domenica 15 giugno 2008

MUNICH BLUES, 07

- Oh oh, figa! Si!! Questa me la scrivo!, - e mi prende il lobo con le dita.
Non siamo neanche a Brescia e il Grande Gemello ha già in mano quella cazzo di moleskine riciclata e si annota tutto ciò che succede. Uno come me, che parte per un addio al celibato, parte già con qualche pensiero e spera: - Cazzo, adesso mi rilasso un po’ con questa cialtronesca banda di diversamente sessuali, - e invece no! C’è il Grande Gemello che rompe il cazzo!
E oltretutto quando dici qualcosa che magari gli sfugge, ecco che arriva il "Numar Vòn" (nel senso di Uno in caorsano, perché in genere il "Numar Dù" è il suo interlocutore) che da dietro ti prende il collo o le orecchie ed esclama “T’è propria un cuciu cuciu!” o “T’è propria un Galassi!”.
Nel suo strano idioma mi sta praticamente dando del coglione e allora il nervosismo monta, sento le mani che prudono, cerco affannosamente un capro espiatorio, perché, ammettiamolo, il "Numar Vòn" è troppo grosso, e allora mi giro verso la terza fila, vedo Vinnie che per la terza gita consecutiva sfoggia la stessa maglia Winston che gli ho regalato, perché è una tigna bastarda, e penso: - Cazzo non spende mai un uno!, - vedo il suo sguardo sornione, un po’ lascivo e allora ci siamo, ho i giusti pretesti! Parto! Gli sferro un colpo allo stomaco, lui reagisce scomposto e urta Paulette. Paulette che non aspettava altro e allora lo colpisce duro. Si crea una nuvola dalla quale escono urla e pugni chiusi.
La girandola di platte e colpi bassi è violentissima, ma dopo qualche istante tutto si placa, Beddie lo svizzero è riuscito ancora una volta a mantenere la sua neutralità e uscirne illeso, purtroppo.
Mi giro per ricompormi sul sedile e vedo CJ che cerca di non farsi notare mentre scrive le ultime fasi del tafferuglio.
Bene, penso, comunque adesso sto meglio.
Guardo davanti e vedo il Grosso e il Piccoletto che si danno il cinque perché grazie alla tecnologia hanno evitato una coda di un chilometro facendo una deviazione di dieci chilometri su strada normale.
Nessuno me lo leva dalla testa, ìen dù cùlatòn.

(Steve)

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