venerdì 9 maggio 2008
FERRARA, 02
La mattina del Primo Maggio sorseggiamo un caffè nei pressi della Cattedrale mentre, sul sagrato, una banda di ottoni suona per noi Frank Sinatra; a pochi passi, un esercito minuscolo di bambine in divisa si prepara a calcare un palchetto improvvisato davanti al portale principale, tra le due possenti statue di leoni che tanto ricordano il nostro Duomo.
La mostra di Mirò un pò ci delude: c'è una grande calca, bisogna farsi spazio a fatica nelle sale piccole e anguste. Ci riposiamo nel cortile austero del Palazzo dei Diamanti; Agnese e Silvia si siedono in mezzo ai vialetti per giocare con la ghiaia.
Un genio ha dipinto degli scarabocchi con lo spray nero sulla vaschetta del cesso del museo, e poi ha firmato: Mirò. Solo gli esperti potranno dirci se è originale o è una bufala...
Troviamo posto al “Brindisi”, secondo il Guinness dei Primati l’enoteca più antica del mondo (sarà poi vero?): qui venivano a degustare i vini sapidi e sabbiosi della laguna l’Ariosto e il Tasso, persino Tiziano; al piano sopra, studiò Copernico. Io e Sandra (lo stesso fanno Achille e Cristina) ci dividiamo un menù turistico - caplaz alla zucca e la mitica e salatissima salama da sugo con purè - con un "rinforzino" di pasticcio di maccheroni al forno alla ferrarese. Nell’attesa dei succulenti piatti, divoriamo i cestini di pane ferrarese, un bigattone intrecciato con quattro punte, che lo scrittore Bacchelli (Il Mulino del Po? Boh…) ha definito il pane più buono del mondo.
E’ tutto “più qualcosa” del mondo, oggi…
Al Monastero di Sant'Antonio in Polesine, all’ombra di un glicine rigoglioso, il ciliegio secolare al centro della corte è piuttosto malconcio: di origine giapponese, è oggetto di venerazione da parte dei turisti nipponici. All'ingresso del complesso, regolamentato tramite un campanello, un'anziana suora di clausura ci accompagna nella visita agli affreschi della sala capitolare, di scuola giottiana. E' una donna assai minuta, e si muove leggera sulle sue grandi ciabatte di cuoio nero. L'aspetto è severo, quasi austero. Ripete la sua lezione in modo meccanico, con sguardo assente e con un tono metallico e monocorde; tuttavia, in alcuni momenti si scioglie e quasi emoziona, nel raccontarci la delicatezza e la sensibilità dell'ignoto pittore medievale nel tratteggiare i contorni del viso sereno di Cristo, mentre sale la scala che lo porterà sulla croce.
Nei dintorni della Certosa cinquecentesca, in pieno centro storico, è tutt'oggi funzionante un'azienda agricola che coltiva diversi ettari di terreno con metodi biologici: è una grande porzione di città che il Comune, nel secondo dopoguerra, ha acquistato allo scopo di evitarne l'edificazione.
Leggiamo che si tratta di un caso unico in tutta Europa.
E’ anche “più qualcosa” d’Europa, quindi.
In ogni caso, chapeau. Davvero.
Per non parlare dell'ormai celebre Parco delle Mura: un invidiabile anello di oltre sette chilometri di piste ciclabili (ci sono distributori di bici comunali ovunque, a Ferrara), sentieri pedonali, parchi giochi, immersi in una ricca vegetazione e con suggestive vedute sulla cinta fortificata: con le debite proporzioni, un po’ come il Ring di Vienna. All’orizzonte, in un ennesimo grande parco a pochi passi dal centro, vediamo volare gli aquiloni, che qui sono molto diffusi (esiste anche un festival, anche se non famoso come il Busker’s…), e tante partite di pallone.
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8 commenti:
http://gastonemariotti.com/wp-photos/20071108-153549-1.jpg
http://tinyurl.com/64gwnn
Scusate la grettezza ma io di Ferrara ricordo in particolare ste cazzo di biciclette con il campanello costatemente attaccato a farci scansare dalla strada pedonale.
Spal Spal vaffanculo!!
da WIKIPEDIA
Il nucleo originale di quella che sarebbe poi divenuta la SPAL vide la luce nel 1907 per iniziativa di un sacerdote salesiano, Pietro Acerbis, all’epoca direttore dell’oratorio ferrarese di via Coperta: questi fondò un circolo religioso-culturale dal nome Ars et Labor che successivamente, un paio d’anni dopo, ad opera del nuovo direttore, divenne “Polisportivo Ars et Labor” e aggiunse alle attività artistiche anche quelle sportive, inizialmente atletica e ciclismo. I colori sociali adottati furono il bianco e l’azzurro, ovvero quelli dello stemma della congregazione dei Salesiani. La sezione calcistica fu istituita nel 1912, quando il ramo sportivo si staccò dall’oratorio e si costituì in “Società Polisportiva Ars et Labor”. Inizialmente la squadra di calcio fu conosciuta con il nome di Associazione Calcio Ferrara. Si dovette attendere il 1919 e la fine della Grande Guerra perché anche la sezione calcistica uniformasse il suo nome a quello di tutta la polisportiva. La prima partita di calcio ufficiale giocata con la denominazione attuale fu SPAL - Triestina 1-4, 16 giugno 1919.
