sabato 30 agosto 2008
venerdì 29 agosto 2008
Alla fine, la rana resta al suo posto.
Non è poco.
Il presidente provinciale Luis Durnwalder aveva chiesto la rimozione dell’opera dell'artista Martin Kippenberger, collocata prorprio all’ingresso del nuovo Museion di Bolzano: “Si tratta di un’offesa”, lasciando anche intendere che l’artista era in realtà completamente pazzo: “Si tratta di un grande artista il cui vissuto è stato però caratterizzato da forti tensioni interiori e in questo caso sembra che egli abbia passato il segno”.
Il presidente del consiglio regionale Franz Pahl aveva addirittura minacciato lo sciopero della fame.
L’assessore provinciale alla cultura Sabrina Kasslatter Mur ha invocato: “Toglietela, ci offende, non siamo a New York“, tanto per far comprendere dove bisogna spostarsi perchè l’arte abbia la libertà d’espressione.
Giuseppe Betori, segretario della Conferenza episcopale, aveva detto: “Siamo rammaricati per la fine del dialogo tra mondo dell’arte e mondo religioso”.
Il vescovo Wilhelm Egger afferma: “I sentimenti religiosi hanno il diritto di essere rispettati. La rana crocifissa esposta al nuovissimo Museion d’arte moderna ha stupito tanti visitatori del Museion e li ha feriti nei loro sentimenti religiosi. Una mostra di opere simili non aiuta alla pace tra le culture e le religioni”.
Il presidente di An Alessandro Urzì ha parlato di “atti blasfemi da parte degli autori”.
Dal canto suo Il Giornale, come sempre distinguendosi con l’analisi più approfondita, chiede provocatoriamente perchè, come al solito, si sfotte la religione cattolica e non quella islamica: a fare le spese della loro creatività (degli artisti) è sempre Gesù Cristo.
Non è poco.
Il presidente provinciale Luis Durnwalder aveva chiesto la rimozione dell’opera dell'artista Martin Kippenberger, collocata prorprio all’ingresso del nuovo Museion di Bolzano: “Si tratta di un’offesa”, lasciando anche intendere che l’artista era in realtà completamente pazzo: “Si tratta di un grande artista il cui vissuto è stato però caratterizzato da forti tensioni interiori e in questo caso sembra che egli abbia passato il segno”.
Il presidente del consiglio regionale Franz Pahl aveva addirittura minacciato lo sciopero della fame.
L’assessore provinciale alla cultura Sabrina Kasslatter Mur ha invocato: “Toglietela, ci offende, non siamo a New York“, tanto per far comprendere dove bisogna spostarsi perchè l’arte abbia la libertà d’espressione.
Giuseppe Betori, segretario della Conferenza episcopale, aveva detto: “Siamo rammaricati per la fine del dialogo tra mondo dell’arte e mondo religioso”.
Il vescovo Wilhelm Egger afferma: “I sentimenti religiosi hanno il diritto di essere rispettati. La rana crocifissa esposta al nuovissimo Museion d’arte moderna ha stupito tanti visitatori del Museion e li ha feriti nei loro sentimenti religiosi. Una mostra di opere simili non aiuta alla pace tra le culture e le religioni”.
Il presidente di An Alessandro Urzì ha parlato di “atti blasfemi da parte degli autori”.
Dal canto suo Il Giornale, come sempre distinguendosi con l’analisi più approfondita, chiede provocatoriamente perchè, come al solito, si sfotte la religione cattolica e non quella islamica: a fare le spese della loro creatività (degli artisti) è sempre Gesù Cristo.
martedì 12 agosto 2008
Waitin' south
Il blog di CJ chiude per ferie sino a fine mese.
Finalmente si parte, direzione sud, terra di Puglia.
Ormai diversi anni fa, abbiamo già visto quei luoghi carichi di storia, rimanendone folgorati. Abbiamo ammirato lo splendore abbagliante della luce sulle pietre color miele del barocco leccese, gli straordinari mosaici della cattedrale di Otranto, il mare celeste della Baia di Gallipoli, il mistero ottagonale di Castel del Monte, i sassi di tufo biancastro di Gravina e anche della vicina Matera, lo spettacolo della Cattedrale di Trani illuminata dal sole che tramonta sull'acqua, i buffi trulli di Alberobello e i vigneti della vicina Locorotondo, i paesi dell'interno salentino disseminati tra oliveti secolari e masserie ancora da ristrutturare, se ce ne sono ancora in giro, i paesi sempre in festa per la Madonna d'Agosto, con le strade invase da fettuccine colorate e da statue colossali.
Stavolta cercheremo di coprire le lacune del nostro primo viaggio, per cui lavoreremo di fioretto, per restare in tema con le Olimpiadi.
