocci di vetro sulle strade dopo la grande festa, e "Losing my Religion", lo suonavano dappertutto quel pezzo, per le strade, sul Ponte Carlo, nei locali.
Ma torniamo ai topi.
Il nostro piano prevede una serie di trappole mortali e di esche disposte in ogni angolo dei locali del sottotetto. Sembra un campo minato. D'altro canto, il Sardo è o non è un cazzo di artificiere...
Nei giorni scorsi, non sono mancati consigli e suggerimenti. Il più suggestivo da parte dell'ex-guardia comunale, che mi indica un fantomatico prodotto, all'aroma di cioccolato, semplicemente irresistibile. Tale veleno, mi dice, produce un agghiacciante effetto matrioska, ovvero il primo topo ingoia l'esca e muore, il secondo arriva e cosa fa? Ma si mangia il cadavere del primo topo, è ovvio, perchè ancora profuma di cioccolato, e così via finchè l'ultimo dei topi superstiti si ingolla un supertopo morto costituito dalla somma di tutti gli altri. Come si chiama quel prodotto?, gli faccio. Lui mi ripete il nome. E' il migliore, aggiunge. Io mi appunto il nome su un foglietto, lo saluto, stammi bene gli dico, e poi butto il foglietto nella spazzatura.
Si sprecano anche gli aneddoti.
C'è chi ha trovato in cantina delle pantegane di trenta-quaranta centimetri. Roba da far impallidire la lepre alta mezzo metro che vide la Werza sul Tomarlo. O il fuoco alto trecento metri che il Tasso accese nel cortile di San Savino...
Un cantoniere mi racconta che quando era piccolo viveva alla Pieve, e un anno la casa era stata invasa dai topi. Il nonno consigliò a lui di prendere un porcellino d'India: li terrà lontani, gli aveva detto. Detto fatto, lui se ne fece comprare uno e lo mise giù in cantina. Dopo qualche giornò ne ritrovò la carcassa sotto alcune casse di legno, quei bastardi se l'erano divorato.
Niente male anche la storia che ci propinano Achille e Cristina. In un convento di suore sparivano, tutte le notti, dei grossi panini dai tavoli del refettorio. Allora si appostarono per capire cosa accadeva e davanti ai loro occhi si materializzò la seguente scena: arrivarono due topi, uno abbracciò con tutto il corpo un panino, l'altro gli prese la coda in una zampa e trascinò il pesante fardello - il primo topo più il panino - fino alla tana.
Bisognerebbe dire alle pinguine di smetterla con la roba pesante...
La notte seguente, io e Sandra ci svegliamo di soprassalto. Proprio sopra i nostri nasi, qualcuno si muove sotto le tegole, emettendo suoni striduli. Nel silenzio della notte, il rumore si amplifica sino a diventare insopportabile. Sembra che stiano rosicchiando il legname del tetto, oppure le lastre di isolante in poliuretano espanso. Cazzo, devono avere molta fame, gli stronzi.
La Sandra scende al piano terra e si mette a dormire sul divano.
Il mattino seguente mi rivolgo a una ditta specializzata in disinfestazioni. Non hanno tempo, mi dicono, c'è l'emergenza zanzara-tigre. Sarà un ghiro, aggiungono. Strana coincidenza, penso.
Sono già stati rinvenuti tre cadaveri di topo!
In ogni caso, per non sapere nè leggere nè scrivere, da vero gradasso deposito trentacinque euro di topicidi sotto le tegole.
Un'inutile dimostrazione di potenza.
Mi aiutano Slavisa e due suoi colleghi serbi. Quella mattina sono molto abbacchiati perchè hanno arrestato Radovan Karadzic. Porca puttana, mi spiace, commento io. Un uomo tutto d'un pezzo.
Il giorno dopo, recupero il corpicino stecchito di un ghiro nella zona del barbecue.