martedì 23 settembre 2008

Crepe


Mi chiama un'amica e mi fa: una mia collega avrebbe bisogno di una tua consulenza, ha preso in affitto una vecchia casa in sasso, proprio lì dalle tue parti. E' preoccupata perchè ultimamente si sono aperte un pò di crepe, cioè, nulla di pericoloso, ma insomma, vorrebbe stare tranquilla...
Le dico, ok, d'accordo, dille di chiamarmi pure.
E' qua con me, mi dice lei.
Bene, passamela, dico io.
La tipa in questione mi dà appuntamento per quella stessa sera, presso il bivio sulla provinciale. Quando ormai il sole è tramontato, la trovo a piedi nel punto concordato, sul ciglio della strada. Le apro la portiera e la faccio salire e, dopo le presentazioni di rito, ci mettiamo in marcia verso la cima della collina.
La mulattiera sale irta nel bosco.
Dopo un paio di chilometri, lei mi dice di accostare la macchina. Siamo arrivati?, vorrei chiederle, anche se tutto attorno non vedo alcuna costruzione.
Da qui in poi è impossibile continuare, dice lei vedendomi perplesso, la strada si fa brutta, dopo quella curva ci aspetta il mio compagno, saliremo con lui.
Infatti lui è già in attesa su una vecchia Panda tutta ammaccata, con una portiera di colore diverso rispetto al resto della carrozzeria, i fari rotti e i sedili dall'imbottitura tutta sfondata che, merda, sembra di essere seduti sulla canna di una di quelle biciclette d'altri tempi.
Cristo santo, penso, questi qui tutte le volte che li va a trovare qualcuno devono mettere su una task-force con i controcazzi.
Il percorso è in effetti assai accidentato, ci sono buche che sembrano delle voragini, ma lui sembra infischiarsene, e le affronta a velocità folle, avanzando letteralmente a strappi. Perdiamo persino per strada un pezzo del paraurti, e siamo costretti a inserire la retromarcia per recuperarlo, anche se ormai dubitavo che potesse servire a qualcosa.
A un certo punto, appena prima di una rampa dalla pendenza vertigonosa, il tipo inchioda e poi esegue un paio di manovre in retromarcia, piuttosto scomposte per la verità, grazie alle quali la Panda rincula nel bosco, aggrappandosi a una scarpata ricoperta di cespugli di mirtilli e di felci.
Parcheggiamo qui?, chiedo io, sempre più disorientato.
No, cazzo, devo prendere un pò di rincorsa, dice lui, se no non non ce la facciamo. Tenetevi forte!, strilla, e poi accelera all'improvviso e si lancia sulla rampa di lancio, e a me par di decollare. Atterriamo pochi metri più avanti, e a quanto pare abbiamo superato l'ostacolo. Loro ridono e applaudono come due bambini. Evidentemente trovano la cosa molto divertente, io invece avrei voglia di vomitare.
Sono due fottuti squilibrati, penso, due cazzo di hippy fuori di testa.

A prima vista la casa sembra piuttosto conciata male, e a un esame approfondito è pure peggio. Avvicinandomi al portoncino di ingresso, mi accorgo che l'architrave è obliqua, gli stipiti laterali sono ceduti, e persino la soglia non è più in bolla. In pratica, il vano della porta ha una forma piuttosto irregolare, pare quasi un trapezio, scaleno se non erro. Lui apre con fatica l'uscio e poi cerca inutilmente di chiuderlo dietro di sè. Vedi, non si chiude più neppure la porta, mi dice. Annuisco, e intanto penso, lo so anch'io, sarà sempre così finchè non trovi una porta nuova a forma di trapezio scaleno del cazzo.
Entrando nel soggiorno ci investe l'acre odore dell'incenso.
C'è un divanetto imbottito in finta pelle con addosso alcune coperte ricamate a mano, una stufa di ghisa, un tavolino con una pila di libri e una radio a transistor su una mensola di legno. Nient'altro.
Il pavimento in pianelle di cotto è ceduto di schianto, sembra una catinella, al centro della stanza è più basso di almeno una spanna rispetto ai quattro lati. Quando entro nel cucinotto, uno stanzino misero con un lavello in pietra, un tavolino e due sedie in legno, non riesco a credere ai miei occhi: il solaio del piano di sopra è staccato dalle pareti perimetrali di quasi dieci centimetri, ci puoi infilare addirittura una mano, forse mezzo braccio. Molto comodo, dico, qualora decidiate di fare colazione a letto, cazzo, potete far passare tutto dalla fessura, anche se piuttosto pericoloso...
Le scale che portano al piano di sopra sono traballanti in modo inverosimile, anche se il tipo le ha un puntellate con delle barre di ferro arrugginito.
Di sopra lo scenario è inquietante, ci sono delle fessure talmente ampie che è possibile guardare fuori, verso la corte inghiaiata. La finestra della stanza da letto ha i vetri spaccati, talmente è deformata. Le travi del tetto sono appoggiate ormai solo sull'intonaco, e sono vicinissime al collasso.

