Dicembre, è tempo di
ripescaggi.
In prima fila segnaliamo
la sesta fatica dei Mum, dall’Islanda, noti per la bizzarria degli
arrangiamenti, un mix ben amalgamato tra tecnologia digitale e strumenti tradizionali,
alcuni recuperati alle fiere locali del vintage.
La loro è una musica
eterea e fiabesca, quasi in sospensione, una psichedelia caleidoscopica ma
misurata come solo dei gentili ragazzi del Nord Europa possono immaginare. Il
singolo “Tootwheels”, che apre l’album, non può mancare nelle compilation di
fine anno, ma tutta la raccolta è di alto livello: fanno meglio anche dei
conterranei Sigur Ros, che con “Kveivur” confermano i segnali di stanchezza
degli ultimi tempi.
Altra band sperimentale e
assai interessante, i These New Puritans arrivano da Southend-on-Sea,
Inghilterra, e sono costituiti dai gemelli Barnett e da Thomas Hein (Sophie Sleigh-Johnson
ha recentemente abbandonato il gruppo). Il loro terzo album è
lontanissimo dalla nu-wave degli esordi: il loro è un meraviglioso post-rock
espressionista e quasi dark, vicino alle atmosfere della prima 4AD, con
orchestrazioni raffinate e minimali. “Fragment Two” e “V (Island Song)”
le gemme assolute dell’album.
Ultima segnalazione del
2013, prima del consueto pagellone di fine anno (prossimamente su questi
schermi), è per i bolognesi Massimo Volume, che a distanza di ormai vent’anni
dalle prime folgoranti poesie in musica riescono ancora a stupire e a
emozionare con “Aspettando i barbari”.
Le
liriche di Clementi sono di alto livello – “Ora che la sera/Accorcia le ombre/Noi
ci ritiriamo/E di fronte allo specchio/Come spose/Ci acconciamo/In onore dei
barbari” – manifesto doloroso e impietoso di un tempo inquieto come il nostro.
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