A proposito di Olimpiadi. Una polemichetta sterile, e politically uncorrect. Sono mesi che le tv di tutto il mondo ci mostrano le proteste - sacrosante, per carità, come tutte le volte si parla di diritti negati, lo ripeto: sacrosante - per la miope repressione cinese in Tibet. Di fronte a questi simpatici monaci, stretti nelle loro raffinatissime tuniche di raso arancio, si sono stracciati le vesti un pò tutti i leader dell'Occidente, salvo stringere rapporti economici sempre più stretti con quella che ormai è una delle più grandi potenze mondiali. Qualcuno non è andato alla cerimonia di inaugurazione di Pechino. Scelta rispettabile. Resta il fatto che, pochi giorni dopo, l'amico Putin ha bombardato l'Ossezia, in territorio georgiano, soffiando sul fuoco di quella che è una guerra, che ha già provocato migliaia di vittime: non sembra che la cosa abbia suscitato quel gran clamore. Evidentemente, gli Osseti non hanno quell'appeal mediatico dei monaci tibetani, che pubblicizzano persino - in compagnia di Richard Gere - la nuova Lancia Delta...
Tornando al sud, andremo dunque in tutti quei posti che l'altra volta fummo costretti a saltare: la bianca Ostuni, senza dubbio, poi la Puglia Imperiale (Barletta? Minervino?), la cattedrale di Bitonto, il Lago di Lesina, le saline di Margherita di Savoia, Martina Franca, forse Manduria per comprare il primitivo, e poi il paesaggio arido e desolato delle Murge.
E il mare, bellissimo, la costa adriatica (prima il Gragano, zona Peschici, e poi i Laghi Alimini) e quella ionica (Porto Selvaggio, Punta Prosciutto, le Maldive, Torre Mozza).
E infine la festa popolare della Notte della Taranta, con il gran finale il 23 a Melpignano (http://www.lanottedellataranta.it/concertone.php), nel mezzo della Grecia Salentina. Anche Stewart Copeland è passato di qui...
Vivremo insomma tutte le emozioni che solo la terra del sud è capace di regalare.
Il Sud, purtroppo, è anche Gomorra.
Siamo andati a vederlo anche noi, con Sandra. Era in programmazione al Cinema all'aperto, nella rassegna "Proiezioni Urbane: il Muro" promossa dall'Ordine degli Architetti con l'Arci. Penso che Garrone abbia fatto un gran lavoro, se ne è già parlato tanto, la mia voce di certo non aggiunge nulla. Ma non era facile mettere in scena il fortunatissimo romanzo, strutturato com'è in episodi spesso slegati tra loro. Le cose che non mi hanno convinto sono l'improvvisa redenzione dell'aiutante di Servillo, una via d'uscita che se non rammento male tra le pagine di Saviano non si trova, e l'incipit "a la videoclip", con un regolamento di conti in un wellness center della periferia napoletana, una (inutile) concessione facile allo spettacolo più truculento.
Memorabile, invece, la scena apocalittica di Ciro e del suo amico che imitano Scarface scaricando interi caricatori di un Kalashnikov nell'acqua, per poi dare fuoco a una piccola imbarcazione di legno ormeggiata a riva.
Qui:
Si è fatto tardi, è tempo di caricare le biciclette e le ultime cose sul camper. Libri, questi: con Sandra abbiamo scelto cose leggere, da Hornby a Soriano, l'ultimo Brizzi, e i best seller del momento, "L'eleganza del riccio" e "La solitudine dei numeri primi".
E l'immancabile "Gambero Rozzo", la guida alle trattorie e alle osterie più tipiche e tradizionali, anche se a dire al vero sarà meglio non esagerare con orecchiette e Negroamaro. Il gran premio delle sagre dell'estate travese ha lasciato infatti un'eredità pesante, la bilancia non mente. Quest'estate, il solito pienone in valle: peccato solo per la Festa della Birra, che CJ ha dovuto saltare per via della sua trasferta di studio spagnola... in ogni caso, quest'anno Sandra si è disimpegnata con classe tra piadine e nutella.
In assoluto, si parte con poche certezze, comunque, e una di queste è la conferma di Balotelli a 30 crediti.
Un saluto a tutti gli amici del blog, allora, dando appuntamento per il sondaggio di fine estate sul blog di Balckbado, quello sul Piace di tutti i tempi (anticipazioni: CJ voterà tra gli altri Stroppa, Carannante, Turrini e Signori) e segnalando una funzione aggiunta di recente (in basso nella colonna di destra), ovvero il Clustrmap, un indicatore visivo dei luoghi al mondo dai quali qualcuno si è collegato (in un arco di tempo sconosciuto...) almeno una volta con il blog.
Ci sono New York (Steve?), l'Andalusia (qui dovrebbe essere Gigiconti che doveva verificare la disfatta di Lupin III...) e persino la Thainlandia. O Kuala Lampur, non sono riuscito a individuare con certezza.: chi cazzo sarà, poi...
Divertente.
Finalmente si parte, direzione sud, terra di Puglia.
