(da "Il Fatto quotidiano". edizione online, 01.12.2013)
Monumentale, mozzafiato, denso, caleidoscopico. Questo e molto altro è
Sunnyside, il voluminoso romanzo dello scrittore statunitense Glen
David Gold (tradotto da Daniela Liucci e pubblicato in Italia da
LiberAria). Il libro si apre su una fredda giornata d’inverno del 1916:
una come molte altre, se non fosse che in questa il famoso attore Charlie Chaplin
viene avvistato in più di ottocento posti simultaneamente. La
successiva e straordinaria delusione collettiva, suscitata dalla
scoperta che si tratta solo di presunte, dunque false, apparizioni,
legherà per sempre il destino di tre uomini ignoti l’uno all’altro:
Leland Wheeler, il figlio dell’ultima (e peggiore) star del Wild West,
che scoprirà un amore inaspettato sui campi di battaglia francesi; Hugo
Black, arruolato per combattere sotto il comando del generale Edmund
Ironside nella spedizione senza speranza contro i bolscevichi; infine lo
stesso Chaplin, che sarà alle prese con una serie di infinite
complicazioni: i magnati degli studios che metteranno in dubbio il suo
patriottismo, il suo cuore irrequieto e, cosa ancor più minacciosa, la
propria madre. La narrazione di Glen David Gold è ricca
e vasta, tanto quanto l’ambientazione e l’elenco dei personaggi sono
arricchiti da una lista strabiliante di persone vere e inventate: Mary
Pickford, Douglas Fairbanks, Adolph Zukor, la prima moglie bambina di
Chaplin, una scout ladra, il segretario del tesoro, uno studioso di
cinema innamorato, tre principesse russe, una quantità industriale di
fan e perfino il famoso cane Rin Tin Tin. Leggero ma sempre intenso,
coinvolgente nella trama e strabiliante nello stile, Sunnyside è
un romanzo ammaliante che ci racconta i sogni, l’ambizione e l’alba
dell’epoca moderna.
Sempre per LiberAria è uscito un testo, evocativo e
intenso, dell’architetto piacentino Giovanni Battista Menzani: L’odore della plastica bruciata.
Tredici racconti conditi di humor allucinato e grottesco. Un’immensa
periferia globale e stereotipata fatta di svincoli autostradali,
capannoni prefabbricati, outlet di cartapesta e cartelloni pubblicitari.
Un paesaggio scorticato, popolato da persone disilluse, incattivite,
apparentemente senza prospettive in un contesto sociale caratterizzato
da una pesante crisi economica. Cartoline dall’inferno
spedite ai lettori. Un’Italia letta e scritta attraverso una lente di
ingrandimento deformante dove gli unici sentimenti ancora possibili sono
la paura e la conseguente rassegnazione alla pena di vivere in un mondo
votato all’eccesso e privo della quotidianità rassicurante ormai
ingoiata dai nuovi mostri: esseri senza ribellione e senza via di fuga.
Uno stile secco e diretto, senza fronzoli quello di Nuccio Franco, autore de Il sogno di Safiyya (Arkadia Editore), romanzo che nasce fra le ceneri della Bosnia violentata dalla guerra fratricida
per giungere fino al villaggio di Nevè Shalom, un’oasi di pace dove
musulmani, ebrei e cristiani convivono in perfetta armonia. Il libro
narra la storia del reporter Jan, nella mente esso ha il sorriso di
Youssuf e gli occhi della figlia Safiyya, che ha lasciato in Italia
prima di partire come cronista. Tornato dai Balcani, abbandonato lo
scenario truculento di Sarajevo, Jan deciderà di dare una svolta alla
sua vita e convincere Safiyya a seguirlo alla ricerca di una terra in
cui ogni essere umano è uguale, dove non si muore perché si appartiene
alla fede sbagliata o si possiede un colore di pelle diverso.
Portato sul grande schermo da John Krokidas con il titolo Giovani ribelli-Kill your darlings, è stata pubblicato dal Saggiatore l’opera che ha ispirato il film, Bloodsong,
di Allen Ginsberg (a cura di James Grauerholz). Nel 1943 alla Columbia
University di New York nacque fra tre giovani un’amicizia che avrebbe
dato vita al cuore del movimento beat: in quell’anno Allen Ginsberg, Jack Kerouac e William Burroughs
frequentavano l’istituto insieme a Lucien Carr, lo studente che li
aveva fatti incontrare. Allievo eccezionale dalla mente fertile,
sognatore e amante della notte, Carr era il collante che teneva insieme i
tre giovani artisti. L’anno successivo Carr venne accusato
dell’omicidio di David Kammerer, amico di infanzia di Burroughs e
rampollo di una ricca famiglia di St. Louis. Questo omicidio, per il
quale Kerouac e Burroughs furono arrestati come testimoni e possibili
complici, colpì terribilmente l’immaginazione di Ginsberg, che decise di
trarne un romanzo, Bloodsong, rimasto incompiuto. Questo volume
raccoglie una scelta di brani dai diari giovanili di Ginsberg,
soffermandosi in particolare sul suo rapporto con Carr, sull’omicidio e
sulle conseguenze che questo ebbe sui frammenti dell’opera incompiuta.
Può
una religione diventare fonte di odio e di morte? Esiste, tra le varie
fedi della terra, una più propensa rispetto ad altre a connotarsi in
maniera fondamentalista? Se lo chiede, e cerca di rispondere, lo
psicologo Christian Zanon in un saggio di facile e veloce lettura, Fondamentalismi.
Le chiavi psicologiche per capire l’integralismo religioso (Arkadia
Editore). L’autore prende in esame le più grandi religioni del pianeta
interpretandole dal punto di vista psicologico per comprendere quali
siano i meccanismi di trasformazione e come un messaggio, che dovrebbe
essere di pace e amore, possa deviare dal suo cammino e produrre effetti
a volte devastanti. Basandosi sulle vicende internazionali degli ultimi
decenni, prendendo spunto dalle lunghe interviste con esponenti di
diversa matrice religiosa, Zanon ricostruisce un quadro lineare ed
esaustivo, arrivando alla conclusione che nessuna fede, di per sé, è
fondamentalista. Sono gli uomini che vi aderiscono a determinarne
sempre, per i più svariati motivi, le derive che conducono a massacri,
guerre, attentati, discriminazioni, persecuzioni.
Di solito non mi occupo di poesia, ma Mattanza dell’incanto (Marco Saya Editore), di Nicola Vacca,
una delle voci più originali, attente, indipendenti e coraggiose del
panorama intellettuale italiano, va oltre il lirismo per imporsi al
lettore come uno spaccato onesto e limpido della condizione attuale del
Belpaese. Poesia civile di chiara indignazione
ideologica e culturale quella dello scrittore, critico letterario e
opinionista gioiese. Nella prefazione, Gian Ruggero Manzoni scrive:
“Nicola Vacca indica, in questo suo ultimo libro, oltre che le cause,
anche i possibili effetti del crollo, affidandosi alla poesia, la quale
ritorna a diventare ‘metodo sociale di lotta’ al fine di sensibilizzare
(accusare) poi di spronare una possibile reazione a uno stato, non
accettato, putrescente e cancrenoso”. Un antidoto al nichilismo, una
scossa per i sensi e per le atrofizzazioni mentali che investono
tutti. “Il mondo brucia / anche se non ci sono fuochi / che accendono
l’oscurità”. Da leggere e rileggere.
(Lorenzo Mazzoni)
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