Il paese si scopre ogni giorno sempre piu’ incattivito, ostile e intollerante verso i diversi, sempre piu’ ostaggio di una classe dirigente rozza e analfabeta.
Non stupisce, allora, che il sindaco di un piccolo paese lombardo decida di ribattezzare “White Christmas” (sic!) una sorta di caccia ai clandestini e agli stranieri irregolari, in nome del Natale.
Vogliamo soltanto iniziare a fare pulizia, si è giustificato lui peggiorando la situazione.
Siamo in missione per conto di Dio, direbbe Belushi.
In risposta al clima imperante da caccia alle streghe, il nostro consueto appuntamento musicale è dedicato ad alcuni dischi usciti nell’anno in corso e provenienti dalle piu’ svariate parti del globo terrestre.
Recentemente scoperto dall’immenso Jim Jarmush, Mulatu Astatke è il re dell’ethio jazz, mirabile fusione tra l’esperienza jazz piu’ classica e i suoni della sua Etiopia, un mix ricco di fascino danzante e influenzato dalla strumentazione e dai ritmi africani. Il suo incontro con gli Heliocentrics, eterogeneo collettivo guidato dal drummer Malcom Catto, propugnatore di un energico mix jazz-funk e noto per alcune collaborazioni con Madlib e Dj Shadow, ci regala l’ottimo “Inspiration Information Vol 3”: per alcuni siti specializzati è uno dei dischi dell’anno.
Ancora dall’Africa.
L’amico Gigio segnala i Tinariwen, un gruppo di nomadi nativi del Sahara (nord-est del Mali) e costretti - oltre trent’anni fa - a emigrare in Algeria e Libia a causa di una gravissima carestia. Il loro “Imidiwan: Companions” è un prezioso scrigno di crossover afro-rock, tra inaspettate venature blues e canti di ribellione incentrate sul desiderio di libertà del popolo tuareg.
Sempre il Gigio consiglia i Gilzene & the Blue Light Mento Band, il cui reggae di "Sweet Sweet Jamaica", sarebbe – sono parole sue – una bomba assoluta e inoltre la raccolta intitolata “Calypso @ Dirty Jim's / The Music & the Film", con la quale si è cercato ricreare lo spirito dell’isola di Trinidad negli anni '50, riunendo i veterani e le leggende viventi del calypso (Calypso Rose, Relator, Bomber, Mighty Terror e Lord Superior) per una straordinaria notte di grande musica.
Il viaggio del compositore etno-folk Beirut nel continente sudamericano - in Messico, per la precisione - ha invece prodotto due Ep piuttosto noiosi.
Spostandoci in Asia, merita il giusto riconoscimento anche “Slumdog Millionaire”, soundtrack dell’omonimo film di Danny Boyle, premio Oscar 2009 per la migliore colonna sonora originale - anche se a dire il vero il disco è uscito negli ultimi giorni del 2008 - composta da A.R. Rahman con il contributo di altri musicisti indiani come Tanvi Shah, M.I.A., Madhumitha, Alka Yagnik.
Un breve cenno, infine, a una gemma misconosciuta di questo anno che sta lentamente per finire. “Gala Drop” è l’album omonimo di un trio di musicisti di Lisbona (Nelson Gomes, Afonso Simões e Tiago Miranda) che propone un’affascinante miscela di sonorità e di influenze apparentemente inconciliabili. Sentite cosa scrive su di loro Ondarock.it:
“Se negli anni ‘80 Jon Hassell coniò la locuzione “fourth world” per descrivere la sua miscela di suoni retro-futuristi, allora questa dei Gala Drop è musica del quinto o sesto mondo (…) Immaginate una fusione a freddo di dub giamaicano, tribalismo bucolico alla Animal Collective ultima maniera, minimalismo percussivo alla Urban Sax, suggestioni esotiche Soul Jazz Records (Konk, Rekid, Grupo Oba Ilu) e kosmische musik alla Cluster, il tutto immerso nelle bolge sintetiche degli Heldon.
Insomma, musica da fuori di testa per gente fuori di testa”.
(L'opera è di Gerhard Richter)
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