Ormai diversi anni fa, abbiamo già visto quei luoghi carichi di storia, rimanendone folgorati. Abbiamo ammirato lo splendore abbagliante della luce sulle pietre color miele del barocco leccese, gli straordinari mosaici della cattedrale di Otranto, il mare celeste della Baia di Gallipoli, il mistero ottagonale di Castel del Monte, i sassi di tufo biancastro di Gravina e anche della vicina Matera, lo spettacolo della Cattedrale di Trani illuminata dal sole che tramonta sull'acqua, i buffi trulli di Alberobello e i vigneti della vicina Locorotondo, i paesi dell'interno salentino disseminati tra oliveti secolari e masserie ancora da ristrutturare, se ce ne sono ancora in giro, i paesi sempre in festa per la Madonna d'Agosto, con le strade invase da fettuccine colorate e da statue colossali.
Stavolta cercheremo di coprire le lacune del nostro primo viaggio, per cui lavoreremo di fioretto, per restare in tema con le Olimpiadi.
A proposito di Olimpiadi. Una polemichetta sterile, e politically uncorrect. Sono mesi che le tv di tutto il mondo ci mostrano le proteste - sacrosante, per carità, come tutte le volte si parla di diritti negati, lo ripeto: sacrosante - per la miope repressione cinese in Tibet. Di fronte a questi simpatici monaci, stretti nelle loro raffinatissime tuniche di raso arancio, si sono stracciati le vesti un pò tutti i leader dell'Occidente, salvo stringere rapporti economici sempre più stretti con quella che ormai è una delle più grandi potenze mondiali. Qualcuno non è andato alla cerimonia di inaugurazione di Pechino. Scelta rispettabile. Resta il fatto che, pochi giorni dopo, l'amico Putin ha bombardato l'Ossezia, in territorio georgiano, soffiando sul fuoco di quella che è una guerra, che ha già provocato migliaia di vittime: non sembra che la cosa abbia suscitato quel gran clamore. Evidentemente, gli Osseti non hanno quell'appeal mediatico dei monaci tibetani, che pubblicizzano persino - in compagnia di Richard Gere - la nuova Lancia Delta...
Tornando al sud, andremo dunque in tutti quei posti che l'altra volta fummo costretti a saltare: la bianca Ostuni, senza dubbio, poi la Puglia Imperiale (Barletta? Minervino?), la cattedrale di Bitonto, il Lago di Lesina, le saline di Margherita di Savoia, Martina Franca, forse Manduria per comprare il primitivo, e poi il paesaggio arido e desolato delle Murge.
E il mare, bellissimo, la costa adriatica (prima il Gragano, zona Peschici, e poi i Laghi Alimini) e quella ionica (Porto Selvaggio, Punta Prosciutto, le Maldive, Torre Mozza).
E infine la festa popolare della Notte della Taranta, con il gran finale il 23 a Melpignano (http://www.lanottedellataranta.it/concertone.php), nel mezzo della Grecia Salentina. Anche Stewart Copeland è passato di qui...
Vivremo insomma tutte le emozioni che solo la terra del sud è capace di regalare.
Il Sud, purtroppo, è anche Gomorra.
Siamo andati a vederlo anche noi, con Sandra. Era in programmazione al Cinema all'aperto, nella rassegna "Proiezioni Urbane: il Muro" promossa dall'Ordine degli Architetti con l'Arci. Penso che Garrone abbia fatto un gran lavoro, se ne è già parlato tanto, la mia voce di certo non aggiunge nulla. Ma non era facile mettere in scena il fortunatissimo romanzo, strutturato com'è in episodi spesso slegati tra loro. Le cose che non mi hanno convinto sono l'improvvisa redenzione dell'aiutante di Servillo, una via d'uscita che se non rammento male tra le pagine di Saviano non si trova, e l'incipit "a la videoclip", con un regolamento di conti in un wellness center della periferia napoletana, una (inutile) concessione facile allo spettacolo più truculento.
Memorabile, invece, la scena apocalittica di Ciro e del suo amico che imitano Scarface scaricando interi caricatori di un Kalashnikov nell'acqua, per poi dare fuoco a una piccola imbarcazione di legno ormeggiata a riva.
Qui:
Si è fatto tardi, è tempo di caricare le biciclette e le ultime cose sul camper. Libri, questi: con Sandra abbiamo scelto cose leggere, da Hornby a Soriano, l'ultimo Brizzi, e i best seller del momento, "L'eleganza del riccio" e "La solitudine dei numeri primi".
E l'immancabile "Gambero Rozzo", la guida alle trattorie e alle osterie più tipiche e tradizionali, anche se a dire al vero sarà meglio non esagerare con orecchiette e Negroamaro. Il gran premio delle sagre dell'estate travese ha lasciato infatti un'eredità pesante, la bilancia non mente. Quest'estate, il solito pienone in valle: peccato solo per la Festa della Birra, che CJ ha dovuto saltare per via della sua trasferta di studio spagnola... in ogni caso, quest'anno Sandra si è disimpegnata con classe tra piadine e nutella.
In assoluto, si parte con poche certezze, comunque, e una di queste è la conferma di Balotelli a 30 crediti.
Un saluto a tutti gli amici del blog, allora, dando appuntamento per il sondaggio di fine estate sul blog di Balckbado, quello sul Piace di tutti i tempi (anticipazioni: CJ voterà tra gli altri Stroppa, Carannante, Turrini e Signori) e segnalando una funzione aggiunta di recente (in basso nella colonna di destra), ovvero il Clustrmap, un indicatore visivo dei luoghi al mondo dai quali qualcuno si è collegato (in un arco di tempo sconosciuto...) almeno una volta con il blog.
