da "Ordine e fluttazione a Northampton", DAVID FOSTER WALLACE ("Questa è l'acqua", Einaudi, 2009)
mercoledì 13 novembre 2013
ORDINE E FLUTTUAZIONE DI DFW
Nel vedere e nel provare qualcosa che somigli a ciò che
Barry Dingle prova mentre fissa a bocca aperta da dietro gli occhiali e da
dietro la vetrina del negozio il vetro che riflette oscuramente dell’autobus
impantanato, lo studioso del fenomeno Barry Dingle deve provarsi a immaginare l’inimmaginabile
ricchezza, portata, promessa dei bollettini comunitari di fronti ai quali Myrnaloy
si pone come selezionatrice e sentinella, una bacheca di svolazzanti annunci
estrosi, sfregi all’Establishment, presentazioni – richieste di attenzione da parte
di gruppi di sostegno delle lesbiche cifotiche, bar maoisti, lotti di orti biologici
in affitto, dentisti che deprecano mercurio e alluminio, partiti politici dall’orientamento
oscuro con nomi più lunghi delle liste dei candidati, insegnanti di sitar, telefoni
amici per anoressici, diffusori orientali e mediorientali della coscienza spirituale,
telefoni amici per bulimici, medici che curano con cristalli e grano, troupe di
ballerini interpretativi di tip tap, massaggiatori olistici, agopuntori, agopuntori
chiropati, mimi marxisti che hanno ricavato una pantomima dal Kapital, dattilografe,
medium, specialisti in nutrizionismo, compagnie teatrali che rappresentano solo
Brecht, riviste letterarie della Pioneer Valley con diffusione a due cifre, e avanti
di questo passo – un aggeggio enorme, piatto, tempestato di graffette e puntine
da disegno, con una speciale tenda del “Collective Copy” a proteggerlo dalle apatiche
vicissitudini delle condizioni atmosferiche del New England. La bacheca è il
ganglo avanguardista della zona, una calamita che con forza centripeta attira dal
centro città gli ioni diffranti della vasta notte organizzativa di Northampton,
che ogni mattina rampolla rinnovate, rutilanti rivendicazioni di esistenza e efficacia,
curate, ordinate, setacciate nel tardo pomeriggio da Myrnaloy Trask che, al
momento, riflessa nello scudo grigiastro del vetro dell’autobus, col vento di
giugno a tracciarle serpenti tra i capelli, un dito dall’unghia mangiucchiata
su uno scintillante volantino di leggittimità e valore discutibili, sta lì a
decidere se quelle parole abbiano il diritto di esistere (…)
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