lunedì 24 novembre 2008
Il cucchiaio e la neve
Sarà capitato anche a voi, almeno una volta.
Non potete vedere una partita di Champions perchè dovete andare, ad esempio, all'ennesima riunione di condominio per decidere la sostituzione delle grondaie in lamiera preverniciata e la tinteggiatura del vanoscala - le ultime tre volte avete dato la delega a quello del terzo piano, quel rottinculo che organizza sempre le riunioni tupperware, e se gli proponete di andare anche questa volta a vostro nome finisce che poi quello si incazza pure - e così decidete di registrare il match per vederlo con calma al rientro.
Tornando a casa, mettete in campo tutte le precauzioni utili e necessarie per evitare di venire a conoscenza del risultato.
Scegliete le strade più sfigate.
Camminate rasente il muro.
Evitate i bar e i luoghi di ritrovo notturni.
Vi infilate un passamontagna scuro per essere sicuri di non essere riconosciuti.
Spegnete il cellulare, perchè c'è sicuramente qualche amico stronzo che ha saputo e chi vi invierà un messaggio.
Per ora tutto liscio.
Ma.
Siete quasi sulla soglia di casa, siete lì che state frugando nel borsello alla ricerca delle chiavi, non si trovano mai, chiavi di merda, dove cazzo si saranno andate a cacciare, e dalla finestra di un appartamento lì di fronte percepite il flebile segnale di una radiolina a transistor:
- All'Olimpico, la Roma vince tre a zero. Cucchaio di Totti.
Merda.
Allora salite bestemmiando le scale, aprite la porta e lesti vi dirigete in cucina verso il frigorifero. Un sorso di birra ghiacciata e poi subito a letto, si fotta la partita, che gusto c'è adesso che sapete il risultato, e si fotta anche il cucchiaio di Totti.
(Che poi il cucchaio io ancora non l'ho visto, domenica sera ero nel bel mezzo del viaggio di ritorno da Lione, in un furgone ammaccato talmente saturo di flatulenze intestinali da assomigliare a un vagone piombato delle SS).
La stessa cosa è successa ieri mattina.
Io e Sandra eravamo ancora a letto, in quello strano e piacevole dormiveglia che precede la sveglia mattutina.
Fuori non era ancora l'alba.
Arriva un sms.
E' il Gio, che ci dice:
- E' nevicato!
Così, tanto per rovinarci la sorpresa: a lui faceva schifo che noi si aprivano gli antoni sul terrazzo, come tutte le mattine, e ci si trovava improvvisamente di fronte al magnifico spettacolo della coltre biancastra che ci circondava dappertutto.
Appena sveglia, Agnese guarda fuori dalla finestra.
Quasi le vengono le convulsioni, tanto ride di felicità.
Sandra le dice: hai visto quanta neve?, l'ha portata a casa il papà. E' andato fino in Francia per trovarne un pò.
Davvero?, dice lei, guardardomi con aria interrogativa.
Sì, dico io. L'ho comprata a Lione.
No, la neve scende dal cielo!, esclama, un sorriso dolcissimo stampato sul viso, come dire, non mi prendete in giro!
Ci vestiamo alla svelta, dopo una rapida doccia, e ci tuffiamo nei campi oltre il ruscello per dare vita a una furiosa battaglia di palle di neve.
Anche Oscar partecipa alla festa.
Con le mani ghiacciate, perchè le muffole sono durate un minuto, un minuto e mezzo al massimo, ma letteralmente ubriaca di gioia, Agnese sale sul suo seggiolino per scendere verso l'asilo.
Mentre le allaccio la cintura incrocio il suo sguardo, le sue grosse pupille nere sembrano palle di terracotta.
Con un filo di voce mi chiede, papà, davvero l'hai portata tu la neve?
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6 commenti:
come vorrei avere i tuoi occhi spalancati sul mondo come carte assorbenti...
F.Guccini CULODRITTO
il papà ei suoi amici da Lione hanno portato il vento
infatti, strano che fosse neve...a lione sembrava dell'altra materia...mistero
Bravo CJ!
Dal commento innamorato di Sandy, deduco che sei tornato da Lione col regalo...
taaac!
The answer is blowin' in the wind (e noi sappiamo di quale vento si tratti)
Cazzo ma hai messo su un import export con Lione?!?
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