Ci sono New York (Steve?), l'Andalusia (qui dovrebbe essere Gigiconti che doveva verificare la disfatta di Lupin III...) e persino la Thainlandia. O Kuala Lampur, non sono riuscito a individuare con certezza.: chi cazzo sarà, poi...
Divertente.
domenica 10 agosto 2008
Per un blog ci vuole una buona dose di autoironia, c'è sempre il rischio di prendersi troppo sul serio.
Nel presentare il suo, di blog, Richard Thompson - geniale autore di Cul de Sac, una divertentissima strip ambientata in un'anonima cittadina del middle America - scrive:
"la blogosfera, una comunità virtuale di web logs interconnessi, ha annunciato oggi l'aggiunta del suo ennemiliardesimo membro quando la Signorina Myrna Hummel ha lanciato il suo blog, "I PENSIERI A CASACCIO DI MYRNA".
Il primo post, "FORSE QUESTO PREPARATO PER FRITTELLE E' VECCHIO", è stato rapidamente linkato da oltre 5 milioni di blog e si adatta perfettamente al non dichiarato mandato della blogosfera:
* la diffusione di aneddoti e osservazioni privi di senso;
* l'espressione di opinioni mal informate;
* la circolazione di foto di gatti.
In effetti, il bloggare gatti è motivo di preoccupazione. I bloggers sono così in sovrannumero rispetto ai gatti che c'è una forte penuria di gatti non bloggati."
(http://richardspooralmanac.blogspot.com)
Di gatti a Fiorano non se ne vedono più, proprio adesso che sarebbero stati così utili con tutte queste pantegane.
Però c'è Oscar.
Il blog di CJ potrebbe, allora, occuparsi di Oscar.
Ieri, io e Agnese l'abbiamo portato a fare il bagno in Trebbia. Siamo andati su una spiaggetta di sassi bianchi vicina alla confluenza del Dorba, sotto la rocca di Caverzago. Avreste dovuto vedere com'era contento. E anche Agnese lo era.
Cazzo, il vecchio Oscar sono già otto anni che sta con noi.
Una presenza sempre più silenziosa, a tratti impalpabile, discreta: ormai si agita solo se c'è in giro una spiedata...
Ma ne ha combinate di tutti i colori, in questi anni. Dagli incontri ravvicinati con il rottweil dei napoletani del villone qui sopra, alle due ferite che ha inferto al golden del barbiere. Persino il bastardino di mio cugino, circa un anno fa, se n'è tornato a casa con un bel buco in un orecchio. L'aveva sigato tutta la sera, però, mi disse Sandra.
L'episodio più memorabile rimane quando, saranno stati tre o quattro anni fa, la nostra vicina Linda lo trovò alle sei del mattino appeso a una ringhiera insanguinata, nei pressi del ponte di Statto. Aveva un'asta di metallo infilata nello scroto, lo stronzo, tanto che le operazioni per liberarlo durarono diversi minuti, alla Linda toccò sguainarlo a mani nude. Il veterinario dovette somministrargli parecchie dosi di anestetico per riuscire a curarlo a dovere. Poveraccio, era là, piegato sul lettino, con la sigaretta in bocca e la barba poco curata - l'avevo tirato giù dal letto alle sei e mezzo - impassibile nel suo lavoro di cucitura. E' stato fortunato, mi disse. La spranga si è infilata proprio tra i due testicoli. Poteva andargli molto peggio. Cazzi suoi, pensai. Questa volta, fuor di metafora. Alla fine delle operazioni, che durarono tre ore o poco più, il tipo mi chiese 70 euro, Iva compresa. Io ne avrei chieste 700, risposi io, ringraziandolo.
Mezzo labrador, mezzo pastore maremmano, Oscar è proprio un bell'incrocio.
Così almeno ha sentenziato l'esperto del canile, quando siamo andati a prelevarlo, anche se il suo pelo folto e gonfio a noi ricorda più i canidi da slitta, tipo samoyedo. Ero andato ai primi di ottobre là, l'anno era il 2000, per regalare un cane a Gio Jr. Non ne avevo mai potuto tenerlo uno, in città. Mia madre diceva sempre che lo vietava il regolamento di condominio. Allora perchè i signori del terzo piano tengono Jack, un fottuto cocker che scivola sempre con le sue zampone sulle scale appena lucidate dalla Nanda? Perchè Jack è vecchio, rispondeva lei. Cos'avrà mai voluto dire, non lo so.
