venerdì 13 dicembre 2013

IL WINEBAR DEI MORTI

Situato all'angolo tra via Astorri e via Ghittoni, nelle vicinanze dell'obitorio, questo locale è aperto solo dalle 3.00 alle 5.00 del mattino ed è frequentato da persone morte. Gli avventori vi si recano in genere per l'ultimo bicchiere prima del loro funerale o commiato. Non possono invitare amici o parenti e devono accontentarsi di brindare con quelli che sono spirati nella loro stessa giornata. Anche chi non può pagare, può entrare e bere un bicchiere (di quello sfuso) o leggere un giornale; se piove, il cliente può prendere in prestito un ombrello per non più di 15 min. 
No telefono, no fax, no mail. Si sconsiglia di rivolgersi al medium Carmelo. Per maggiori informazioni clicca qui 
Il Winebar dei Morti esiste dal 1831, proprio come il Caffè Pedrocchi di Padova. 
Arredato con mobili in arte povera, sembra una tipica vecchia osteria, dove girano pochi soldi e l'aria è molto viziata. In passato, qualche essere vivente – ovvero qualcuno che non aveva varcato completamente la soglia tra la vita e la morte – riuscì a entrare in questa enoteca, fissandone alcuni particolari e tentandone in qualche caso una descrizione. Esistono infatti alcune testimonianze, conservate in una zona al momento non accessibile della Biblioteca Passerini Landi, in cui si parla genericamente dell'enoteca del trapasso o del bar dei defunti. Ne hanno parlato il drammaturgo francese Victorien Sardou, lo storico russo Michail Petrovic Pogodin e, in tempi più recenti, lo storico e ricercatore italiano Gerardo Bamonte. Persino il conduttore televisivo Cino Tortorella, meglio noto come Mago Zurlì. Infine, sembra che l'idea di un bar dei morti sia stata presa in considerazione dagli autori del fumetto Dylan Dog, ma per il momento non è stato realizzato un racconto specifico sul tema. 
Pochi sono a conoscenza del fatto che un' ampia descrizione dell'enoteca dei morti sia stata fornita da Anselmo Piacentini, un attore e cantante che nel 2009 rimase per quasi un mese in coma profondo. Costui, che negli anni Settanta e Ottanta faceva l'animatore di feste pubbliche e private nei territori di Piacenza, Pavia e Cremona (dove era considerato il sosia di Ugo Tognazzi), ebbe modo di raccontare più volte la sua incredibile esperienza, ma il pubblico pensò sempre a una invenzione per strappare qualche applauso supplementare. Dispiaciuto di non essere creduto, Piacentini rinunciò a parlarne durante i suoi spettacoli, ma in occasione della sua morte, avvenuta nel settembre del 2011, diede ancora una prova dell'esistenza di questo locale. L'artista morì improvvisamente durante un'esibizione di karaoke e il medico che aveva redatto il certificato di morte, dopo aver ricevuto alcune lettere anonime, tormentato dal dubbio, chiese alla magistratura la riesumazione della salma, temendo che il vero motivo del decesso fosse legato a una forma di avvelenamento. L'autopsia confermò invece l'arresto cardiaco, ma una piccola stranezza fu rilevata: in un angolo della bara fu trovato un bicchiere di vetro contenente ancora tracce di ortrugo: un fatto che rimase senza spiegazione. 
Un paio di esercizi pubblici di via Campagna sono stati soprannominati bar o caffè “dei morti”. Si tratta di forme dispregiative, tese a sottolineare l'avidità dei proprietari che approfittano dei funerali per rimpolpare i loro guadagni. Questi locali non hanno niente a che vedere con il vero Winebar dei Morti, da sempre al numero civico 2 di via Astorri.
Nota: 
su Anselmo Piacentini vedi: a cura di G.Dadati e G.B.Menzani, “Dizionario Biografico Fantastico dei Piacentini Illustri”, ed. Codex 10, Piacenza, 2012
Brunello Buonocore porta il nome di un prezioso vino toscano da lui assaggiato solo pochissime volte e un cognome tipico napoletano, pur non avendo alcun parente in quella città. La sua produzione letteraria varia tra il serio e il faceto, ma quasi tutti gli consigliano di insistere su questa seconda caratteristica. Lavora da molti anni nell’ambito del sociale, dal quale coglie molti spunti per i suoi racconti, guardandosi bene dal riportare fino in fondo fatti realmente accaduti, che sembrerebbero al lettore assolutamente esagerati. È veramente laureato in Scienze Politiche, è realmente sposato e padre di due figli, gioca regolarmente a calcetto. Tempo fa il diavolo, travestito da incaricato dell’Olio Vezze, con la scusa di sottoporlo a un’indagine di mercato, ha cercato di comprargli l’anima, ma la trattativa non è andata in porto.

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