Ieri non sono sceso a valle.
La piccola Agnese, in poche ore, si è riempita di una miriade di bolle rosse su tutto il corpo. Sandra se ne era accorta la sera prima, alla comparsa della prima macchia sull'enorme ventre rigonfio: non aveva sbagliato la diagnosi.
Come dice Agnese, "la mamma vede sempre tutto".
Ieri era una giornata fantastica, in campagna. Le dolci colline, illuminate da un sole caldo, si risvegliano dopo il torpore invernale. L'aria è tersa. I crochi, appena sotto i cespugli di salvia e di rosmarino, sono un autentico spettacolo, nella loro alternanza di bianco e lillà. Tra poco, anche i tulipani sbocceranno: quest'anno ne abbiamo piantati decine e decine, un po' random, chissà quale sarà l'effetto finale.
E' comunque una mattina di lavoro.
Mi fermo in paese per bere un caffè, in compagnia dei soliti amici. Li trovi sempre lì, entro una certa ora. Non ti sbagli mai.
Mi piace Travo di inverno, così rilassata.
Discutiamo degli ultimi sondaggi elettorali, appoggiati alla vetrina in modo da prendere i primi raggi di sole. Possiamo farcela, ci diciamo, ma, però, insomma. Mi aggiornano sugli ultimi avvenimenti locali: una razzia notturna, la cena di sabato alla Ra Ca' Longa. Nel piazzale deserto, sfreccia su un monopattino un volontario della pubblica, con il giubbino arancione fosforescente. C'è anche Simon, che ramazza l'asfalto con la sua carriola, la bandiera tricolore e il giubbotto del Comune. Marcone interrompe il silenzio sollevando la serranda della suo negozio di ferramenta: fa segno di vittoria con le dita, riferendosi al Copra. E' un bel martello sotto rete, Marcone, malgrado non proprio un peso piuma. Ha movimenti quasi felini.
Dopo un rapido passaggio sul cantiere di un fienile in ristrutturazione, proprio sulla terrazza che domina il paese, mi imbarco per l'alta valle.
Arrivo al Municipio di Coli verso le dieci. Varco la soglia e attraverso un corridoio vuoto. Dopo un paio di tentativi, trovo l'ufficio protocollo. Al mio ingresso, l'impiegato non alza neppure gli occhi dai documenti che è intento a leggere. Indossa un maglione a girocollo, senza camicia, e un paio di pantaloni in mimetica da spender poco, di quelli di tela rigida che vendono sui banchi dei mercati di provincia. Visibilmente seccato per la mia presenza, indugia un paio di minuti sulle sue carte, per poi rivolgermi la svogliatamente la parola. Grandissimo. Professionalità e cortesia. In realtà è un tipo simpatico. Dopo aver controllato e vidimato la mia pratica, mi spiega il percorso più breve per la Valnure.
La strada si inerpica tra boschi di conifere e di faggi. Superato il borgo di Peli, gli alberi si fanno sempre più radi e la pendenza sale. Dopo un paio di chilometri finisce il guard-rail e la strada diventa sterrata: in una zona d'ombra, dietro una curva a gomito, trovo ancora neve sul selciato. In cima al passo, la "Sella dei Generali", la vista è davvero spettacolare. La brughiera, ruvida e spoglia, è punteggiata quà e là da ginepri e piccoli arbusti, e dal terreno ricoperto di felci spuntano guglie di pietra come menhir. A nord, si intravvedono le Alpi imbiancate. Verso sud, gli Appennini dominano maestosi le due valli.
Lo scenario è lunare, e l'inquieto sottofondo metallico dei cLOUDDEAD è perfetto.
La strada scende in picchiata verso il Nure, attraverso piccoli borghi in sasso, ormai disabitati. Incontro solo una lepre nel canale, un fagiano, una timida signora con un foulard in testa e un carico di fascine sulla schiena, un vecchio sul trattore con un maglione bianco a collo alto e giacca scozzese a tinte sgargianti, elegante e fiero.
Nei pressi di Farini incrocio Zac, con cui mi fermo a fare due chiacchiere su una piazzuola ai margini della Statale. E' sempre in giro con il baule pieno di spaghetti e di biscotti, lo becco spesso. Mi racconta di Mortadella, che cresce bene. La settimana prossima inizia con l'asilo.
Arrivo a Ferriere verso le undici. In Comune non trovo il tecnico, che vado a pescare giù al bar, su consiglio di una sua collega. E' in mezzo a un capannello di pensionati con il bicchiere di ortrugo tra le mani. E' un tipo a posto, con una gran barba corvina. Ci intendiamo subito.
Dopo aver preso visione degli incartamenti, lo saluto e me ne vado in cerca di un pezzo di torta di patate. "Durante la settimana non la faccio, tesoro", mi risponde la fornaia. Allora prendo una caciotta della Val d'Aveto.
E' tardi. Risalgo in auto per dirigermi a Rocca, dove i miei colleghi stanno misurando un campo, il campo dove Buer costruirà la sua casa.
Adesso ho i Massive Attack.
Mi aspettano ancora tante curve, ma non me ne accorgerò neppure.
5 commenti:
'codìo, mattinata intensa....
'camadonna, tra lui e Zacchi una bella lotta...
Potete dirlo. E' stata davvero dura. Anche Zac mi è sembrato molto provato...
roba che se arrivavi fino a Pertuso era il racconto perfetto.
bello.
come si sbatte CJ non si sbatte nessuno....
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