La notizia (brutta) è l’abbandono delle scene da parte dei R.E.M..
La favolosa band di Athens si scioglie dopo 31 anni di successo e gloria: «Ai nostri fan e ai nostri amici. Come amici di una vita e co-cospiratori, abbiamo deciso di smettere di essere una band. Ce ne andiamo con grande senso di gratitudine, di compiutezza, e di stupore per tutto ciò che abbiamo realizzato. A chiunque sia mai stato toccato dalla nostra musica va il nostro più profondo ringraziamento per averci ascoltato».
Nulla da aggiungere alle belle parole del comunicato online.
Life goes on, e quindi ecco una strana coppia dalla California, Stephen Malkmus e Beck Hansen, a sollevarci il morale – e Dio solo sa quanto ce n’è bisogno, in tempi così bui.
Il primo è l’ex-leader dei Pavement, gruppo seminale del noisy degli anni ’90. Mirror Traffic è la sua quinta opera solista – come sempre accompagnato dai Jicks – con la quale finalmente riesce a ripetere, seppur in parte, i fasti degli esordi (assai meglio di Primus e Meat Puppets, i cui recenti ritorni non lasciano traccia alcuna); il secondo è il sempre-sia-lodato autore di Loser, uno dei primi a tentare un crossover tra alternative rock, folk, blues e addirittura hip hop.
L’attitudine lo-fi dei due fa capolino anche in questo lavoro: il quarantacinquenne Malkmus ci ha abituato, infatti, a una svagata imperfezione, a una certa approssimazione studiata a tavolino; un Beck ormai maturo, tuttavia, lo aiuta a contenere la sua attitudine sgangherata e a far emergere la sua vena cantautoriale e la melodia.
50 minuti di quasi pop – come recitano le note di copertina – di ottimo livello, tra i quali scegliere il singolo Tigers, poi Stick Figures In Love, Forever 28 e le ballate in chiave alt country Share The Red e No One Is (As Are I Be), oltre alla corrosiva Senator (“I know what the senator wants is a blow job”: sembrerebbe parlare di certi politici italiani…)
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