Il clamoroso successo di XFactor e degli altri talent-show – un vero e proprio monumento al marketing in campo musicale - è sintomo della situazione in cui versa il mercato discografico del nostro paese.
La scena rock è esangue, se si esclude qualche caso limitato ed eccezionale, spesso di portata locale (il jazz-metal degli Zu di Carboniferous, ad esempio, oppure il bravo Dente o i Casa, band vicentina che propne un insolito krautrock e titoli come “Nick Drake” e “Padre nostro/Motoraduno”). I segnali sono evidenti. Manuel Agnelli decide di portare gli Afterhours persino a Sanremo (sic), mentre il Vasco nazionale, sempre piu’ bolso e sovrappeso, coverizza senza provare vergogna “Creep”, ribaltandone peraltro il significato originario.
Ma quello che colpisce di piu’ è che la grande scuola dei cantautori sembra essere rimasta senza parole davanti allo scenario di un paese che attraversa un periodo di declino, etico e morale, senza precedenti. Escono solo live/compilation/best of/greatist hits, magari arricchiti da qualche inutile inedito o b-side, espediente questo che rende ancora piu’ fastidiose e odiose queste operazioni commerciali. Fabrizio De Andrè lo aveva previsto con largo anticipo: “voi che avete cantato sui trampoli e in ginocchio/coi pianoforti a tracolla travestiti da Pinocchio/voi che avete cantato per i longobardi e per i centralisti/per l’Amazzonia e per la pecunia/nei palastilisti/e dai padri Maristi/voi avete voci potenti/lingue allenate a battere il tamburo/voi avevate voci potenti/adatte per il vaffanculo”, e anche Francesco Guccini era da un po’ che si era rotto: “La piccola infelice si è incontrata con Alice/ad un summit per il canto popolare/Marinella non c' era, fa la vita in balera/ed ha altro per la testa a cui pensare”.
In un così desolante scenario, il nuovo album di Samuele Bersani, “Manifesto abusivo” - che si avvale delle collaborazioni di Dalla, Pacifico, Bollani, Angelo Conte e Cammariere - rappresenta senza dubbio una bella boccata d’ossigeno.
Dal punto di vista melodico, le composizioni del cantautore romagnolo rimangono asimmetriche, spesso sbilenche, anche se con il tempo ha imparato a smussare i tratti piu’ bislacchi e naif. Gli arrangiamenti sono tra i piu’ classici e maturi del suo repertorio, tuttavia non sempre all’altezza dei testi, intelligenti e delicati, ironici e amari. Ci è capitato di leggere sul web, e ci sentiamo di condividere: se Samuele Bersani incontrasse un Lucio Battisti, probabilmente ogni disco sarebbe un capolavoro. Nessuno in Italia scrive testi come i suoi. “Manifesto abusivo” è un ritratto della contemporaneità va ascoltato con il libretto sottomano.
Tra i brani, spiccano i due singoli – “Un periodo pieno di sorprese” e “Ferragosto”, brano scritto con Sergio Cammariere e da quest’utimo già inciso quattro anni fa – e le canzoni d’amore (finito) “Valzer nello spazio” (“mi auguro di aver davanti un momento in cui potrò ignorarti/come una cartella sopra il monitor lasciata senza titolo/cancellarti non mi viene in mente/me ne pentirei di sicuro all'infinito”) e “Fuori dal tuo riparo”(“potrei promettere/parole d’effetto a oltranza/mantenendo l’impegno ma/se ti stringessi poi la mano per circostanza sul bracciolo di un cinema/da me stesso mi sentirei deluso/faresti bene a dirmi/e adesso vattene a fanculo”). Una citazione speciale anche per “16:9”, con un’inusitata coda alla Coldplay, e per “A Bologna”, un grido di denuncia verso la politica dei divieti in corso nella sua città adottiva: “la metamorfosi spaventa come/chitarre elettriche col distorsore/le orecchie dei nostalgici, delle cariatidi/e di chi nasce già conservatore/vecchio nel cuore”).
L'edizione speciale dell'album disponibile su ITunes contiene inoltre la cover de ''Il bombarolo'' di Fabrizio De Andrè, con l’accompagnamento di Stefano Bollani al pianoforte.
In fondo, è una bella sensazione, sapere di non essere solo nelle mani di Morgan.
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