domenica 8 novembre 2009

BERLIN: SAD SONG, 01


Il cielo sopra Milano, osservandolo attraverso l'oblò appannato dalla condensa, mi appare come una striscia lunga e sottile di colore grigio-marroncino, dai contorni poco sfumati. Un orrido magma di polveri sottoli e di gas tossici.
Sembra una pennellata di smalto opaco. O tirata con un pantone.
Tinta RAL 1024, direi.

Il Boeing della AirBerlin si è appena alzato in volo dopo una breve rincorsa sulla pista d'asfalto lucido. Come cazzo farà, poi.
Ora sorvoliamo il cuore pulsante della Nazione Padana.
La Brianza, da questo posto privilegiato d'osservazione, altro non è che una marmellata indigesta di villette bifamiliari e capannoni prefabbricati, di outlet e multisale cinematografiche, agglomerati semiurbani che si susseguono senza soluzione di continuità, separati solo da svincoli autostradali.
Qui, dall'alto, sembra un'enorme macchia scura, come un tumore.
Rovisto nel borsello di cuoio nero nella vana ricerca dell'ultima fatica di Palahniuk, regalo di compleanno degli amici per i 41. Quest'anno niente lanci in paracadute o altre robe da uomini veri, cazzo, solo buoni libri. Ma è meglio che non ci penso, Cristo, sono sospeso in aria a quasi 10.000 metri di altezza, su questo cigolante mostro metallico bianco lucente. Roba da cagarsi addosso.
Sfoglio le prime pagine, cercando la giusta concentrazione, e intanto ripenso all'incontro con un ragazzo brasiliano, stamattina all'aeroporto. E' procuratore federale, di stanza a Brasilia, ma vive per lo piu' a San Paolo, la città piu' bella e stimolante del Brasile, dice lui. Mi aggancia lui in coda al Check-In. E' preoccupato, visibilmente preoccupato, per il fatto che il peso dei suoi bagagli possa superare - e lo supera, ampiamente - il limite consentito. Suda freddo. Sul suo carrello ci sono due enormi borsoni pieni di vestiti e una valigia stracolma, praticamente tenuta insieme con il nastro adesivo. Meglio non avvicinarsi troppo, penso io, sembra sul punto di eruttare una moltitudine di mutande e di calzini sporchi.
Ci accordiamo che, in caso di problemi, io mi accollo una parte dei suoi pacchi.
Fortunatamente non ce n'è bisogno. La hostess della AirBerlin lo guarda un pò di traverso, scuote la testa, ma poi lo lascia passare.
Il giovane avvocato di San Paolo passerà tre giorni a Berlino e poi tornerà in Sudamerica, a casa sua. E' reduce da una settimana a Barcellona e da ben tre settimane a Milano.
E in queste tre settimane, a Milano, cazzo hai fatto?, gli domando.
Shopping, mi risponde lui.
Allora gli chiedo: ma non sei stato a Venezia? A Firenze? Cazzoneso, a Mantova?
No.
No?, ripeto io incredulo.
Sono stato a Serravalle Scrivia, mi risponde lui dopo una pausa di riflessione. Lui non è per nulla imbarazzato.
Ah, faccio io. Come dire: sticazzi.
Ci suono buoni prezzi, mi spiega. Ho preso un sacco di roba, all'Outlet.
Porca troia, e poi dici che la situazione puo' solo migliorare, qui stiamo andando dritti verso il baratro, e neanche ce ne accorgiamo.
Dopo una sequenza di sbadigli, decidiamo di prendere un caffè nell'unico bar aperto. Lui mi racconta un pò del suo lavoro, io del mio. Bello, fare l'archiettto, fa lui. Gli chiedo di Niemeyer. Mi piace il suo lavoro, commenta lui. Non a tutti piace, a Brasilia. Cazzo, dico io, se non sbaglio i conti dovrebbe avere qualcosa come 102 anni, chioso io. A un certo punto lui interrompe la conversazione e, come un animale in cerca della sua preda, il suo sguardo si fionda verso una vetrina scintillante di un negozio Tax Free.
Mi chiede se puo' lasciarmi i suoi bagagli a mano, evidentemente di me si fida, e poi si allontana per andare a controllare il prezzo di una valigia di pelle di Ermenegildo Zegna.
Al suo ritorno, è rincuorato. L'ho pagata venti euro di meno, mi fa.
Molto bene, lo assecondo io.
No, davvero, sai com'è. Se qui fosse costata di meno, molto di meno, ci sarei rimasto molto male.
Eh sì, balbetto io. Poi tiro fuori una scusa tipo: devo chiamare casa, mia nonna sta male, devo cercare un telefono.
Lo saluto con una stretta di mano e mi accommiato da lui con estrema rapidità.
Di coglioni come lui, ne abbiamo a fiotti, qui da noi.

4 commenti:

Unknown ha detto...

sei un grande...

proleter ha detto...

per l'ultimo di Palaniuk intendi "gang bang"? poi fammi sapere...per intanto ho comprato l'ultimo di Cave istigato dall'altro Menzo che mi raccontava l'inizio del libro che gli avevi raccontato tu...siete fuori, ma sei un fottuto genio.

Country Joe ha detto...

Proleter: la storia di Bunny l'ho ultimata ieri, davanti al caminetto. E' già un must.
Per Palahniuk, intendo "Pigmeo", cazzone, me l'avete regalato voi...
Jugovic: avresti dovuro vedere la sua cintura di Roberto Cavalli.

paulette ha detto...

Figa hai proprio la calamita