di Marina, con un cut'n'paste dal mio classificone di fine anno:
Il personaggio è alquanto strambo, e con irriverenza mi apostrofa - There Is Love In You – il mio è stupore allo stato liquido, anzi sonoro.
Siamo in un locale, affollato, sottofondo di chitarre abrasive e fisarmoniche gitane, litanie trip-hop e cori terribilmente tetri.
La mia amica, la nuova regina della black music, è in bagno a rifarsi il trucco e mi ha lasciata sola in questo spazio fluido in continuo divenire, dove la gente cambia a ogni secondo, e sembran tutti creature solitarie impossibili da catalogare.
Questo però è diverso, pavento sia alienato e disturbato, a tratti persino paranoico, perché i suoi occhi ti guardano ma non sembra mica ti vedano veramente, chissà in quale vortice impressionante di suoni psichedelici è aggrovigliata la sua mente. Il suo abbigliamento lo si potrebbe definire bucolico e naif, piuttosto dimesso ma non cupo, invero originale. Non puzza, e questo è già una notizia in questo posto. Perché siamo in un posto fuori mano, il centro città è lontano e se guardo fuori dalle vetrate un po’ sporchine vedo un paesaggio contemporaneo alienato e alienante, di fronte un centro commerciale col suo bel parcheggio e a fianco un autolavaggio, più in là un groviglio di svincoli autostradali, dietro si lasciano immaginare le schiere interminabili di villette a schiera. Siamo finite qua alla ricerca dell’ultimo amore perduto della regina, lei d’altronde si innamora spesso, a modo suo con freschezza e immediatezza, poi la prende sempre nel culo, ma senza tema di smentite si può affermare che nelle sue storie non manca mai di intensità e originalità, mai una caduta di tensione o di stile.
Io la prego sempre di trovare un soggetto un cicinino meno claustrofobico e teso di quelli che con cui si accoppia di solito, magari più sofisticato e malinconico. Ma lei niente, le sue storie nascono e muoiono sempre in un caleidoscopio di emozioni allo stato puro, e quasi mai belle emozioni.
E adesso che cazzo starà facendo in bagno che non torna più, mentre il mio nuovo amico non ci pensa neanche a spostarsi dalla mia aura vitale, poi però ci ripensa e sale sul palchetto di pallets, imbraccia una chitarra elettrica e improvvisa un riff, c’è dentro di tutto, ma sopra quel tutto ci stanno una rabbia mai sopita e un sound graffiante, e passaggi fottutamente geniali. E non ero io l’oggetto del suo amore, non mi guarda neanche più perso nel suo mondo. Peccato.
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