Tornando al canile, successe che dopo aver visitato decine e decine di gabbioni di ferro zincato accompagnato dall'incessante guaire dei poveri reclusi, ancora non ne avevo trovato uno che mi sfarfallasse. Erano tutti dei bastardini piccoli e tozzi, spelacchiati e dallo sguardo triste. Stavo già male al solo pensiero di ritirarmi dalle mie intenzioni, dopo essere entrato nel recinto principale con tronfie dichiarazioni circa il mio volerne adottare uno. Avrei deluso le aspettative dell'assistente, una tipa che amava i cani più degli uomini, parole sue. Allora le domandai come mai non ci fossero cani di grossa taglia. Perchè non me lo hai detto prima, mi fece lei, quelli lì non li vuole mai nessuno, sono troppo impegnativi. Così, appena entrai nel reparto dei bestioni, fu Oscar che scelse me, aggrappandosi furiosamente alla rete, cercando di leccarmi una mano per dimostrarmi tutto l'affetto che avrebbe saputo, e voluto, donarci.
Nel presentare il suo, di blog, Richard Thompson - geniale autore di Cul de Sac, una divertentissima strip ambientata in un'anonima cittadina del middle America - scrive:
"la blogosfera, una comunità virtuale di web logs interconnessi, ha annunciato oggi l'aggiunta del suo ennemiliardesimo membro quando la Signorina Myrna Hummel ha lanciato il suo blog, "I PENSIERI A CASACCIO DI MYRNA".
Il primo post, "FORSE QUESTO PREPARATO PER FRITTELLE E' VECCHIO", è stato rapidamente linkato da oltre 5 milioni di blog e si adatta perfettamente al non dichiarato mandato della blogosfera:
* la diffusione di aneddoti e osservazioni privi di senso;
* l'espressione di opinioni mal informate;
* la circolazione di foto di gatti.
In effetti, il bloggare gatti è motivo di preoccupazione. I bloggers sono così in sovrannumero rispetto ai gatti che c'è una forte penuria di gatti non bloggati."
(http://richardspooralmanac.blogspot.com)
Di gatti a Fiorano non se ne vedono più, proprio adesso che sarebbero stati così utili con tutte queste pantegane.
Però c'è Oscar.
Il blog di CJ potrebbe, allora, occuparsi di Oscar.
Ieri, io e Agnese l'abbiamo portato a fare il bagno in Trebbia. Siamo andati su una spiaggetta di sassi bianchi vicina alla confluenza del Dorba, sotto la rocca di Caverzago. Avreste dovuto vedere com'era contento. E anche Agnese lo era.
Cazzo, il vecchio Oscar sono già otto anni che sta con noi.
Una presenza sempre più silenziosa, a tratti impalpabile, discreta: ormai si agita solo se c'è in giro una spiedata...
Ma ne ha combinate di tutti i colori, in questi anni. Dagli incontri ravvicinati con il rottweil dei napoletani del villone qui sopra, alle due ferite che ha inferto al golden del barbiere. Persino il bastardino di mio cugino, circa un anno fa, se n'è tornato a casa con un bel buco in un orecchio. L'aveva sigato tutta la sera, però, mi disse Sandra.
L'episodio più memorabile rimane quando, saranno stati tre o quattro anni fa, la nostra vicina Linda lo trovò alle sei del mattino appeso a una ringhiera insanguinata, nei pressi del ponte di Statto. Aveva un'asta di metallo infilata nello scroto, lo stronzo, tanto che le operazioni per liberarlo durarono diversi minuti, alla Linda toccò sguainarlo a mani nude. Il veterinario dovette somministrargli parecchie dosi di anestetico per riuscire a curarlo a dovere. Poveraccio, era là, piegato sul lettino, con la sigaretta in bocca e la barba poco curata - l'avevo tirato giù dal letto alle sei e mezzo - impassibile nel suo lavoro di cucitura. E' stato fortunato, mi disse. La spranga si è infilata proprio tra i due testicoli. Poteva andargli molto peggio. Cazzi suoi, pensai. Questa volta, fuor di metafora. Alla fine delle operazioni, che durarono tre ore o poco più, il tipo mi chiese 70 euro, Iva compresa. Io ne avrei chieste 700, risposi io, ringraziandolo.
Mezzo labrador, mezzo pastore maremmano, Oscar è proprio un bell'incrocio.
Così almeno ha sentenziato l'esperto del canile, quando siamo andati a prelevarlo, anche se il suo pelo folto e gonfio a noi ricorda più i canidi da slitta, tipo samoyedo. Ero andato ai primi di ottobre là, l'anno era il 2000, per regalare un cane a Gio Jr. Non ne avevo mai potuto tenerlo uno, in città. Mia madre diceva sempre che lo vietava il regolamento di condominio. Allora perchè i signori del terzo piano tengono Jack, un fottuto cocker che scivola sempre con le sue zampone sulle scale appena lucidate dalla Nanda? Perchè Jack è vecchio, rispondeva lei. Cos'avrà mai voluto dire, non lo so.
