Alla fine, la rana resta al suo posto.
Non è poco.
Il presidente provinciale Luis Durnwalder aveva chiesto la rimozione dell’opera dell'artista Martin Kippenberger, collocata prorprio all’ingresso del nuovo Museion di Bolzano: “Si tratta di un’offesa”, lasciando anche intendere che l’artista era in realtà completamente pazzo: “Si tratta di un grande artista il cui vissuto è stato però caratterizzato da forti tensioni interiori e in questo caso sembra che egli abbia passato il segno”.
Il presidente del consiglio regionale Franz Pahl aveva addirittura minacciato lo sciopero della fame.
L’assessore provinciale alla cultura Sabrina Kasslatter Mur ha invocato: “Toglietela, ci offende, non siamo a New York“, tanto per far comprendere dove bisogna spostarsi perchè l’arte abbia la libertà d’espressione.
Giuseppe Betori, segretario della Conferenza episcopale, aveva detto: “Siamo rammaricati per la fine del dialogo tra mondo dell’arte e mondo religioso”.
Il vescovo Wilhelm Egger afferma: “I sentimenti religiosi hanno il diritto di essere rispettati. La rana crocifissa esposta al nuovissimo Museion d’arte moderna ha stupito tanti visitatori del Museion e li ha feriti nei loro sentimenti religiosi. Una mostra di opere simili non aiuta alla pace tra le culture e le religioni”.
Il presidente di An Alessandro Urzì ha parlato di “atti blasfemi da parte degli autori”.
Dal canto suo Il Giornale, come sempre distinguendosi con l’analisi più approfondita, chiede provocatoriamente perchè, come al solito, si sfotte la religione cattolica e non quella islamica: a fare le spese della loro creatività (degli artisti) è sempre Gesù Cristo.
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