giovedì 19 novembre 2009

Ritorno in Valnure

Il virus HNV1 ha decimato la scuola del paese, senza alcun riguardo per i piu' piccoli e i piu' deboli, anzi.
Stamattina, in tutto ci sono sette bambini.
Solo una in quinta, che infatti se ne ritorna mestamente a casa.
Le maestre ci guardano come a chiederci, cosa li lasciate qui a fare? Sembrano un poco contrariate dal fatto che qualcuno ha deciso di portare ugualmente i propri figli a scuola. Dopo un rapido consulto telefonico con Sandy, decido di lasciare la bambina a scuola. Io potrei anche portarmela dietro, ma in ogni caso, c'è un suo compagno equadoregno i cui genitori lavorano entrambi, iniziano la mattina presto, non sapremmo come raggiungerli, adesso.
Così bacio Agnese sulla fronte, scendo la scalinata in travertino e mi incammino verso l'osteria, dove per bere un caffè aspetto che la barista termini una tutt'altro che urgente conversazione telefonica.
Scusami, mi fa, dopo aver riagganciato. Era mia madre, mi chiama sempre, piu' volte al giorno. Anche durante il lavoro. Mi ripete sempre le stesse cose.
Io le dico che invece mia madre non chiama mai, deve avere un'allergia verso il telefono. Il giorno del mio compleanno la devo chiamare io, per consentirle di farmi gli auguri, aggiungo.
Quest'anno, mi racconta lei, per spiegarmi come sbrigare la faccenda dei fiori da portare al cimitero per i morti, la mia ha iniziato a chiamarmi in agosto. Mi ha elencato il tipo di crisantemi, il loro numero, il colore, la composizione che voleva per la tomba di mio padre. Sono dovuta andarli a prenotare a metà settembre, non puoi immaginarti la faccia della fiorista.
Io sorrido e, mentre mi gusto il mio caffè bollente, penso: è brutto rimanere da soli.
Poi ripenso alla lista degli sms che Paulette, qualche giorno fa, ha abilmente trascritto dalla cartella degli sms inviati del portatile di mia madre:

Sono spr pr
No biondi
Buona pasqua (qui evidentemente qualcuno l'ha aiutata, ndr)
Tut

Niente male, cazzo, la vecchia.

Prima di andarmene do' un'occhiata alla gazzetta e poi scambio due chiacchiere con gli altri avventori.
C'è una tipa che che smanetta su una macchinetta del videopoker, passa le sue mattine su quella dannata macchinetta. Ancora un pò e ci lascia giu' anche le mutande.
C'è il mister, lo prendo in giro per la classifica piuttosto deludente. Quattro punti. Sei gol subiti anche domenica scorsa, nel derby con il Marsaglia. Lui si lamenta del campo pesante. Si lamenta dell'arbitro, che è un testa di cazzo,l'ha sempre detto, lui, che è u testa di cazzo. Si lamenta che non hanno un portiere. Perchè non convinci il Gio, mi fa. Viene a finire il campionato titolare in seconda, poi torna alla base. Mah, aggiunge lui alla fine, non so se me lo danno in prestito.

C'è un uomo di mezz'età - uno che non ho mai visto qui in giro - che ha appena finito di leggere il giornale appoggiato al bancone.
Ce l'ha con il computer, con internet e con tutte quelle diavolerie elettroniche. Adesso i ragazzi non escono piu' di casa, sentenzia, si parlano attraverso le chat e quelle robe lì, ditemi voi se è normale. Io pago il mio caffè e intanto rispondo che certe cose non sono il diavolo, che come per tutte le cose l'importante è non abusarne, e che comunque certi strumenti possono aiutare i piu' timidi a mettersi in relazione con gli altri. Lui scrolla la testa. Ci credo poco, mi fa.
Io non sono Matusalemme, ho solo cinquantacinque anni, però davvero non li capisco, aggiunge dopo una lunga pausa.
Poi, con una strana espressione da posseduto dipinta in volto, afferma:
Io sono credente: per me, una bella Ave Maria al mattino, recitata bene, è molto meglio che un pomeriggio intero passato sul computer.
Infine inizia a raccontarmi di una sua conoscente di Bettola che negli anni Sessanta è emigrata a Nuova York - così ha detto lui, Nuova York - e che là si è fatta una vita, figli, lavoro e tutto quanto. Sua figlia, che nel frattempo si è anche lei sposata con un americano, qualche anno fa è tornata in Valnure per presentare al marito i suoi parenti piacentini. Sono rimasti piu' di un mese. Lui si collegava tutti i giorni con il computer e svolgeva da lì il suo lavoro. Vuoi sapere come è andata a finire? La sua ditta, una ditta americana che opera nel settore delle telecomunicazioni, gli ha chiesto di rimenere in Italia. Per loro era il massimo della comodità, il fatto che ci sono sei-sette ore di differenza nel fuso permetteva ai suoi colleghi di arrivare in ufficio e trovare già tutto pronto.
Vedi?, gli faccio io, riferendomi alla nostra conversazione di prima.
Lui annuisce pensieroso.
Quest'uomo non ha le idee chiare, penso io.

Sono quasi le nove.
Saluto tutti e me ne vado, e mentre raggiungo la macchina ripenso a quello che ha detto quell'uomo.
Che cazzo avrà voluto dire, poi, con la storia dell'Ave Maria.
Ma perchè non la lascia fuori, la Santissima Vergine, da certi discorsi?

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