martedì 16 marzo 2010


C'è stato un tempo, irripetibile, delle etichette indipendenti.
A Chicago c'era la Touch&Go (Big Black, Jesus Lizard), a Washington D.C. la Dischord, gravitante attorno alla figura carismatica di Ian MacKaye dei Fugazi, e a New York la Matador (Pavement, Sonic Youth). In California la SST (Husker Du, Minutemen, Meat Puppets, Dinosaur Jr), la Restless (Replacements, Flaming Lips) e la Alternative Tentacles (Dead Kennedys). Oltreoceano, la 4AD (Dead Can Dance, The The, Pixies), la Rough Trade e la Creation (Jesus & Mary Chain, Ride, Felt), oltre alla Strange Fruit fondata da John Peel della BBC.
La Sub Pop di Seattle fu una delle piu' importanti. Attorno a essa si radunò infatti la scena grunge, ancora agli albori, e fu la casa discografica di Bruce Pavitt a scoprire i Nirvana, che tuttavia scelsero una major (Geffen) per spaccare tutto e incidere l'epocale Nevermind (1991). Un vero e proprio punto di svolta: dopo, nulla restò uguale, e il cosiddetto indie-rock diventò l'ennesima mucca da mungere da parte del mercato ufficiale.
Dopo un periodo di crisi, la Sub Pop è tornata da alcuni anni a essere un punto di riferimento per la scena alternativa a stelle e strisce.
In questo scorcio di inizio anno, il suo catalogo si è impreziosito di due ulteriori gemme.
The Album Leaf è un progetto ormai piu' che decennale di Jimmy Lavalle, da San Diego, pioniere del post-rock (Tristeza). "A Chorus Of Storytellers" è il loro sesto album, dove, accanto a una serie di ottime composizioni strumentali dall'accento nordico (Summer Fog, Blank Pages) trovano spazio anche una manciata di canzoni (la sognante Falling From The Sun, There Is A Wind, Almost There) nel senso piu' tradizionale del termine.
Ancor piu' bello "Teen Dream", ultima fatica dei Beach House da Baltimora.
La prima parte dell'album - quella che una volta avremmo chiamato la Side A - sfiora addirittura la perfezione: ascoltare Zebra, con il suo straordinario intro acustico, la fantastica ballata Silver Soul (Cocteau Twins al rallentatore), il singolo Norway, che potrebbe uscire da uno dei due capolavori dei My Bloody Valentine, Walk In The Park , con la voce di Victoria Legrand che ricorda davvero quella di Nico, e la delicata, pianistica, Used To Be.
Nella parte residua del disco si resta ad alti livelli, senza cadute di tensione o di stile, sino alla conclusiva Take Care, velvettiana sino al midollo.

3 commenti:

RONDA ha detto...

Bello The Album Leaf.

RONDA ha detto...

Su un registro opposto segnalo il disco postumo di Ali Farka Touré insieme a Toumani Diabaté, un gioiello di musica senza tempo.

country joe ha detto...

già provveduto.