Tornando al canile, successe che dopo aver visitato decine e decine di gabbioni di ferro zincato accompagnato dall'incessante guaire dei poveri reclusi, ancora non ne avevo trovato uno che mi sfarfallasse. Erano tutti dei bastardini piccoli e tozzi, spelacchiati e dallo sguardo triste. Stavo già male al solo pensiero di ritirarmi dalle mie intenzioni, dopo essere entrato nel recinto principale con tronfie dichiarazioni circa il mio volerne adottare uno. Avrei deluso le aspettative dell'assistente, una tipa che amava i cani più degli uomini, parole sue. Allora le domandai come mai non ci fossero cani di grossa taglia. Perchè non me lo hai detto prima, mi fece lei, quelli lì non li vuole mai nessuno, sono troppo impegnativi. Così, appena entrai nel reparto dei bestioni, fu Oscar che scelse me, aggrappandosi furiosamente alla rete, cercando di leccarmi una mano per dimostrarmi tutto l'affetto che avrebbe saputo, e voluto, donarci.
giovedì 7 agosto 2008
QUASI COME KEROUAC, 04
(July 24th, 1994) - SECONDA PARTE
La strada taglia il Sonoran Desert in due porzioni uguali.
Attraversiamo questa landa arida e desolata con tantissimo entusiasmo e voglia di stupirci. Siamo gasati. La radio è a manetta. Sono le due del pomeriggio, e la temperatura sfiora i quaranta.
I laghi di Cadiz e Danby, incastonati tra le Iron e le Calumet Mountains, sono quasi un miraggio, un'oasi, dopo tante miglia di nulla e poi nulla. Oltrepassato il Granite Pass, incontriamo per la prima volta il fiume Colorado, che diventerà nostro fedele compagno di viaggio nei prossimi giorni. Il grande fiume costituirà, per lunghi tratti nel futuro del nostro viaggio, il confine tra gli stati della California e dell'Arizona, il Grand Canyon State.
Sulla Statale n. 62 non ci sono segni di vita, o quasi. Incontriamo una casa, o meglio la sua cassetta della posta (sempre collocata sulla strada principale, mentre le case a volte sono in fondo a lunghi viottoli polverosi), solo ogni morte di Papa.
La Camry viaggia a tutto gas. Ci avevano avvertiti che in California sono inflessibili contro gli eccessi di velocità. Se passi i limiti di un tot, ti portano dentro una notte, e la passi in cella, non ci sono di cazzi. Ma qui nel deserto, sembra impossibile incontrare una pattuglia. Dovrebbero scovarci con l'elicottero. Tipo Punto Zero. Tipo Kowalski. Ma per quale motivo dovrebbero seguirci con un elicottero, poi? Avranno dell'altro da fare, che seguire tre stronzi di turisti italiani su una fottuta Toyota a noleggio, pensiamo.
La lancetta del carburante crolla paurosamente. Succede tutto all'improvviso: dieci minuti prima segnava quasi un quarto di serbatoio.
Merda, siamo in riserva sparata.
Rallentiamo.
Big controlla la mappa. A dieci miglia da qui, nel buco del culo del mondo, è segnata una località chiamata Rice, proprio al bivio con una strada secondaria che corre verso sud, parallela alla ferrovia che porta al confine messicano.
Procediamo a bassa velocità, aiutati dal cruise control, un meccanismo per noi nuovo che non ti permette di superare un limite prefissato.
Merda.
Scorgiamo due case diroccate in lontananza, ai margini della statale.
Su una delle due costruzioni vi è ancora dipinta una scritta: WELCOME TO RICE. Poco più in là, un distributore abbandonato da anni. Nel piazzale c'è un auto con il cofano aperto, e il suo proprietario steso a terra a torso nudo, apparentemente addormentato.
Cazzo, faremo la sua fine, pensiamo.
Riprendiamo la marcia, e come per miracolo la lancetta risale un pò. Tra dieci miglia dovremmo essere a Grommet, così almeno dice la nostra carta. Non ci nascondiamo che ci sono discrete possibilità che Grommet possa essere come Rice, l'ennesimo villaggio fantasma in queste terre di frontiera. Avamposti dimenticati della mitica corsa all'oro che si scatenò nel secolo scorso.
Così è, infatti.
Anche a Grommet non c'è un cazzo di niente.
Adesso sì che siamo preoccupati. Qui in California chi rimane senza benzina si becca anche una pesante sanzione, oltre al fatto che su questa strada non passa un cazzo di nessuno e di telefoni neanche a parlarne...
Diciannove miglia più avanti la mappa segnala Vidal Junction, a poche miglia dal confine. Arriviamo lì con il motore che procede letteralmente a strappi, cercando di pescare le ultime gocce di nettare vitale dal serbatoio. Ancora tre o quattro miglia e non ce l'avremmo fatta. Facciamo il pieno in una stazione si servizio della Shell, e mentre ci godiamo lo scampato pericolo ci diciamo che non aspetteremo più di restare in riserva.
In Arizona il deserto è ancora più deserto.
Costeggiamo il Cactus Plain, una distesa infinita di saguari, il cactus più familiare nel paesaggio dell'Arizona meridionale. La strada statale n. 95 ci conduce a Quartzsite, dove imbocchiamo la Freeway n. 10 in direzione est verso Phoenix, la capitale.
Il sole è sempre alto all'orizzonte, e ci accompagna durante la nostra cavalcata attraverso il Ranegras Plain, le Big Horn Mountains, il Tonopah Desert. In realtà, il paesaggio è sempre uguale: rocce, sabbia rossa e cactus. E poi ancora rocce, sabbia rossa e cactus.
