Tuttavia, noi di PiacenzaSera siamo un po’ come la Questura di Roma, e quindi ci tocca ridimensionare il tutto. Dice: siamo piu’ di un milione. E loro: in piazza c’erano centomila persone.
Per “Plastic Beach” vale lo discorso recentemente esposto per l’ultimo dei Massive Attack: anche qui c’è un po’ di tutto, è il trionfo dell’eclettismo postmoderno piu’ modaiolo, e alla fine non si capisce dove si vuole andare a parare.
Prima di tutto, ci sono i soliti pezzi hip-hop.
Superfast Jellyfish vede la partecipazione dei De La Soul e i Super Furry Animals, la scialba Sweepstakes di Mos Def, e infine Welcome To The Plastic Beach mette in mostra uno Snoop Dogg sopra le righe che cita Gil Scott-Heron (a proposito, è di questi giorni il suo ritorno con “I’m Here Now”, ottimo, che contiene tra l’altro una imperdibile cover di I’ll Take Care Of You di Mark Lanegan) e la sua The Revolution Will Be (Not) Televised.
C’è qualche ammiccamento alla world-music (White Flag, con un inutile introduzione in stile magrebino) e all’elettronica facile degli eighties (la coda sintetica di Empire Ants).
E c’è la consueta parata di stelle.
Ma nemmeno l’immenso Lou Reed riesce a nascondere la normalità – che sfiora la mediocrità - di Some Kind Of Nature (però che bella sensazione sentire lo spocchioso Albarn che gli fa il coro), mentre Mark E. Smith dei mitici Fall non fa quasi nulla in Glitter Freeze, a parte sbraitare qualche frase sconnessa attraverso un megafono annegato in un tappeto di sintetizzatori.
Il singolo Stylo – eseguito con Bobby Womack - è piuttosto insipido e di memorabile ha solo il videoclip on the road in stile Kowalski in Punto Zero. Inoltre è causa di una denuncia per plagio addirittura da parte di Eddy Grant…
Molto meglio Rhinestone Eyes, con un ritornello killer (Under sunshine pylons we'll meet while rain is falling like rhinestones from the sky) in puro stile Gorillaz.
Piu’ in generale, i pezzi migliori del lotto - salvo rarissime eccezioni - sono quelli per i quali Albarn conserva per sé il ruolo principale (To Binge, Broken, la conclusiva, breve, Pirate Jet).
Oltre naturalmente alla title-track (It's a Casio on a plastic beach/It's a styrofoam deepsea landfill/It's sort of made a computer speech/It's a Casio on a plastic beach/It's a Casio), con i grandissimi Mick Jones e Paul Simonon che ci fanno rivivere per un attimo l’epopea Clash.
Qualcuno ha già candidato “Plastic Beach” tra i dischi dell’anno 2010.
Per noi, che siamo come la Questura, è uno dei migliori del mese, anzi, di questa settimana.
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