Vieni svegliato in piena notte da un rumore sospetto.
Ti sembra provenire dal piano di sotto.
Potrebbe essere uno scassinatore, ti chiedi mentre ancora ti stropicci gli occhi. Nell’ultima settimana hanno svaligiato già tre villette nel quartiere, un’immensa distesa di villette tutte uguali ai margini della tangenziale. Te l’ha detto il commissario, l’ahi incrociato proprio stamattina in edicola. Restate all’erta, ti ha consigliato. Ci sono un sacco di balordi in giro, oggigiorno.
Accendi la luce sul comodino e, nel farlo, travolgi il bicchiere con la dentiera di tua moglie. Cerchi di mettere le pantofole, senza trovarle.
Scendi da basso e ti acquatti dietro il paravento intarsiato del soggiorno, inutile regalo di nozze.
Ora il silenzio avvolge la casa.
Resti in attesa, osservando il quadro sopra il cassettone, quello con la cornice dorata, che raffigura tuo nonno. Che figura lugubre, con quel pastrano nero, quel naso adunco e quegli occhi dall’aspetto equino. Faceva l’orologiaio, aveva una bottega a pochi metri dalla stazione, ma così conciato sembra un impresario delle pompe funebri. Ti massaggi lo stomaco rigonfio infilandoti una mano sotto il pigiama di flanella. Ho esagerato con il pesce, ieri sera, pensi. Dovresti fare più attenzione, il gastroenterologo te l’ha detto di fare la dieta, ma come prepara il branzino il vecchio Gino non ce n’è. E quelle sardine affumicate…
Passano i minuti. Ancora nessun rumore.
Vai in cucina e ti versi un po’ d’acqua, poi cerchi l’alka seltzer nell’armadietto dei medicinali. Prima di tornare in soggiorno, ti affacci alla finestra che da sul retro, sulla rampa di autobloccanti che porta al garage.
Tutto tranquillo.
Forse ti sei sbagliato. Forse non c’è stato nessun rumore. Forse sei solo ancora rintronato dalla mangiata di ieri sera.
E allora te ne torni a letto, sbadigliando, e mentre a torni a letto inciampi nel tappeto finto persiano. Stronzo di un tappeto, mormori.
(Vocaboli: DENTIERA, COMMISSARIO, SARDINE, POMPE FUNEBRI, OROLOGIAIO)
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