giovedì 29 novembre 2007

NY 03, NEWARK

Quando C.J. atterrò al Newark International Airport, a nord di Staten Island, il sole stava già tramontando.
Il viaggio era filato via liscio come l'olio. Le sue paure si erano dimostrate infondate: C.J. era riuscito ad ammazzare il tempo alternando con sapienza l'iPod ai racconti splatter di Landsdale; purtroppo però, essendo il suo sedile collocato appena sotto ad un monitor, era stato costretto a sorbirsi una sbrodolata come "Io, te e Dupree" in lingua originale...

Messo piede a terra, C.J. scrutava all'orizzonte lo skyline di Manhattan che si intravvedeva appena sotto l'ala sinistra dell'aereo.
Sbrigò rapidamente tutte le formalità dello sbarco, compreso l'ormai classico questionario - di inarrivabile comicità - a cura del Dipartimento U.S.A. per l'immigrazione:"Lei è un terrorista?""Lei fa parte di organizzazioni sovversive di matrice marxista?""Lei fa uso abituale di sostanze stupefacenti? E' alcolizzato?""Lei ha mai ucciso un uomo?""Lei ha mai stuprato un bambino", e via dicendo.

All'uscita dell'aeroporto, un vento gelido e pungente lo accolse sulla banchina dei taxi.
Prese il primo che gli capitò a tiro.
L'autista era un nero sui sessanta, scorbutico da far paura.
Non gli rivolse la parola per tutto il viaggio, ma stavolta a C.J. la cosa non dispiacque affatto, stanco com'era per il volo transoceanico e per lo stress accumulato durante la lunga attesa per l'imbarco: in fin dei conti era in piedi da una ventina di ore o poco più.

Mentre il cab attraversava le lande desolate attorno a Hoboken (Do you remember Night falls on Hoboken?), C.J. si limitava a osservare in lontananza, con gli occhi increduli e curiosi di un bambino, la metropoli - assurda e straordinaria - che letteralmente gli si spalancava davanti. Percorsero per lo più strade a percorrenza veloce, a tre o quattro corsie, con auto che sfrecciavano a destra e sinistra ad un ritmo frenetico. Ogni tanto, il taxi svoltava su uno svincolo sopraelevato, per poi infilarsi sotto i piloni in cemento armato delle freeways, tra roulottes e distributori di carburante. Ai bordi della strada, oltre il guard-rail arrugginito e contorto, solo sterpaglie e alberi spogli.

Attraversarono poi i sobborghi di New Yersey City. Le luci al neon dei negozi e dei Mc Donald's punteggiavano un agglomerato caotico di vecchie case in stile vittoriano ed enormi caseggiati in mattoni brunastri. Sulla vetrina di una lavanderia a gettone campeggiava la scritta: "Al lunedi', martedi' e mercoledi' il sapone è gratis."

Quando giunsero infine all'Holland Tunnel, uno dei passaggi sotterranei che attraversano l'Hudson River, trovarono una coda terrificante per il pagamento del pedaggio. Il tassista si destreggiò tra le varie corsie sino ad infilarsi a tutta velocità in una corsia riservata.

I grattacieli di Tribeca incombevano ormai sulla Baia, suscitando timore e rispetto.

Tra pochi minuti C.J. sarebbe arrivato a destinazione.

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