Situata sulla sommità del Monte Osero, a mt 1308 slm, la Lanterna
di Bettola è un autentico faro, risalente al 1800 circa, alto 75 metri,
oltre alla lanterna vera e propria; la struttura ha base quadrata e lato
di 7 metri; all’altezza di 5, tre piccoli gradini riducono la
dimensione del monumento fino all’inizio della parte conica, che parte
con un diametro di 5,80 metri e arriva alla sommità, con un diametro di
2,70 metri. Il faro vero e proprio ha un’altezza di 3 metri.
Monumento architettonico di pregio, il faro mostra, nella prima
parte del cono, gli altorilievi delle tre caravelle di Colombo, e sulla
base 4 bassorilievi che narrano le fasi salienti della sua vita. Il più
famoso, visibile in foto anche nella pagina facebook del faro -
www.facebook.com/faro.bettola - narra la vicenda del giovanissimo
Cristoforo nella sua casa natale nella Torre Medievale di Pradello.
Da sempre vicini per tradizioni e contiguità geografica alla
Liguria, con la quale in passato, attraverso la famosa via di Genova, i
mercanti scambiavano grano e olio, i bettolesi costruirono il Faro per
dare ai viaggiatori per terra e per mare un punto di riferimento che
fosse visibile da lontano e segnalasse a tutti la loro cittadina. Posto
sulla sommità del Monte Osero, il faro era ed è tuttora raggiungibile da
parte dei custodi, si dice discendenti in linea femminile della
famiglia di Colombo, attraverso un sistema di tunnel e gallerie.
L’aspetto attuale del faro, frutto di ripetuti abbellimenti e
restauri, costituisce un’ulteriore manifestazione dell’attaccamento dei
bettolesi al famoso navigatore.
Con una sistema di illuminazione moderno, basato sulla luce
crepuscolare, oltre che azionato direttamente dal custode, il faro è
attualmente costituito da lampade elettriche e con motorizzazione
dell’ottica; un tempo alimentato da un generatore diesel, oggi funziona
anche grazie all’energia eolica e ad accumulatori fotovoltaici. Una luce
fissa ad alta intensità emette brevi lampi luminosi omnidirezionali;
caratteristica e periodo sono stati concordati con il Comando di zona di
La Spezia.
La colorazione esterna del faro riprende il turchese e il verde
dello stemma di Bettola, mentre altorilievi e bassorilievi sono in marmo
bianco. Le luci intermittenti funzionano sia di notte sia di giorno, e
un vero guardiano, con cappellino da marinaio, pipa e scarponi da
montanaro, controlla che navi e altri mezzi – si racconta che negli anni
in cui fu in uso, anche la Littorina utilizzasse il faro come
riferimento – non perdano la rotta e assiste chi per caso giunge da lui
offrendo prodotti tipici locali e un boccale di birra: da sempre nel
faro si può gustare la birra prodotta dal Birrificio di Bobbio [cfr. in
merito la voce omonima]. Oggi il ruolo del guardiano del faro è
ricoperto da un eccentrico bettolese in pensione. Grazie all’iniziativa
del suo predecessore, oltre a regolari visite guidate del monumento ogni
seconda domenica del mese si organizzano simulazioni della vita del
Guardiano, con azionamento manuale della lanterna e relativa
manutenzione e visite nelle gallerie che dal faro conducono al paese,
principalmente per bambini, ma anche per gruppi di ogni età.
Preso da modello dal famoso scrittore romano dei lucchetti per uno
dei suoi ultimi romanzi e successivamente utilizzato come location per
alcune scene del film tratto dal romanzo stesso, il faro non è stato
citato nei titoli di coda a causa del rifiuto da parte del Birrificio di
Bobbio, fornitore unico della birra offerta nel faro, e del più famoso
distributore di carburante di Bettola di contribuire alla
sponsorizzazione del film stesso.
Barbara Tagliaferri è nata il giorno dell’attraversamento del Rubicone da parte di Annibale, prima nata in città di una stirpe di nati in campagna. Ama la provincia di Piacenza perché ci è nata e la sente casa sua, ha un affetto speciale per la val Trebbia, perché è da lì che trae le sue origini, ed è felice quando cammina per le vie del suo quartiere con il suo adorato Tobia: lì, certi giardini, all’interno di piccoli complessi di case una volta popolari, per lei sono meglio di Notting Hill per Julia Roberts. Campionessa di briscola in cinque ai tempi del liceo, nuota sin da piccola, ma senza aver mai neanche pensato di applicarsi da un punto di vista agonistico, e ama la pallavolo femminile, che segue in veste di tifosa appassionata. Ama leggere e ogni tanto scrive. Vorrebbe riuscire a finire un romanzo iniziato alla Bottega di Narrazione, nel lontano 2011. Tutte le circostanze sono sinora state sfavorevoli, ma il vento sta cambiando.
Barbara Tagliaferri è nata il giorno dell’attraversamento del Rubicone da parte di Annibale, prima nata in città di una stirpe di nati in campagna. Ama la provincia di Piacenza perché ci è nata e la sente casa sua, ha un affetto speciale per la val Trebbia, perché è da lì che trae le sue origini, ed è felice quando cammina per le vie del suo quartiere con il suo adorato Tobia: lì, certi giardini, all’interno di piccoli complessi di case una volta popolari, per lei sono meglio di Notting Hill per Julia Roberts. Campionessa di briscola in cinque ai tempi del liceo, nuota sin da piccola, ma senza aver mai neanche pensato di applicarsi da un punto di vista agonistico, e ama la pallavolo femminile, che segue in veste di tifosa appassionata. Ama leggere e ogni tanto scrive. Vorrebbe riuscire a finire un romanzo iniziato alla Bottega di Narrazione, nel lontano 2011. Tutte le circostanze sono sinora state sfavorevoli, ma il vento sta cambiando.
Nessun commento:
Posta un commento