sabato 5 aprile 2008

NY 16, (QUASI) BRONX


"Immaginai di volare con l'elicottero sopra la città, imparando a conoscere gli abbellimenti architettonici e le bellezze naturali di grande impatto, ma l'elicottero continuava a volare in direzione nordovest fino a quando raggiungeva la punta meridionale dell'isola di Manhattan, diffondeva la sua ombra sopra il conglomerato di asfalto di Downtown e di Midtown e superava velocemente i frontoni e le finestre degli abbaini del Dakota Building a Central Park, dove un tempo il signor Lennon visse e morì.
E subito dopo eccomi su un treno IRT diretto a East Tremont Avenue, nel Bronx.
Era inverno, il riscaldamento era al massimo e nel mio cappotto foderato di lapin sentivo il sudore raccogliersi tra la seconda e la terza piega del collo, che, prese insieme, formavano un setaccio carnoso. Sentivo l'acqua fresca sgocciolare lungo la clavicola, irrigare i peli ricciuti dell'inguine. Avevo caldo e freddo, ero ansioso e innamorato.
Sui treni in direzione dei distretti esterni di New York le dimensioni dei passeggeri superano di gran lunga quelle della popolazione bianca che gironzola per Downtown. I miei compagni obesi erano stoici, multiculturali, vestiti con piumini gonfi in grado di salvare un astronauta dall'asfissia spaziale. Appoggiati alle porte per mantenere l'equilibrio, addentavano ali di pollo e code di bue fritte, sputando ossa e cartilagine nei sacchetti di plastica. Chi erano questi Atlanti di Amsterdam Avenue? Questi Caligola di Cypress Hill? Se non fossi stato così schizzinoso da non volermi ungere le mani, mi sarei unito a loro per consumare al bagliore deossigenato del treno numero cinque un piccolo mammifero avvolto nella pellicola trasparente."

Gary Shteyngart, "Absurdistan", 2006 (Ed. italiana da Guanda, 2007)

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