Allora?, mi fa lui dopo un pò.
Il mio silenzio lo aveva reso un pò nervoso.
Qui sta crollando tutto, dico.
Dici sul serio?, dice lui.
Dico sul serio sì, cazzo.
Cazzo, dice lui.
Restare qui dentro è troppo pericoloso, dico. Da un momento all'altro il solaio della camera può cedere, e quando succede mica ti avverte. E se casca il solaio, può tirarsi dietro tutto il resto.
Cazzo, dice lui.
Lei scrolla la testa, visibilmente spaventata, forse sta pensando a tutti i rischi che hanno corso in questi mesi.
Usciamo a prendere una boccata d'aria.
Lui mi chiede: quanto ci vuole secondo te a mettere insieme ancora la baracca?
Così, su due piedi, è difficile darti una cifra, rispondo.
Lui dice: sai, potrei proprorre al proprietario della casa un accordo, ovvero io ristrutturo la casa a spese mie e in cambio non pago l'affitto.
Puoi star qui per i prossimi tre secoli a macca, penso io.
Cinquantamila euro, basteranno cinquantamila euro?, chiede speranzoso.
Ce ne vorranno più del doppio solo per l'involucro esterno, ribatto, poi devi aggiungere impianti, pavimenti, serramenti e tutto il resto. Buona parte della casa va demolita e ricostruita, non c'è altro da fare.
La Madonna, dice lui. Non si riesce proprio a tenerla su?
Al tuo posto non ci penserei neppure, aggiungo, sarebbe un'impresa disperata, oltre che un caso di vero e proprio accanimento terapeutico.
Lui annuisce. Improvvisamente, l'idea di ristrutturare questa casa deve sembrargli un'idea del cazzo.
Dobbiamo uscire di qui immediatamente?, mi chiede, recuperando un pò di sano pragmatismo.
Non ti sto dicendo di scappare stanotte, ma certo la cosa è urgente. Diciamo che potete prendervi il tempo per metter via le vostre cose. Avete un posto dove andare a stare?
Non mi rispondono.
Lui sta fissando un punto qualsiasi del soffitto.
Lei interrompe il silenzio: io non ho nessuna intenzione di restare qui a rischiare di fare la fine dei topi, dice.
Cosa pensi di fare?, chiede lui.
Ce ne andiamo subito, ecco cosa facciamo, risponde lei.
Cazzo, dice lui, proprio adesso che avevamo il frigorifero pieno.

(nell'immagine, "Cretto" di Alberto Burri, 1975)

N.B.: il post è largamente ispirato a un episodio realmente accaduto. Quello che è pura finzione, invece, è la descrizione dei personaggi, che nella realtà sono una simpatica coppia di "disobbedienti".

4 commenti:

Anonimo ha detto...

ripeto sei un fottuto genio del cazzo!!! un genio, ti dico...
a parte questo, tutta la mia umana comprensione alla Sandra che deve sorbirsi le "mosche" che tu le porti a casa :-)

Anonimo ha detto...

mi ha anche portato nella casa pericolante incinta di 6 mesi a mangiare una squisita polenta (per fortuna la tavola era preparata nel cortile e non dentro)

Anonimo ha detto...

in fondo è genio e sregolatezza...un po' il George Best dell'architettura piacentina

Gbattm ha detto...

La polenta era con le lenticchie e le salamelle, alla bergamasca, talmente buona che me la ricordo ancora. Però si trattava di tre-quattro anni prima di questo episodio...