Nel 1951 la Spal con Antonio Janni allenatore e Giovanni Emiliani capitano, vince il campionato di Serie B e torna di nuovo in serie A, per l’occasione inaugurando il suo nuovo stadio, il Comunale. La formazione di tipo di quell'anno è la seguente: Bertocchi, Guaita, Carlini; Emiliani, Macchi, Nesti; Trevisani, Colombi, Biagiotti, Bennike, Fontanesi. Oltre a loro, Dini, Patuelli e Rosignoli. Il quindicennio successivo vide la SPAL alla ribalta del calcio nazionale anche se nel 1954 venne costretta agli spareggi ma riuscì a salvarsi condannando il Palermo con le reti di Bernardin e Olivieri. Nel 1955, benché retocessa, venne ripescata per illecito sportivo di Udinese e Catania.
Il campionato 1959/60 è quello del miglio piazzamento in assoluto in Serie A, ovvero il quinto posto finale in classifica. Dopo che il campionato precedente si rivelò disastroso, Mazza ritenne indispensabile rinnovare profondamente la squadra. Cedette gli anziani Villa, Vitali, Dal Pos, Broccini, Lucchi e Toros, vendette gli emergenti Malatrasi e Rozzoni per acquistare il ventenne Micheli, Rossi, i debuttanti in Serie A Picchi e Balleri, l'esperto Ganzer, e i rientranti Novelli e Corelli. Dall'anno precedente conservò i soli Bozzao, Morbello, Maietti e Pandolfini. Acquistò inoltre Massei, ritenuto finito, oltre al terzo portiere dell'Inter Nobili. Il calciatore simbolo degli anni della serie A resta pertanto il fuoriclasse argentino Oscar Massei che resterà ininterrottamente a Ferrara per ben 9 stagioni consecutive. Quindi la Spal, cotro ogni pronostico, arrivò quinta in Serie A - a pari merito con Padova e Bologna - che fu, come detto, il suo miglior piazzamento e risultando nella Classifica finale dietro solamente alla Juventus campione d’Italia, alla Fiorentina, al Milan e l’Inter: il dato è significativo, perché si trattava delle quattro squadre che vinsero tutti gli scudetti del decennio precedente. La Spal arrivò quinta con la seguente formazione tipo: Nobili (Maietti), Picchi, Balleri; Ganzer, Bozzao, Micheli; Novelli, Corelli, Rossi, Massei, Morbello. Oltre a loro Catalani, Trentini, Cecchi, Balloni e Pandolfini. L'allenatore fu Fioravante Baldi e il miglior cannoniere della Spal risultò Egidio Morbello con 12 reti in 33 partite giocate.
Nel 1963 dopo che la Spal raggiunge un ottimo ottavo posto avviene, tra l’altro, una svolta storica: il vecchio disegno delle maglie a tinta unita azzurra con bordi bianchi lasciò il posto a quello a strisce verticali. Dopo tredici anni consecutivi la Spal retrocede in Serie B nel 1964. Un campionato di serie B nel 1964/65 ed un terzo posto che valse una nuova promozione in Serie A con una squadra composta da Bruschini, Olivieri, Bozzao; Bertuccioli, Ranzani, Frascoli; Crippa, Bagnoli, Cavalito, Massei, Muzio. Altri giocatori schierati furono Cantagallo, Cervato, Riva, Balleri, Pasetti, De Bernardi, Fochesato, Novelli, Pasetti, Pezzato, Bellei e soprattutto il giovanissimo Fabio Capello, allenatore era Francesco Petagna. Dopo il ritorno in Serie A, dove rimase per altre tre stagioni, la SPAL retrocesse definitivamente nel 1968 e da quel campionato non sarebbe mai più tornata nella massima serie. Dopo la serie B arrivò addirittura la serie C nel 1969 in uno sfortunatissimo campionato dove Alberto Orlando, su cui poggiavano le speranze di riscossa, si infortunò e giocò solo 6 partite senza realizzare nemmeno una rete.
Nel 1990 l'onta di quello che si ritiene il peggior risultato sportivo della SPAL, ovvero il decimo posto nel campionato di C2 ma viene addirittura superato dal tredicesimo del 2006. Sempre nel 1990 la società fu rilevata da Giovanni Donigaglia, presidente di una cooperativa di costruzioni del Ferrarese, e in due stagioni fece il doppio salto dalla C2 alla C1 e da questa alla Serie B con il ritorno di Giovan Battista Fabbri come allenatore e Giancesare Discepoli come preparatore atletico, anche se la squadra non era attrezzata al meglio per la serie cadetta, tanto che retrocesse subito. Dopo aver ceduto la società a Vanni Guzzinati nel 1996, Donigaglia ne riassunse la presidenza nel 1997 a seguito del campionato disastroso disputato dalla squadra, che culminò con la retrocessione in C2. L’allenatore De Biasi riportò subito la squadra in C1 e, nel 1999, la condusse alla vittoria della Coppa Italia Serie C. Il giocatore più interessante proveniente dalle file della SPAL di quel periodo fu certamente Sergio Pellissier, attualmente in forza al Chievo. Dopo alcuni tentativi falliti di scalata alla serie B e rovesci finanziari, nel 2005 la società fu dichiarata fallita dal tribunale e la squadra esclusa dal campionato di serie C1. Utilizzando la facoltà prevista dal cosiddetto “Lodo Petrucci”, fu costituita la Società Polisportiva Ars et Labor 1907, che della vecchia SPAL prese il titolo sportivo. La squadra fu iscritta al campionato di serie C2 2005/06, categoria nella quale milita attualmente.
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