Qunado giungiamo a Phoenix, il sole sta tramontando e regala uno scenario assai spettacolare. La vista di questa magnifica cattedrale del deserto, questa selva di guglie e grattacieli illuminati dalla sua luce rossastra resterà indimenticabile. La freeway penetra nel superbo skyline metropolitano come nel ventre di un mostro, e offre una serie di vedute mozzafiato. Sostiamo all'Heritage Place per una rapida visita, ma il caldo è insopportabile.
Esausti, ci mettiamo in cerca di un posto decente dove passare la notte. Lo troviamo sulla strada in direzione est, verso Scottdale, un Motel pulito con una piccola piscina in cortile, dove ci immergiamo subito dopo esserci liberati dei bagagli. Il bagno notturno ci ritempra e offre un temporaneo sollievo alla terribile calura.
Usciamo per la cena a un orario assurdo. Verso le undici, prendiamo un tavolo al ristorante messicano lì a fianco. Il gestore, Tom, è un tipo robusto con due bei baffoni neri. Ci chiava più di cinquanta verdoni a cranio per dei tacos e delle tortillas col chili, ma rimane un tipo simpatico. Altri posti dove mangiare non ce ne sono. Cazzo doveva fare? Era chiaro che ci avrebbe chiavato.
La clientela del locale ci piace meno. Puttane attempate, facce rugose e vissute da giocatori d'azzardo e da magnaccia, bevitori di birra di mezza marca che alzano la voce, sempre in cerca di un pretesto per scatenare una rissa.
Non è il caso di restare a fare due chacchiere conviviali, pensiamo.
Sarà meglio se andiamo a controllare se c'è ancora tutto nella nostra stanza.
La strada taglia il Sonoran Desert in due porzioni uguali.
Attraversiamo questa landa arida e desolata con tantissimo entusiasmo e voglia di stupirci. Siamo gasati. La radio è a manetta. Sono le due del pomeriggio, e la temperatura sfiora i quaranta.
I laghi di Cadiz e Danby, incastonati tra le Iron e le Calumet Mountains, sono quasi un miraggio, un'oasi, dopo tante miglia di nulla e poi nulla. Oltrepassato il Granite Pass, incontriamo per la prima volta il fiume Colorado, che diventerà nostro fedele compagno di viaggio nei prossimi giorni. Il grande fiume costituirà, per lunghi tratti nel futuro del nostro viaggio, il confine tra gli stati della California e dell'Arizona, il Grand Canyon State.
Sulla Statale n. 62 non ci sono segni di vita, o quasi. Incontriamo una casa, o meglio la sua cassetta della posta (sempre collocata sulla strada principale, mentre le case a volte sono in fondo a lunghi viottoli polverosi), solo ogni morte di Papa.
La Camry viaggia a tutto gas. Ci avevano avvertiti che in California sono inflessibili contro gli eccessi di velocità. Se passi i limiti di un tot, ti portano dentro una notte, e la passi in cella, non ci sono di cazzi. Ma qui nel deserto, sembra impossibile incontrare una pattuglia. Dovrebbero scovarci con l'elicottero. Tipo Punto Zero. Tipo Kowalski. Ma per quale motivo dovrebbero seguirci con un elicottero, poi? Avranno dell'altro da fare, che seguire tre stronzi di turisti italiani su una fottuta Toyota a noleggio, pensiamo.
La lancetta del carburante crolla paurosamente. Succede tutto all'improvviso: dieci minuti prima segnava quasi un quarto di serbatoio.
Merda, siamo in riserva sparata.
Rallentiamo.
Big controlla la mappa. A dieci miglia da qui, nel buco del culo del mondo, è segnata una località chiamata Rice, proprio al bivio con una strada secondaria che corre verso sud, parallela alla ferrovia che porta al confine messicano.
Procediamo a bassa velocità, aiutati dal cruise control, un meccanismo per noi nuovo che non ti permette di superare un limite prefissato.
Merda.
Scorgiamo due case diroccate in lontananza, ai margini della statale.
Su una delle due costruzioni vi è ancora dipinta una scritta: WELCOME TO RICE. Poco più in là, un distributore abbandonato da anni. Nel piazzale c'è un auto con il cofano aperto, e il suo proprietario steso a terra a torso nudo, apparentemente addormentato.
Cazzo, faremo la sua fine, pensiamo.
Riprendiamo la marcia, e come per miracolo la lancetta risale un pò. Tra dieci miglia dovremmo essere a Grommet, così almeno dice la nostra carta. Non ci nascondiamo che ci sono discrete possibilità che Grommet possa essere come Rice, l'ennesimo villaggio fantasma in queste terre di frontiera. Avamposti dimenticati della mitica corsa all'oro che si scatenò nel secolo scorso.
Così è, infatti.
Anche a Grommet non c'è un cazzo di niente.
Adesso sì che siamo preoccupati. Qui in California chi rimane senza benzina si becca anche una pesante sanzione, oltre al fatto che su questa strada non passa un cazzo di nessuno e di telefoni neanche a parlarne...
