sabato 28 febbraio 2009


Sono da sempre un convinto sostenitore delle cover.
Qualcuno le snobba e le considera materiale di serie B, mentre a a mio giudizio in qualche caso possono aggiungere valore artistico all’originale, se non addirittura superarlo e diventare esse stesse un classico: si pensi, ad esempio, alla All allong the watchtower di Hendrix, alla Gloria di Patti Smith, alla Sweet Jane dei Cowboy Junkies e alla Hallelujah di Jeff Buckley.
La recente uscita di “Heroes”, terzo album di cover realizzato dalla fondazione War Child, attiva nella beneficenza e in campagne per i bambini vittime della guerra, è una ghiotta occasione per ascoltare una quindicina di artisti della nuova generazione reinterpretare i brani dei loro maestri.
Con risultati altalenanti.
Tra gli esperimenti più riusciti, gli Elbow che se la cavano egregiamente con l’immensa Running to stand still (leggi: quando gli U2 erano veramente grandi), gli Hot Chip che rileggono Transmission in chiave elettro-dance (e sembrano i Kraftwerk), gli Scissor Sisters che si divertono con il glam-rock britannico seventies di Do The Strand dei Roxy Music, Rufus Wainwright alle prese con un pezzo dall’ormai mitico album fantasma dei Beach Boys e lo strano binomio Lily Allen-Mick Jones (ex-Clash) per una versione languida e rilassata di Straight to hell.
Oneste, e poco piu’, le interpretazioni di Beck, che opta in apertura un blues superclassico del Dylan di “Blonde on Blonde”, degli Hold Steady (Atlantic City, da “Nebraska”), degli Yeah Yeah Yeah (con la scelta naturale dei Ramones) e dei Franz Ferdinand che si misurano dal vivo con i Blondie.
Tra i più deboli, una fiacca Victoria da parte dei Kooks (ma qui dovevano misurarsi non solo con il brano dei Kinks ma anche con la notevole versione dei Fall di Mark E. Smith), una Heroes maltrattata in chiave metal dai solitamente ottimi Tv on the Radio, oltre a una versione di Search and Destroys ad opera di Peaches, per la quale Iggy Pop potrebbe chiedere persino i danni…

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