lunedì 11 maggio 2009

K2


Dentro al bar non c'è quasi nessuno, sono tutti fuori sotto la toppia di cannette a giocare a scopone scientifico e a godere di un pallido sole mattutino.
C'è una sciarpa rossoblu in bell'evidenza, appoggiata al portabicchieri sospeso sul bancone in granito sardo.
Decido di tentare l'approccio: cosa fa il Bologna, domenica?
Ah, per mio conto si perde, mi risponde il barista, scrollando la testa sconsolato. E' un uomo di mezz'età, piuttosto stempiato, con uno stuzzicadenti incastrato negli incisivi inferiori.
Loro sono più forti, non dobbiamo nascondercelo, aggiunge lui guardandomi negli occhi con un'intensità tale da mettermi in imbarazzo. Neanche mi stesse rivelando il segreto di Fatima.
Si perde?, dico io.
Lui secco: sì.
Allora è finita, faccio io. Se si perde a Torino si va in B.
Si va in B sì, fa lui.
Accidenti, rispondo io contrariato. E intanto penso, merda, quest'uomo è davvero un gufo, oppure dice così solo per una questione di scaramanzia.
Speravo ci fosse piu' ottimismo, butto lì.
E' un K2, mi risponde lui.
Il K2 che?, domando io.
Guarda, per mio conto è come se avessimo davanti il K2 da scalare...

Sorseggio il mio caffe' scorrendo rapidamente i titoli di Stadio, che qui è più popolare della Gazzetta. Sono in un bar di Sasso Marconi, in una pausa dal cantiere che seguo ormai da alcuni mesi, la ristrutturazione della vecchia casa in sasso della zia Tina, a poche curve dal centro del paese, sulla strada statale Porrettana.
Cazzo, penso, il K2 è una montagna davvero ostica.
La Montagna Selvaggia.
Le statistiche, insegna Wikipedia, dicono che in media per ogni 4 alpinisti che tentano la scalata, uno muore: fra gli Ottomila, il K2 ha il secondo più alto tasso di mortalità di scalata dopo l'Annapurna (dove minchia sarà mai, l'Annapurna...)

Lancio una monetina sul bancone ed esco dal bar, salutando il barista gufo-di-merda con un cenno del capo.
Raggiungo E*** che è in coda in tabaccheria, proprio lì a fianco.
Deve giocare al Superenalotto. Spera di racimolare una somma sufficiente per aggiustare paraurti e carrozzeria dell'auto: la settimana scorsa ha investito un capriolo sulla tangenziale, proprio qui al Sasso.
Due combinazioni da sette numeri, ovvero una probabilità di vincere su qualche milione.
Altro che K2.
Eppure c'è una confusione terrificante, in questo negozio grande poco più di uno sputo. Decine di anziani aspettano pazientemente il loro turno per avere un gratta e vinci. Qualcuno spinge, persino. Cazzo, devo stare attento a dove metto i piedi, dalla calca che c'è.
Questi bastardi ucciderebbero, per un grattino.
Forse è un effetto collaterale della crisi, penso io.
Se ne sentono di tutti i colori.
Un conoscente mi ha raccontato di aver assistito a un episodio sintomatico, recentemente. All'interno di un supermercato ha visto un signore di una certa età, tutto intabarrato in un lungo pastrano nero, avvicinarsi al reparto riviste, sfogliarne una di enigmistica, e poi estrarre un lapis e un piccolo taccuino a quadretti dove con calma si è ricopiato - da cima a fondo - gli schemi di un paio di sudoku, per poi riporre la rivista al suo posto.

Nel viaggio di ritorno verso casa, chiacchero con E***.
E*** viene dalla Bosnia.
Mi racconta che per il primo maggio è stato a casa, al suo villaggio d'origine, per gettare le fondamenta della casa del figlio, perchè prima o poi torneranno a casa. E' un paese immerso in una fitta foresta di querce e conifere. Montagne straordinarie, dice lui.
E*** ama il suo paese, e ne esalta con orgoglio le caratteristiche.
A volte con effetti quasi comici.
Da noi, mi disse una volta, si mangia da Dio (non come qua, avrebbe forse voluto aggiungere, non lo fece perchè ogni tanto probabilmente si rende conto di esagerare un pò...).
Un'altra volta, ammirando gli svincoli autostradali che si avviluppano labirintici attorno Piacenza, mi disse: cazzo, come è cambiata questa città in questi dieci anni. Sullo sfondo il capannone-monstre dell'Ikea emergeva dalla foschia densa di polveri e di odori. Cazzo, mi fa, guarda che bello: sembra Sarajevo, cazzo.
(anzi, no: lui dice "figa", è incredibile quante volte dice "figa" all'interno della stessa strada, per lui nato in Bosnia. Evidentemente è assai contagioso).

Procediamo lentamente, zigzagando tra le corsie dell'autostrada.
Un cartello vecchio di un paio d'anni ci dice che hanno steso asfalto drenante.
E*** mi dice di una fabbrica che una volta aveva piu' di trentamila operai, e adesso è praticamente deserta. Facevano di tutto, in quella fabbrica.
Tutto cosa, chiedo io.
Tutto quello che puoi immaginare: scarpe, macchine, vestiti, mobili, attrezzi, tutto.
Erano i tempi della grande Jugoslavia, dice lui.
Che nostalgia, aggiunge.
Piu' o meno i tempi del grande Bologna, dico io.

3 commenti:

paulette ha detto...

voglio l'indirizzo del gufo di merda, vedi dove gli infilo il suo fottuto stuzzicadenti..

paulette ha detto...

è morto compagnoni, eroe del K2, a 94 anni... papadopulo sarà il suo erede, alla faccia del gufo (doppaiemnte gufo, mi sembra che porti davvero sfiga...)

country joe ha detto...

pace all'anima sua, non era proprio un giovinetto...