Situato all'angolo tra via Astorri e via Ghittoni, nelle vicinanze
dell'obitorio, questo locale è aperto solo dalle 3.00 alle 5.00 del
mattino ed è frequentato da persone morte. Gli avventori vi si recano in
genere per l'ultimo bicchiere prima del loro funerale o commiato. Non
possono invitare amici o parenti e devono accontentarsi di brindare con
quelli che sono spirati nella loro stessa giornata. Anche chi non può
pagare, può entrare e bere un bicchiere (di quello sfuso) o leggere un
giornale; se piove, il cliente può prendere in prestito un ombrello per
non più di 15 min.
No telefono, no fax, no mail. Si sconsiglia di rivolgersi al medium Carmelo. Per maggiori informazioni clicca qui
Il Winebar dei Morti esiste dal 1831, proprio come il Caffè Pedrocchi di Padova.
Arredato con mobili in arte povera, sembra una tipica vecchia
osteria, dove girano pochi soldi e l'aria è molto viziata. In passato,
qualche essere vivente – ovvero qualcuno che non aveva varcato
completamente la soglia tra la vita e la morte – riuscì a entrare in
questa enoteca, fissandone alcuni particolari e tentandone in qualche
caso una descrizione. Esistono infatti alcune testimonianze, conservate
in una zona al momento non accessibile della Biblioteca Passerini Landi,
in cui si parla genericamente dell'enoteca del trapasso o del bar dei
defunti. Ne hanno parlato il drammaturgo francese Victorien Sardou, lo
storico russo Michail Petrovic Pogodin e, in tempi più recenti, lo
storico e ricercatore italiano Gerardo Bamonte. Persino il conduttore
televisivo Cino Tortorella, meglio noto come Mago Zurlì. Infine, sembra
che l'idea di un bar dei morti sia stata presa in considerazione dagli
autori del fumetto Dylan Dog, ma per il momento non è stato realizzato
un racconto specifico sul tema.
Pochi sono a conoscenza del fatto che un' ampia descrizione
dell'enoteca dei morti sia stata fornita da Anselmo Piacentini, un
attore e cantante che nel 2009 rimase per quasi un mese in coma
profondo. Costui, che negli anni Settanta e Ottanta faceva l'animatore
di feste pubbliche e private nei territori di Piacenza, Pavia e Cremona
(dove era considerato il sosia di Ugo Tognazzi), ebbe modo di raccontare
più volte la sua incredibile esperienza, ma il pubblico pensò sempre a
una invenzione per strappare qualche applauso supplementare. Dispiaciuto
di non essere creduto, Piacentini rinunciò a parlarne durante i suoi
spettacoli, ma in occasione della sua morte, avvenuta nel settembre del
2011, diede ancora una prova dell'esistenza di questo locale. L'artista
morì improvvisamente durante un'esibizione di karaoke e il medico che
aveva redatto il certificato di morte, dopo aver ricevuto alcune lettere
anonime, tormentato dal dubbio, chiese alla magistratura la
riesumazione della salma, temendo che il vero motivo del decesso fosse
legato a una forma di avvelenamento. L'autopsia confermò invece
l'arresto cardiaco, ma una piccola stranezza fu rilevata: in un angolo
della bara fu trovato un bicchiere di vetro contenente ancora tracce di
ortrugo: un fatto che rimase senza spiegazione.
Un paio di esercizi pubblici di via Campagna sono stati
soprannominati bar o caffè “dei morti”. Si tratta di forme
dispregiative, tese a sottolineare l'avidità dei proprietari che
approfittano dei funerali per rimpolpare i loro guadagni. Questi locali
non hanno niente a che vedere con il vero Winebar dei Morti, da sempre
al numero civico 2 di via Astorri.
Nota:
su Anselmo Piacentini vedi: a cura di G.Dadati e G.B.Menzani,
“Dizionario Biografico Fantastico dei Piacentini Illustri”, ed. Codex
10, Piacenza, 2012
Brunello Buonocore porta il nome di un prezioso vino toscano
da lui assaggiato solo pochissime volte e un cognome tipico napoletano,
pur non avendo alcun parente in quella città. La sua produzione
letteraria varia tra il serio e il faceto, ma quasi tutti gli
consigliano di insistere su questa seconda caratteristica. Lavora da
molti anni nell’ambito del sociale, dal quale coglie molti spunti per i
suoi racconti, guardandosi bene dal riportare fino in fondo fatti
realmente accaduti, che sembrerebbero al lettore assolutamente
esagerati. È veramente laureato in Scienze Politiche, è realmente
sposato e padre di due figli, gioca regolarmente a calcetto. Tempo fa il
diavolo, travestito da incaricato dell’Olio Vezze, con la scusa di
sottoporlo a un’indagine di mercato, ha cercato di comprargli l’anima,
ma la trattativa non è andata in porto.
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