Diciannove miglia più avanti la mappa segnala Vidal Junction, a poche miglia dal confine. Arriviamo lì con il motore che procede letteralmente a strappi, cercando di pescare le ultime gocce di nettare vitale dal serbatoio. Ancora tre o quattro miglia e non ce l'avremmo fatta. Facciamo il pieno in una stazione si servizio della Shell, e mentre ci godiamo lo scampato pericolo ci diciamo che non aspetteremo più di restare in riserva.
In Arizona il deserto è ancora più deserto.
Costeggiamo il Cactus Plain, una distesa infinita di saguari, il cactus più familiare nel paesaggio dell'Arizona meridionale. La strada statale n. 95 ci conduce a Quartzsite, dove imbocchiamo la Freeway n. 10 in direzione est verso Phoenix, la capitale.
Il sole è sempre alto all'orizzonte, e ci accompagna durante la nostra cavalcata attraverso il Ranegras Plain, le Big Horn Mountains, il Tonopah Desert. In realtà, il paesaggio è sempre uguale: rocce, sabbia rossa e cactus. E poi ancora rocce, sabbia rossa e cactus.
Qunado giungiamo a Phoenix, il sole sta tramontando e regala uno scenario assai spettacolare. La vista di questa magnifica cattedrale del deserto, questa selva di guglie e grattacieli illuminati dalla sua luce rossastra resterà indimenticabile. La freeway penetra nel superbo skyline metropolitano come nel ventre di un mostro, e offre una serie di vedute mozzafiato. Sostiamo all'Heritage Place per una rapida visita, ma il caldo è insopportabile.
Esausti, ci mettiamo in cerca di un posto decente dove passare la notte. Lo troviamo sulla strada in direzione est, verso Scottdale, un Motel pulito con una piccola piscina in cortile, dove ci immergiamo subito dopo esserci liberati dei bagagli. Il bagno notturno ci ritempra e offre un temporaneo sollievo alla terribile calura.
Usciamo per la cena a un orario assurdo. Verso le undici, prendiamo un tavolo al ristorante messicano lì a fianco. Il gestore, Tom, è un tipo robusto con due bei baffoni neri. Ci chiava più di cinquanta verdoni a cranio per dei tacos e delle tortillas col chili, ma rimane un tipo simpatico. Altri posti dove mangiare non ce ne sono. Cazzo doveva fare? Era chiaro che ci avrebbe chiavato.
La clientela del locale ci piace meno. Puttane attempate, facce rugose e vissute da giocatori d'azzardo e da magnaccia, bevitori di birra di mezza marca che alzano la voce, sempre in cerca di un pretesto per scatenare una rissa.
Non è il caso di restare a fare due chacchiere conviviali, pensiamo.
Sarà meglio se andiamo a controllare se c'è ancora tutto nella nostra stanza.
lunedì 4 agosto 2008
Viene spontaneo citare per l'ennesima volta un titolo di Cuore per commentare a dovere il risultato delle semifinali del mitico Grande Sondaggio dell'estate, che questa volta ha sfondato il muro dei 70 voti. Ancora una volta, infatti, alcuni sospetti movimenti di voti hanno rischiato di alterare il significato della consultazione.
Molto strani, a giudizio del Comitato dei Garanti, sono soprattutto i due ex aequo dei gironi 2 e 3...
Il sospetto è che qualcuno stia cercando di boicottare il blog di Country Joe.
Perchè inizia a dare fastidio.
E' come Poldo, cazzo.
Che fine ha fatto Poldo Sbaffini?
L'amico di Braccio di Ferro che non faceva altro che mangiarsi dei panini...
Ho fatto una ricerca su di lui sul web:
Incontriamo per la prima volta Poldo nel 1931 in occasione di un incontro di boxe tra Popeye ed il generale Bunzo. Poldo Sbaffini (o Sbafini) è lo sciatto e viscido arbitro del match. Viscidità che nel corso degli anni lo spinge a compiere i gesti più meschini pur di ottenere il suo scopo primario: un panino a sbafo.
Poldo fa della sua disoccupazione uno “status”. Il suo è uno stato di parassitismo che obbedisce all’innato istinto di sopravvivenza.
La catena di ristoro americana Wimpy, specializzata naturalmente in hamburger, prende appunto il “cognome” da questo goloso personaggio
Il Sistema lo disprezzava, non c'è alcun dubbio...
Qualcuno ha visto un cartoon di Popeye, ultimamente?
Io sì, diversi, con Agnese.
Ebbene, Poldo non c'è più.
L'hanno fatto fuori.
Evidentemente, era un personaggio scomodo...
Tant'è.
Ecco il verdetto:
Girone 1: WILLIE 52 (72%), Lupo de Lupis 15, Silvestro 3, Grisou 2;
Girone 2: LUPIN III e PELINE 31, Jeeg 6, Holly e Benij 3;
Girone 3: BARBAPAPA' e NICK CARTER 32, Flinstones 5, Winnie 1;
Girone 4: CAPITAN HARLOCK 36, Wackie Races 24, South Park, Futurama 2, Spot The Pingeon 1.
Pronti per la finalissima?
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